Descrivere Pier Cortese non è semplice ma, se dovessi farlo, lo definirei creativo, sperimentale, eclettico. La sua è una voce delicata ed elegante come una brezza autunnale, ma al contempo penetrante come un raggio di sole.
Gli telefono mentre è in viaggio, su e giù per lo Stivale, a portare in giro le sue canzoni.
Da qualche anno ha deciso di dedicare la sua arte anche al mondo dell’infanzia, realizzando un Ep di brani destinati ai più piccoli, Little Pier e le storie ritrovate. E’ proprio grazie a questo progetto e ad un incontro avvenuto per caso a Torino nel 2013, se Pier è approdato negli States. Nel novembre 2016, per la seconda volta, si è esibito alla Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, oltre ad aver suonato all’Università di Binghamton. Sono curiosa di farmi raccontare la sua esperienza a stelle e strisce.
Non è la prima volta che vai negli USA. Ti va di raccontarci come tutto ha avuto inizio?
“E’ accaduto tutto per caso. Una mattina di maggio del 2013 ero al Salone del libro di Torino, pronto per il concerto illustrato per i più piccoli, appunto Little Pier e le Storie Ritrovate. Ricordo un’ atmosfera magica, piena di bambini che scandivano con le mani il tempo delle canzoni mentre, con occhi curiosi, guardavano prendere vita, su un telo proiettato, i personaggi delle storie. Tra il pubblico di quella mattina, una maestra, Selene Candido, alla fine dello spettacolo mi disse: “Che bello! Mi piacerebbe portarti nella nostra Scuola italiana Guglielmo Marconi, ti farebbe piacere venire da noi?”. All’ inizio poteva sembrare una proposta figlia dell’ entusiasmo del momento, ma dopo qualche mese ero già a New York”.
Alla Guglielmo Marconi che ambiente hai trovato tutte le volte che sei andato?
“Sia nel 2013, come in questa seconda “tornata”, ho trovato un ambiente pieno di stimoli: strutture adeguate- ad esempio il teatro della scuola dove abbiamo suonato- pronte ad accogliere iniziative come la nostra, con tutto il necessario per esprimerci al meglio. La preside, Maria Palandra, era sempre pronta e disponibile per qualsiasi cosa. E sono rimasto veramente colpito dai bambini, preparati al meglio dalle maestre, pronti ad ascoltare e discutere insieme a noi i messaggi che il progetto Little Pier porta con sé”.
In queste canzoni,dedicate ai bambini, tratti tematiche importanti legate agli animali, all’ambiente. Nel testo L’Ospedale dei pesci, ad esempio, racconti l’inquinamento dei mari. Cosa intendi comunicare ai più piccoli attraverso la tua musica?
“La leggerezza di queste canzoni è sicuramente un’ occasione per recapitare dei messaggi importanti ai quali credo molto: l’ambiente , la natura, gli animali e la loro tutela sono temi che amo raccontare, assieme ai duelli d’ amore, alle storie di sentimenti e alla fantasia. Ho anche realizzato, grazie all’ aiuto di Dike legal e Maria Francesca Quattrone, un’ applicazione per Apple store e Android che si interfaccia proprio con il tema dell’ ambiente e che accompagna il bambino in un percorso educativo attraverso il gioco. Tra l’ altro si può scaricare gratuitamente come Little Pier”.
Com’è nato questo progetto di Little Pier e le storie ritrovate? E se non sbaglio è uscito il tuo secondo album legato a questo progetto.
“Sai, quando ero piccolo mio padre mi cantava delle canzoncine di cui era autore. Quando è nata mia figlia Viola ho pensato fosse l’occasione migliore per continuare la tradizione. Poi è successo che, tra una merenda e una festicciola, ho provato ad intrattenere pure le amichette di mia figlia, cantando loro questi brani, e da quegli occhi e da quell’ entusiasmo che manifestavano non avevo dubbi: dovevo iniziare a raccontare quelle storie nelle scuole,nei teatri, nei festival e ovunque vi fosse stata la possibilità. Per quanto riguarda il nuovo album non sbagli, il 20 Maggio 2016 è uscito “Drugstore” , progetto musicale che punta a reinterpretare in chiave nuova e originale grandi classici della musica italiana e internazionale con Roberto Angelini. E’ un concentrato musicale di folk electro psichedelico che ha riscosso grandi consensi di critica e di pubblico”.
Tornando agli Stati Uniti, quest’anno ti sei perfino esibito alla Binghamton University e hai svolto una lezione alla classe di italiano. Com’è andata?
“Sono arrivato fin lì grazie al violinista Andrea Di Cesare, amico e compagno di musica, che da qualche anno propone i suoi corsi proprio in quella Università. Un bel giorno Di Cesare mi ha informato che da quelle parti erano interessati ad accogliere il progetto Little Pier, oltre a sentire alcune mie canzoni in qualità di Pier Cortese: un’occasione, in pratica, per gli studenti del corso di italiano per approfondire la lingua grazie alla musica. La professoressa Dana Stewart, che ringrazio pubblicamente, ci ha ospitato e ha organizzato una serie di shows tra università, radio, club e college. Dieci giorni consecutivi, no limits! L’esperienza meravigliosa di Binghamton non la dimenticherò mai, oltre alla promessa di un pronto ritorno”.
Che sensazioni hai vissuto durante quest’ultimo tuo viaggio nella Grande Mela?
“In questo secondo viaggio ho conosciuto nuovi amici, suonato e ascoltato tanta musica. New York è un posto così speciale e affascinante, dove ogni angolo è uno stimolo, un’ispirazione, una scintilla. All’ inizio pensavo che cantare in italiano potesse rappresentare un limite nella comunicazione con il pubblico, ma è proprio a New York che ho imparato, più che mai, il valore della performance”.
Non c’è due senza tre. A quando un ritorno?
“Spero presto. L’ultima sera della mia permanenza, sono passato con il gruppo che mi ha accompagnato in questo progetto musicale, al bar Lunatico, un live club gestito con cura da un’italiana, Rosita. Lì ho suonato qualche mia canzone, prima di un concerto jazz che si sarebbe tenuto durante la serata. Non ho avuto modo di organizzare nulla di ufficiale. Chissà che la tournée non arrivi fino a New York!”.
E noi, glielo auguriamo.