Certe cose possono far tremare la città, è una questione di religione, di fede, di sconfinato amore. Ovviamente parlo di Roma e del suo Capitano, della squadra di calcio giallorossa e di Francesco Totti. Ne hanno parlato tutti i giornali del mondo, come sempre succede quando si parla del più grande centravanti italiano di sempre (non me ne vorranno quelli di Del Piero e gli altri: Francesco è di un altro pianeta).
Il nostro numero 10 ha quasi 40 anni, ma si sente un ragazzino. Forse vorrebbe giocare di più. Forse è stato consigliato male. Forse ha semplicemente rosicato, come si dice a Roma, di una serie di atteggiamenti. Fatto sta che il nostro Totti ha fatto un’intervista al Tg1 lamentandosi di essere usato poco e male e di non essere rispettato. Apriti cielo. Neanche la (squallida e incolore per la verità) campagna elettorale per il Campidoglio è riuscita in tanto: pro-Totti, contro-Totti, guelfi e ghibellini insomma.
La mattina dopo il mister Spalletti lo convoca e non solo non lo fa giocare, ma lo rimanda a casa sotto gli occhi increduli dei compagni di squadra. Ri-apriti cielo: pro-Totti, contro-Spalletti, pro-Spalletti, contro-Totti. La domenica sera si gioca Roma-Palermo. I giornalisti vanno all’assalto di pseudo-tifosi (piccolo excursus: a Roma si chiamano i ‘romanistoni’, quelli che la Roma non si discute si ama fino a quando vince, quelli che tifano i giocatori e non la maglia, quelli che si accalcano per le partite importanti ma dimenticano la Fede giallorossa quando la Roma gioca in Coppa Italia con una squadra di serie B il mercoledì alle 18, quelli che vanno allo stadio mentre gli Ultras, cuore del tifo della curva Sud, stanno a casa per una civilissima protesta contro le barriere divisorie in curva e la politica repressiva del Prefetto sig. Gabrielli), comunque dicevamo, i giornalisti cercano di aizzare i pochi avventori allo stadio in questa battaglia tra Totti e Spalletti. I telecronisti fanno notare i fischi “dalla curva” per Spalletti, peccato che la Curva, come detto, non ci fosse.
Alla fine la Roma vince 5 a 0 con il Palermo. Totti si presenta negli spogliatoi a caricare la squadra e praticamente si commuove in tribuna quando sente la gente cantare il sempre verde “un Capitano, c’è solo un Capitano, un Capitaaaaanoooo, c’è solo un Capitaaaanoooo”. Spalletti a fine partita, da grande uomo qual è, fa capire il vero senso della giornata: i due si sono affrontati e insultati e l’allenatore non ha potuto fare altro. Per dare l’esempio ed essere d’esempio per uno spogliatoio normalmente turbolento e un ambiente romano pieno di foraggiatori di divisioni e di professionisti dell’odio (soprattutto radiofonico). Spalletti ha fatto capire che nessuno può andare davanti a una telecamera e sfogarsi. Nessuno, neanche quel semi-Dio che si chiama Francesco Totti. Il giorno dopo, Totti si allena, le polemiche continuano, si aspetta una dichiarazione (tardiva come sempre) di quel presidente lontano, lontano che si chiama James Pallotta da Boston. Non voglio credere sia un fatto di soldi né di ripicche di bassa lega: si parla pur sempre del Capitano, di quell’uomo per cui ci butteremmo nel fuoco e di cui siamo fermamente innamorati. Avrà rosicato a stare in panchina, si sente ancora giovane. Magari non lo è, ma lo sapete che c’è: chi-se-ne-fre-ga. Totti è il mio e nostro Capitano. E’ un simbolo del calcio romantico che non c’è più. E’ un Uomo che è, è stato e sarà un esempio leggendario. Anche e soprattutto quando va nelle corsie ospedaliere dei bambini malati di cancro, senza pubblicità. Spalletti ha fatto bene a reagire: certi sfoghi devono rimanere nello spogliatoio. Il bene della As Roma 1927 sopra tutto e sopra tutti. Ma non venitemi a trattare male il Capitano, una leggenda, un simbolo, un’icona di Roma e dei Romanisti.
Post scriptum per James da Boston: ci avevi promesso vittorie e stadio nuovo e per ora ci hai dato un nuovo stemma, orrendo e che calpesta la nostra storia, il silenzio odioso sulla sacrosanta protesta dei tifosi, il caro-biglietti e tanta tanta lontananza. Ripartire dalla Curva Sud e dal trattare bene Totti, please. Altrimenti mancano i basilari.