Si è soliti dipingere la Sicilia come uno scorcio d’Italia ricco di contraddizioni: da una parte la sua storia millenaria di cultura e bellezza, dall’altra il malaffare mafioso e l’atavica mala gestio della cosa pubblica che avvolge l’intero triangolo appoggiato sul mediterraneo. Sembra quasi che in Sicilia nulla sia cambiato dall’Unità d’Italia, e che risulti più che mai attuale la celebre frase di gattopardiana memoria “cambiare tutto per non cambiare niente”.
Per l’appunto “sembra”, perché in realtà qualcosa di nuovo e affascinante sta accadendo in Sicilia: giovani innovatori che stanno cambiando il tessuto socioeconomico siciliano, attraverso la nascita negli ultimi anni di una serie di imprese, alcune già presenti sul mercato globale. Basti pensare che il 19.9 pre cento delle start-up innovative sono nate nel Sud Italia, per un totale di 829 imprese di cui 178 lungo il territorio siciliano. Una Sicilia imprenditoriale che si reinventa aprendo una finestra sul mondo dell’innovazione attraverso l’utilizzo dell’alta tecnologia anche combinata alle antiche tradizioni artigiane quest’ultime quasi destinate all’oblio.
Piccoli comuni siciliani dai quali nascono forme imprenditoriali vincenti come l’esempio di Edisonweb nata a Mirabella Imbaccari: un comune di appena 5.000 abitanti dell’entroterra catanese da dove l’azienda sviluppa per le grandi multinazionali software capaci di riconoscere automaticamente le persone indicandone fascia d’età e sesso, in modo che, impiantati in pannelli pubblicitari, siano in grado di personalizzare il messaggio pubblicitario e permettere alle aziende di raccogliere dati sulla propria clientela.
La Sicilia, così come definita da Guy De Maupassant, è anche “il paese delle arance, del suolo fiorito, la cui aria in primavera è tutto un profumo”. Ed è proprio utilizzando il materiale di scarto delle famose arance siciliane che l’azienda Orange Fiber realizza tessuti sostenibili per la moda attraverso un procedimento brevettato da cui viene estratta la cellulosa trasformata in una nuova materia prima. Un’ azienda da poco premiata al Global Change Award, una campagna lanciata nel 2015 e volta a premiare le idee più innovative, capaci di rivoluzionare il mondo della moda in chiave sostenibile.
E cosa dire su Mosaiccon, una sorta di Silicon Valley, forse da rinominare Sicily Valley, baciata dal sempre splendente sole siciliano e lambita dal mare di Mondello, a Palermo. Una realtà imprenditoriale, operante in un open space di 10.000 metri quadrati, che è riuscita in cinque anni a diventare una tech company leader nella produzione e distribuzione di video per il web avendo come clienti le più rinomate aziende multinazionali.
Ma in Sicilia questa nuova classe imprenditoriale non è solo basata sulla tecnologia, vi sono anche affascinanti esperienze di impresa che hanno puntato il loro business sull’artigianato riadattandolo all’attuale contesto economico.
È l’esempio di un giovane imprenditore siciliano che ha dato vita a Scocca Papillon, un’azienda che produce papillon (bow tie) alquanto originali con l’utilizzo di tessuti vintage presi da antiche sartorie oramai dismesse, la quale riesce a vendere attraverso i canali di e-commerce fino a Rio De Janeiro, in Nuova Zelanda e Australia. Un prodotto talmente cool da ottenere inserti in riviste specializzate di moda come GQ.
Ma la creatività dei nuovi innovatori siciliani si spinge oltre: è il caso di Seabag Original Underwater una borsa a tenuta stagna che permette agli amanti del mare di svolgere attività in acqua con immersioni sino a cinque metri di profondità, senza dover lasciare i propri oggetti incustoditi in spiaggia. Un’impresa interamente made in Sicily che è riuscita ad allungare i propri tentacoli nell’East Coast americana e in Giappone.
Il fermento imprenditoriale e sociale che sta interessando la Sicilia è anche testimoniato dalla crescente nascita, come funghi nel bosco, di laboratori di co-working frequentati da giovani talentuosi con alle spalle esperienze internazionali. Laboratori di idee che spesso vengono ricavati da spazi urbani pubblici prima abbandonati, dando vita ad una vera e propria rigenerazione urbana e sociale.
Sembra di assistere ad una nuova rivoluzione industriale, ad un vento di cambiamento che inizia ad accarezzare le nuove generazioni di giovani siciliani spesso costretti ad abbondare la propria terra natìa per vedere realizzati i propri sogni. Una rivoluzione, questa, che potrebbe conquistare l’intero stivale.
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