Will Toledo è un ragazzo americano qualunque che twitta di Kanye West, di argomenti pop e fenomeni hip hop come tanti suoi coetanei, ma il nome del suo progetto è sulla bocca di tutti, anche dall’altra parte dell’Oceano, per altri motivi. Se fosse un belloccio vestito nel modo giusto sarebbe bollato come l’ennesimo hipster della scena americana, ma la sua aria ingenua da nerd un po’ disadattato e quella voce adulta a dispetto dei ventitré anni, l’hanno trasformato nel nuovo eroe indie della porta accanto. Un po’ come per i grandi nomi del college rock e dell’indie delle periferie nordamericane degli anni Novanta, scolpiti nell’immaginario collettivo. Car Seat Headrest da progetto one-man-band intanto è diventato a tutti gli effetti una band e si prepara ad arrivare per il primo grande tour estivo in Europa, con una tappa al celebre Primavera Sound di Barcelona e due show in Italia, al Mattatoio di Carpi e al festival italiano più atteso fuori dai confini italiani, il Beaches Brew di Marina di Ravenna.
Teens of Denial è uscito il 20 maggio in digitale. Sarebbe dovuto uscire lo stesso giorno anche in supporto fisico, ma un po’ di sfiga e un po’ di disattenzione dei discografici ne ha posticipato la pubblicazione: nel brano Just What I Needed/Not What I Needed è contenuta una riedizione del classico dei Cars Just What I Needed. Toledo e la storica e inossidabile label newyorkese Matador, credevano di aver preso un accordo per la concessione dei diritti con l’intermediario giusto. Ma così non è stato. Ric Ocasek, leader dei Cars, non ha concesso i diritti vietandone la pubblicazione, e scatoloni e scatoloni di vinili sono finiti al macero. L’incidente ha suscitato simpatie e ulteriori empatie e non ha fermato la corsa di Toledo che ha guadagnato ottime recensioni da blog e riviste di tutto il mondo.
Basta una formula molto genuina per colpire al cuore chi rimpiange quella tradizione americana fatta chitarre e anthem a bassa fedeltà. Il nome, traducibile in “poggiatesta del sedile dell’auto” è abbastanza naif, quotidiano e ha dietro una storia emo quanto basta. Deriva dall’abitudine antica di Will nell’andare a registrare le sue canzoni nell’isolamento della sua macchina. E Will di pezzi per voce e chitarra ne scrive praticamente da sempre. È bastata una raccolta, pubblicata dalla prestigiosa label Matador Records per trasformare un fenomeno underground in un piccolo eroe di una generazione di nostalgici indie rock. Teens Of Style ha ridestato in molti gli istinti adolescenziali da seguaci dell’indie rock tipicamente a stelle e strisce. Toledo è nato e cresciuto nell’assonnata Virginia, a Williamsburg, dove da giovanissimo inizia a scrivere e comporre canzoni avvicinandosi al mondo della musica, grazie all’orchestra dele superiori.
Affascinato da qualsiasi strumento, si dedica alle chitarre e ai synth. Ha appena ventitré anni e in cinque anni ha registrato una dozzina di album fatti in casa in piena e pubblicati su Bandcamp, in piena tradizione do it yourself 2.0. Una prolificità davvero invidiabile per un ragazzo della sua età, non solo a livello compositivo, ma anche a livello lirico, con un campionario di testi ricco di riferimenti e di racconti dei più disparati. Tra l’autobiografico, il semi-autobiografiico e l’onirico e ritornelli sempre accattivanti, il suo è inizialmente soprattutto un successo “digitale”. Grazie a internet si costruisce un nutrito seguito e nel 2011 con Twin Fantasy si inizia a parlare di lui in maniera sempre più entusiastica. Mentre sforna di continuo canzoni, EP e mini-album di indie rock graffiante con spunti cantautorali e sperimentazioni di ogni tipo. Nel 2014 dopo una laurea in inglese, decide di trasferirsi sulla costa opposta, a Seattle, dove trova un contesto musicale molto più vivace e reattivo, rispetto alla città che ospita il suo vecchio college. Un anno dopo arriva l’email che dà la svolta alla sua carriera, direttamente da Chris Lombardi di Matador che lo contatta per metterlo sotto contratto. Così Will registra daccapo alcuni dei suoi brani più riusciti e li infila in Teens Of Style, raccolta uscita nell’autunno del 2015 che fa esplodere il suo nome sul web. E oltre. Il suono ricorda Modest Mouse, Pavement e derivati, la sua efficacia melodia rievoca gli esordi degli Strokes. Niente di originale e nuovo, ma i suoi brani Fill In The Blank, Vincent, Connect The Dots (The Saga of Frank Sinatra) e Cosmic Hero entrano in testa a primo ascolto. E c’è anche spazio per un tributo del drammatico disastro dell’Isola del Giglio, The Ballad of Costa Concordia. Non è solo una questione di occhiali da secchione, in questo esordio ufficiale ci sono tutti gli ingredienti giusti per trasformare il ragazzo della porta accanto nella nuova promessa indie nord-americana.
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