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Barilla e il cibo sostenibile per non mangiarsi il pianeta

Presentato da Guido Barilla "Eating Planet. Food and Sustainability: Building our Future"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
barilla

Un momento dell'evento con Guido Barilla (primo a sinistra) al ristorante Barilla di Herald Square, a Manhattan

Time: 3 mins read

Una delle sfide più importanti per il nostro futuro e per la nostra sopravvivenza come specie è legata all’alimentazione. Ma ad un’alimentazione che sia anche sostenibile, cioè possibile nei limiti ecologici del pianeta di cui siamo parte.

La questione di un’alimentazione sostenibile è da tempo al centro degli sforzi della Barilla, il gigante gastronomico italiano il cui modello industriale va oltre gli obiettivi puramente di mercato, come dimostra la seconda edizione della versione inglese del libro “Eating Planet. Cibo e Sostenibilità: costruire il nostro futuro” edito dalla fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN, 2015) e presentato recentemente in versione inglese anche a New York nel ristorante Barilla di Herald Square, a Manhattan.

La presentazione, alla quale è intervenuto Guido Barilla, presidente della BCFN, è avvenuta di fronte ad un pubblico composto da esperti di alimentazione e agricoltura e di giornalisti italiani e americani.

Guido Barilla ha enfatizzato l’importanza dell’informazione per trovare soluzioni ai tre problemi principali delineati nel libro: spreco, abuso di risorse naturali e la paradossale coesistenza di malnutrizione e di obesità, un problema, quest’ultimo, particolarmente grave qui negli Stati Uniti.

“Il cibo e l’alimentazione sono questioni che occuperanno un ruolo centrale in futuro nel dibattito sulla sostenibilità” ha detto Barilla aggiungendo che: “Le scelte che faremo nei prossimi anni decideranno il futuro del pianeta”.

Barilla ha già deciso di fare la sua parte nel campo della responsabilità ambientale e alimentare riducendo il contenuto di zuccheri e grassi nei suoi prodotti e implementando sistemi di lavorazione che hanno ridotto drasticamente l’utilizzo di acqua.

Ma se da una parte l’azienda italiana non ha esitato a prendere iniziative concrete, resta il fatto che gli sforzi di un singolo produttore da soli non possono essere sufficienti a garantire una virtuosa inversione di tendenza senza che entri in gioco la consapevolezza del problema da parte dell’opinione pubblica. E proprio in virtù di ciò, il libro propone soluzioni concrete come l’idea della doppia piramide alimentare che mostri non solo gli aspetti nutritivi dei cibi ma anche l’impatto ambientale determinato dalla loro produzione e dal loro consumo.

Danielle Nierenberg, presidente di Food Tank, un’organizzazione non profit che si dedica alla lotta all’obesità e alla povertà utilizzando modelli operativi sostenibili, ha individuato alcuni elementi imprescindibili in questo sforzo: la prevenzione degli sprechi, la tutela del suolo e la valorizzazione del ruolo e della funzione delle donne. “Le donne impegnate nell’agricoltura rappresentano circa il 43% del sistema mondiale – ha detto la Nierenberg – ma non hanno accesso alle stesse risorse degli uomini”.

Affrontando più specificamente la questione degli sperperi inutili ha poi aggiunto: “Prevenire lo spreco di cibo è facile e costa poco” e, forse alludendo ad un passato neanche troppo remoto in cui la necessità imponeva la virtù della parsimonia e dell’uso di ogni sostanza commestibile, la Nierenberg ha esortato i presenti a rivalutare l’importanza delle “competenze culinarie”.

barilla giornalisti
I giornalisti intervenuti al ristorante Barilla

In un dibattito di questo genere non poteva mancare David Katz, presidente dell’American College of Lifestyle Medicine dell’Università di Yale ed esperto di nutrizione. “L’America ha inventato i cibi-spazzatura – ha dichiarato Katz mettendo in luce i paradossi e le contraddizioni della cultura alimentare americana aggiungendo – Siamo arrivati persino a creare junk-food senza glutine”. Ma accanto a questo atto di accusa nei confronti della grande produzione industriale alimentare americana, Katz ha dichiarato la sua insofferenza anche per il fenomeno opposto del “radicalismo alimentare” scherzando sulle lotte in strada tra “gang rivali di vegani e seguaci della paleo-dieta”. “L’importante è mangiare quello che si vuole. Se il cibo è di buona qualità anche il suo valore nutritivo ne risulterà adeguato” ha concluso Katz mettendo in evidenza l’interdipendenza tra “longevità e vita equilibrata”, due fattori che si ritrovano nello stile di vita e nella dieta mediterranea e che, stando alle conclusioni di Eating Planet, restano due fattori fondamentali per ottenere di una vita sana e l’obiettivo di un’alimentazione sostenibile dal punto di vista ambientale.

L’ultima parola è tornata al patron, Guido Barilla che si è congedato dai presenti dichiarando che “L’alimentazione è una questione molto seria. Siamo in contatto con il cibo varie volte nel corso della giornata ma l’alimentazione ha a che fare anche con ogni decisione che prendiamo”.

E infatti, quando poi siamo capitati in fila per il buffet, mentre ci stavamo facendo prendere dalla foga del ricco menù offerto, Barilla, che ci stava proprio accanto, ci ha sussurrato: “Ovviamente il segreto per una sana alimentazione sta soprattuto nella quantità moderata di cibo. Inoltre nel non mangiare continuamente durante il giorno, ma a orari stabiliti”. Alla fine avevano ragione le nostre nonne.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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