– Mangiato dai cannibali? Ieri, durante una sosta a Pittsburgh, Biden ha raccontato che lo zio Ambrose Finnegan, uno dei quattro fratelli di sua madre, si arruolò volontariamente nell’esercito dopo il D-Day (giugno 1944), ma fu abbattuto su Papua-Nuova Guinea: “È stato abbattuto in una zona dove all’epoca c’erano molti cannibali”, ha detto Biden ai giornalisti, lasciando credere che fosse stato divorato. E ha aggiunto: “Non hanno mai recuperato il suo corpo”. Secondo quanto invece riferiscono le carte del Ministero della Difesa, l’aereo dello zio del presidente era caduto nell’acqua e si era inabissato. Tra l’altro Biden ha sbagliato la data dell’arruolamento dello zio, che era avvenuto molto prima, subito dopo l’attacco di Pearl Harbour, il 7 dicembre 1941.
– I Kennedy con Biden: Oggi, quando il presidente si recherà a Filadelfia per una fermata elettorale, membri della famiglia Kennedy appariranno in massa per appoggiarlo. L’evento riflette la realtà che Biden è più a rischio per la sfida di RFK Jr. con il terzo partito di quanto non lo sia Trump. La sorella di RFK Jr., Kerry Kennedy, invocherà l’eredità del padre ucciso, Robert F. Kennedy, e quella degli zii, l’ex presidente John F. Kennedy e il senatore Ted Kennedy. Biden sarà introdotto da Joe Kennedy III, ex deputato e attualmente inviato speciale in Irlanda del Nord.
– Imbrogliato dai giudici? Donald Trump si sfoga con i suoi lettori e sostenitori sostenendo di essere stato vittima di un’ingiustizia perché i suoi avvocati hanno “solo” dieci possibilità di rifiutare un giurato. Il processo di New York è infatti nella fase di scelta dei 12 giurati e dei 6 vice giurati. Sia la Difesa che l’Accusa hanno il permesso di rifiutare 10 candidati, come è di prammatica in tutti i tribunali e tutti i processi negli USA. Eppure Donald ha affermato che il suo team legale è stato colto alla sprovvista: “Pensavo che le bocciature fossero ‘illimitate’…la caccia alle streghe continua! INTERFERENZE ELETTORALI!”.
– Datemi una percentuale: Donald Trump ha trovato un nuovo modo per ottenere denaro. Chiede ai candidati che corrono a novembre per varie cariche nel partito repubblicano di dargli almeno il 5% di quel che raccolgono, se usano le sue fattezze o il suo nome nella loro pubblicità elettorale. Nella lettera inviata ieri si chiarisce che “qualsiasi condivisione superiore al 5% sarà vista con favore”. La lettera arriva mentre Trump lotta per colmare il divario di raccolta fondi con il presidente Biden. La campagna di Biden ha dichiarato di aver raccolto oltre 190 milioni di dollari, più del doppio di quanto raccolto da Trump.
– Rafforzare lo speaker: I leader repubblicani della Camera stanno discutendo privatamente di usare il dibattito sul pacchetto da 95 miliardi di dollari di aiuti all’estero per rendere più difficile lo sfiduciamento dello speaker Mike Johnson. Allo stato attuale, qualsiasi membro può presentare una mozione per “licenziarlo”. È così che gli integralisti hanno estromesso l’ex speaker Kevin McCarthy in ottobre. La deputata Marjorie Taylor Greene ha presentato una mozione di questo tipo contro Johnson, anche se non ha ancora chiesto una votazione. La leadership del GOP sta discutendo ora di inserire nel regolamento una clausola che innalzi la soglia necessaria per presentare mozioni di revoca. Sotto l’ex speaker Nancy Pelosi, ad esempio, solo i leader del partito potevano presentare tali mozioni. McCarthy ha accettato di abbassare la soglia a un singolo membro nel gennaio 2023, cosa che alla fine gli è costata il posto.
– Lui è pronto a rischiare la poltrona: Mentre l’ala destra del suo partito continua a tramare per estrometterlo, lo speaker della Camera Mike Johnson ha detto ieri sera di essere pronto a rischiare la sfiducia e la perdita della sua carica pur di mettere al voto gli aiuti all’Ucraina. “La storia ci giudica per quello che facciamo – ha detto Johnson -. Credo che fornire aiuti letali all’Ucraina in questo momento sia di fondamentale importanza. Sono disposto a rischiare personalmente per questo”.
