A un anno di distanza dal suo debutto, il ciclo di incontri Meet the New Italians of New York, promosso dal Consolato Generale d’Italia guidato dal Console Generale Francesco Genuardi, è tornato lo scorso 21 febbraio nella Grande Mela con il primo appuntamento del 2017. Il progetto, concepito come punto di riferimento per le nuove generazioni che intendono confrontarsi con professionisti italiani affermatisi in vari settori del tessuto sociale e lavorativo newyorchese, ha visto stavolta la partecipazione di esperti provenienti dal settore della ricerca medica e scientifica e la collaborazione con ISSNAF (Italian Scientists and Scholars of North America Foundation), istituzione che sostiene professori e scienziati italiani in nord America. A presentare i vari speaker e a moderare il dibattito, Riccardo Lattanzi, presidente di ISSNAF e professore associato di radiologia alla Facoltà di Medicina della New York University, approdato negli Stati Uniti dopo una laurea conseguita all’Università di Bologna.
Tra gli ospiti: la professoressa Elena Aprile, membro del Dipartimento di Fisica della Columbia University, laureatasi all’Università degli Studi di Napoli Federico II; Luca Carloni, professore del Dipartimento di Informatica della Columbia University, laureatosi all’Università di Bologna; Michele Pagano, professore di oncologia alla Facoltà di Medicina della New York University, anche lui laureato all’Università degli Studi di Napoli Federico II; Maurizio Profiri, professore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della New York University, con una laurea conseguita all’Università degli Studi di Roma La Sapienza; e infine Andrea Ventura, membro associato del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, laureatosi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

I panelist hanno così avuto modo di confrontarsi raccontando le proprie esperienze, le difficoltà e le opportunità che li hanno segnati nel loro percorso da ricercatori in America.
Per il professore Michele Pagano, uno degli aspetti fondamentali che contraddistingue il rapporto alunno-insegnante negli Stati Uniti rispetto al resto d’Europa è la mancanza di una struttura gerarchica. “Io considero il dottorando e post-dottorando un collega con meno esperienza – ha dichiarato – Ma credo sia necessario trattarlo come un mio pari. È importante dare consigli, ma soprattutto lasciare che questi ragazzi siano liberi di crescere, di sviluppare le proprie idee e di proseguire dritti per la loro strada”.
Come ha osservato Luca Carloni, dal ’94 negli Stati Uniti, oggi sono tanti gli studenti italiani desiderosi di venire in America per fare il dottorato. “Nel mio caso ha funzionato farrmi conoscere dai docenti delle università italiane, collaborare con loro e partecipare ai seminari. Questo è stato un ottimo canale per entrare a far parte di una realtà più internazionale”, ha dichiarato.
Partito da una laurea in ingegneria elettronica, Maurizio Porfiri è diventato ingegnere meccanico un po’ per caso e attualmente si occupa di robotica. “Per quanto riguarda il riconoscimento del doppio titolo – ha spiegato – Nel corso degli anni abbiamo creato con la NYU e la Columbia diverse opportunità per gli studenti italiani. All’interno di un consorzio che raccoglie 21 atenei del nostro paese, i ragazzi possono accedere a percorsi di studio strutturati o non strutturati. I primi consentono loro di seguire un anno di master in Italia e un anno in America. Nel secondo caso, gli studenti possono soggiornare all’estero per un periodo limitato, seguendo corsi o svolgendo attività di ricerca”. Grazie a questa opportunità, i giovani si mostrano sempre più entusiasti, maturi e preparati, poiché traggono il meglio dal sistema formativo italiano, che li rende attenti e rigorosi, e da quello americano, con cui sviluppano la capacità di lavorare in team.
In relazione ai finanziamenti per il settore biomedico, Andrea Ventura si dice ottimista: “Nel recente passato abbiamo assistito a una notevole crescita in seguito a un momento di recessione avvenuto intorno al 2008-2009, in concomitanza con la crisi economica degli Stati Uniti. Gli ultimi due anni sono stati molto positivi ed è stato registrato un aumento dei fondi federali e dei finanziamenti da parte di privati”.
Per la fisica sperimentale di fama mondiale Elena Aprile, esperta di materia oscura, nonché unica ospite donna dell’evento, “si può avere successo in questo campo solo avendo una solidità fisica e mentale”. La dottoressa Aprile ha osservato che sono tante le giovani donne a iniziare con entusiasmo questo percorso di ricerca, ma che spesso sono proprio le stesse ad abbandonare l’università perché non disposte ad affrontare i sacrifici che questa carriera comporta. La spiegazione che la scienziata si è data nel corso degli anni è semplicemente che “le donne sono più intelligenti degli uomini. Anche se fanno delle scelte più facili, sono le prime a capire di non voler sacrificare tanto la propria vita. Avere un laboratorio, insegnare, essere moglie, essere madre…è quello che io sono riuscita a fare. Credo sia importante trasmettere alle giovani donne il messaggio che nella vita è possibile fare qualsiasi cosa se solo lo si desidera”.