Una nuova tendenza globale, che si è sviluppata nell’ultimo decennio, è l’incremento delle rimesse: la quantità di denaro inviato dai migranti alle loro famiglie nei paesi in via di sviluppo, infatti, è in aumento del 51% nell’ultimo decennio.
Una tendenza che è stata evidenziata nel nuovo rapporto “Invio di denaro domestico: contribuire agli SDG, una famiglia alla volta”, pubblicato dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD). Lo studio analizza la tendenza nel corso di dieci anni nei flussi migratori e nelle operazioni di rimpatrio, nel periodo 2007-2016. Il documento mostra che l’invio delle rimesse è in aumento in quasi tutte le regioni del mondo e che, in particolare, il forte incremento dell’ultimo decennio sia in gran parte dovuto all’Asia, che ha fatto registrare un +87% in questa particolare statistica.
Più di 200 milioni di lavoratori migranti, oggi, sostengono circa 800 milioni di famiglie a livello mondiale. Gilbert F. Houngbo, presidente dell’IFAD, ha dichiarato che l’impatto delle rimesse deve essere visto innanzitutto una famiglia alla volta e che “non si tratta del semplice denaro inviato a casa, si tratta piuttosto dell’impatto sulla vita delle persone: le piccole quantità di 200 o 300 dollari che ogni migrante invia a casa rappresentano circa il 60 per cento dei redditi delle singole famiglie, e questo fa una grande differenza nella loro vita e nelle comunità in cui vivono”. Considerati insieme infatti, i migranti e le loro famiglie, un miliardo di persone sono direttamente incise dalle rimesse.
Le rimesse permettono ai Paesi a medio e basso reddito di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). “Circa il 40% delle rimesse – 200 miliardi di dollari – viene inviata in aree rurali dove la maggior parte delle persone povere vive”, ha dichiarato Pedro de Vasconcelos, responsabile del finanziamento di IFAD per rimesse e autore della relazione. “Questi soldi sono spesi per cibo, assistenza sanitaria, migliori opportunità educative e miglioramento delle case e delle strutture sanitarie. Le rimesse sono quindi fondamentali per aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Non sono solo i Paesi in via di sviluppo a beneficiare dall’emigrazione, però. Nei Paesi ospitanti, infatti, i guadagni totali dei lavoratori migranti sono stimati in 3 trilioni di dollari annui, di cui circa l’85% rimane dentro i confini di chi ospita. I migranti trasmettono meno dell’1% del PIL di quel Paese ospitante, e anche per questo si prevede che nel 2017, solo una persona su sette al mondo sarà coinvolta nell’invio o nella ricezione di più di 450 miliardi di dollari in rimesse. “Mentre le popolazioni nei paesi sviluppati continuano ad invecchiare, la domanda di lavoro migranti dovrebbe continuare a crescere nei prossimi anni”, ha dichiarato de Vasconcelos. “Tuttavia, le rimesse possono aiutare le famiglie dei migranti a costruire un futuro più sicuro, rendendo la migrazione per i giovani più una scelta che una necessità”. A riprova del fatto che i flussi migratori – così come le rimesse che i migranti inviano a casa – assumono oggi un ruolo sempre più preponderante sull’economia globale del terzo millennio.
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