– Il voto dei giovani: Un sondaggio nazionale dell’Institute of Politics (IOP) della Harvard Kennedy School indica che più della metà dei giovani americani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, afferma che voterà sicuramente alle elezioni presidenziali di novembre. Biden risulta in netto vantaggio su Trump, ma i risultati mostrano differenze significative nei livelli di sostegno in base al sesso, all’età, alla razza/etnia e al livello di istruzione. Ad esempio, il vantaggio di Biden tra i giovani è di 6 punti mentre tra le giovani è di 33 punti. Il suo vantaggio tra gli elettori bianchi è di 3 punti; tra gli elettori non bianchi è di 43 punti. In genere tra i giovani sotto i 30 anni, Biden è in vantaggio sull’ex Presidente Trump di 8 punti, ma tra coloro che sicuramente voteranno, il suo vantaggio sale a 19 punti.
– L’attacco ritarda: Il network ABC afferma che è probabile che Israele non effettuerà l’attacco contro l’Iran fino a dopo il Passover. L’informazione proverrebbe da fonti del governo israeliano. La Pasqua ebraica inizia lunedì e termina dopo il tramonto del 30 aprile. In Iran tuttavia il corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e altri dirigenti rimangono in stato di massima allerta, con alcuni riparati in case sicure e strutture sotterranee.
– Colpito e affondato: Il Senato, controllato dai democratici, ha bocciato nell’arco di poche ore il processo di impeachment del Segretario alla Sicurezza Nazionale Alejandro Mayorkas respingendo rapidamente le accuse mosse dalla Camera guidata dai repubblicani in merito alla sua gestione della crisi dei migranti. Il leader della maggioranza del Senato Chuck ha dichiarato che le accuse contro Mayorkas non soddisfacevano “gli elevati standard per la rimozione”. I democratici, che hanno una maggioranza risicata di 51 a 49 alla Camera e che sono rimasti uniti durante il processo, hanno voluto chiarire che “l’impeachment non dovrebbe mai essere usato per risolvere disaccordi politici”. In una conferenza stampa Schumer ha detto: “Dovremmo avere dibattiti sulle questioni, non impeachment sulle questioni”.
– Lo Stato palestinese: Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si appresta a votare una bozza di risoluzione che concede alla Palestina lo status di membro a pieno titolo dell’ONU, invece dell’attuale status di osservatore. Per passare, la risoluzione ha bisogno di nove voti e dell’approvazione della maggioranza dell’Assemblea Generale. L’Amministrazione Biden vorrebbe impedire il voto, per evitare di porre un veto che potrebbe scatenare nuove critiche internazionali. Pur essendo favorevole al riconoscimento della Palestina, gli Stati Uniti preferiscono infatti un accordo regionale che includa un piano di ricostruzione e normalizzazione postbellica e la normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita.
– Quanto ci costa il cambiamento del clima: Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature rivela che nei prossimi 25 anni il cambiamento climatico porterà a una significativa riduzione del reddito globale, stimata intorno al 19% rispetto a un mondo ipotetico in cui non si sia verificato il riscaldamento. Lo studio, condotto da ricercatori presso l’Istituto Potsdam per la Ricerca sull’Impatto del Clima in Germania, sottolinea che le regioni più povere e quelle che hanno meno colpa per il cambiamento climatico subiranno il maggior danno economico. I danni sono previsti raggiungere circa 38 trilioni di dollari all’anno entro il 2049 e potrebbero raddoppiare entro la fine del secolo.
– Settimana cortissima: In Ecuador è stato deciso di applicare la settimana lavorativa di tre giorni per i dipendenti del settore pubblico e privato per far fronte alle gravi interruzioni di corrente elettrica. Il Presidente Daniel Noboa, reagendo alla crisi, ha licenziato la Ministra dell’Energia Andrea Arrobo, accusandola di aver nascosto l’imminente carenza di energia. Noboa ha attribuito la crisi a fattori ambientali, corruzione e negligenza. La siccità, legata al fenomeno atmosferico El Niño, ha avuto un impatto significativo sulle dighe idroelettriche, aggravando la situazione.
– Il pericoloso mestiere di postino: I portalettere negli Stati Uniti sono sempre più esposti alla minaccia di rapine a mano armata durante il loro percorso. Disarmati, i postini sono presi di mira perché spesso tra la posta ci sono assegni personali e farmaci da prescrizione, ma anche per le cosiddette “chiavi a freccia”, un tipo di chiave universale che può aprire molti tipi di cassette postali, permettendo ai ladri di rubarne il contenuto. Nonostante l’impegno dell’USPS, l’United States Postal Service, per la prevenzione del crimine, le rapine ai danni dei portalettere sono aumentate in modo significativo, con un raddoppio degli incidenti nel 2023 rispetto all’anno precedente.