Robert Sorrentino, un italoamericano di terza generazione, questo viaggio a Napoli se lo ricorderà a lungo.
Nella sala Gentilizia dell’Archivio di Stato, messo di fronte alle carte della famiglia Caracciolo dalla quale ha scoperto di discendere, la notizia di essere un principe gli ha lasciato un grande sorriso stampato sul viso.
Atterrato da New York, gli archivisti avevano predisposto per lui le pergamene più antiche con gli stemmi e i feudi. Merito del Turismo delle radici sostenuto dal ministero degli Esteri e dall’Enit, Agenzia Nazionale del Turismo.
“L’Archivio di Stato e la Regione hanno raccolto la sfida e stanno investendo in questo settore – racconta la direttrice Candida Carrino – La nostra ricerca delle origini familiari è legata alla storia della grande emigrazione dal Sud verso le Americhe tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Attraverso questa si cerca di riannodare i fili della memoria personale e familiare che sono stati spezzati dall’esodo. Le nostre fonti forniscono la possibilità di ricerche genealogiche accurate”.
Per Sorrentino un tour organizzato al dettaglio. Prima dell’Archivio ha anche incontrato al Duomo Agostino Caracciolo di Torchiarolo, l’ultimo erede della grande casata partenopea.
Nato nel Queens, dopo quarant’anni di lavoro alla National City Bank, Robert dal 2014 è in pensione e da allora indaga sul passato della sua famiglia.
“La sorella del mio bisnonno Nicolas – racconta – si chiamava Maria ed emigrò nel 1905. Mia nonna li raggiunse nel ‘15: a Cercola aveva avuto già tre figli. Arrivata con suo marito negli States, ebbe mio padre Nicolas e un’altra sorella. Nonna era figlia di Nicola Piromallo e Maria Lugia Caracciolo. Spesso ci sollecitava a essere orgogliosi perché avevamo una principessa in famiglia. Tutti ridevano e le dicevano you are crazy. Invece aveva proprio ragione”.
A New York, la prozia di Sorrentino aprì un’attività legata alla lavorazione del cuoio, mentre il padre fu per quarant’anni fotografo del Daly News di New York. “Ha ritratto grandi star – spiega – narrato molta cronaca, fatti di mafia e catastrofi”.
Tra i tanti finiti davanti al suo obiettivo, si ricordano Grace Kelly, Marilyn Monroe e Joe DiMaggio, Cary Grant, la regina Elisabetta in viaggio in America nel 1957 e molte altre icone. “Benché i fotografi del Daily News lavorassero in team, c’è un episodio per cui mio padre divenne famoso. Negli anni Cinquanta, un uomo rapì suo figlio. Lui fotografò la disperazione della madre cui era stato strappato il bambino. Il folle telefonò alla polizia e disse che avrebbe restituito il piccolo solo se gli avessero presentato Nick Sorrentino, perché era stato il suo scatto a farlo ritornare sui suoi passi”.