Uno spazio dimenticato, chiuso all’interno di uno dei più noti palazzi storici romani e da anni adibito a parcheggio, risorge dopo un sostanziale restauro per essere restituito alla città in una nuova prestigiosa funzione: quella di palcoscenico. Si tratta del Giardino Ritrovato di Palazzo Venezia, dove dal 20 giugno al 16 settembre prossimi avrà luogo una rassegna voluta dal direttore del Polo Museale del Lazio, Edith Gabrielli e curata da Sonia Martone, direttore del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, e Anna Selvi con la collaborazione di Davide Latella.
L’edificio è uno dei più significativi del Rinascimento e la sua storia è strettamente connessa a quella di Roma e d’Italia: iniziato a metà ‘400 da Paolo II, fu Ceduto alla Repubblica di Venezia e quindi all’Austria, ospitandone le ambasciate presso lo Stato della Chiesa, finché, nel corso della Prima Guerra mondiale, il Regno d’Italia se ne appropriò per stabilirvi un museo di arte medievale e moderna. Il giardino-viridarium, parte dell’edificio fin dall’inizio e oramai noto come Palazzetto, nel 1910 fu smontato e ricostruito integralmente in un sito più arretrato, così da consentire l’ampliamento di piazza Venezia. Quando negli anni venti Benito Mussolini elesse Palazzo Venezia a suo quartier generale vi fece realizzare uno scalone monumentale, ma il suo assetto odierno risale al secondo dopoguerra.
Il complesso oggi accoglie fra l’altro gli uffici del Polo Museale del Lazio, la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte e il Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, ricco di alcune migliaia di opere di arte medievale e moderna, inclusi alcuni indiscussi capolavori. Il recupero del Giardino dimenticato porta all’interno di questo luogo deputato alle arti visive anche lo spettacolo dal vivo, aggiungendo agli elementi museali, teatro, danza e musica.
È appunto la musica ad aprire la rassegna, con il concerto/installazione Il canto invisibile. Songlines dell’Hypertex O’rchestra di Luigi Cinque, appositamente realizzato per questo luogo. L’ensemble a formazione variabile, include grandi solisti internazionali e la straordinaria partecipazione, fra i molti, di Mimmo Cuticchio.
Nelle settimane successive diversi sono quindi gli appuntamenti teatrali: primo, il 28 giugno, con la Compagnia della Fortezza di Armando Punzo, che porta in scena Santo Genet con gli attori detenuti del Carcere di Volterra. Seguono a luglio Saverio La Ruina con Polvere (il 19), spettacolo sui rapporti di potere all’interno della coppia e Roberto Latini con I Giganti della Montagna, rielaborazione del grande classico di Pirandello (il 27). Il 23 agosto Paola Minaccioni è La ragazza con la Valigia: un ritratto della situazione femminile contemporanea attraverso una galleria dei suoi personaggi comici. Il 30 Il Ritorno di Casanova, capolavoro narrativo di Arthur Schnitzler, viene messo in scena dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi. Il 7 settembre Ermanna Montanari e Luigi Ceccarelli, diretti da Marco Martinelli, si cimentano con LUṢ, un poemetto di Nevio Spadoni in lingua romagnola, centrato sulla figura di Bêlda, veggente e guaritrice delle campagne romagnole di inizio Novecento. E ancora Iaia Forte, in scena il 12 come Tony Pagoda, il cantante napoletano protagonista del romanzo Hanno tutti ragione firmato da Paolo Sorrentino.
Fra gli artisti anche David Riondino, con Scanzonati – concerto per Trio e voce disturbante (23 luglio) al fianco di Gabriele Mirabassi (clarinetto), Nando Di Modugno (chitarra), Pierluigi Balducci (basso acustico). Nelle altra serate si vedranno, fra gli altri, l’Ottetto derivato dall’Orchestra di Piazza Vittorio (17 agosto) lo spettacolo di danza Sonate Bach – di fronte al dolore degli altri firmato da Virgilio Sieni protagonista della scena contemporanea italiana, coreografo e danzatore conosciuto a livello internazionale, nonché direttore della Biennale Danza di Venezia (4 luglio) e il Balletto di Roma con Paradox e con Contemporary Tango (1 e 8 agosto). La rassegna chiude il 16 settembre sulle note degli strumenti ad aria di Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e Marco Bardoscia.
L’apertura del Giardino, accessibile dai tre varchi di via del Plebiscito, via degli Astalli e piazza San Marco, nelle intenzioni della direzione museale, si legge nel comunicato stampa, costituisce “il primo passo di un cammino più lungo e ambizioso, che prevede il completo riassetto museologico di tutte le componenti e gli istituti del complesso”. A seguito della legge 190/2014 sono stati già finanziati cinque milioni e quattrocentomila euro per il triennio 2016-2018, somma che ha permesso il restauro dell’area e la costruzione di un palcoscenico/platea particolarmente ampio e sofisticato, in grado di accogliere fino a trecento posti a sedere. Il nuovo impulso che il Polo Museale intende imprimere al Palazzo è quello di “farlo realmente divenire un luogo di interazione fra le arti, tutte le arti, nella consapevolezza che la tutela del passato deve andare d’accordo con la produzione culturale nella contemporaneità”.