Dopo i discorsi di geopolitica tenuti alla Columbia University in mattinata, nella seconda giornata della sua visita americana il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di sfidare le temperature polari che stanno interessando la regione newyorchese durante questo fine settimana per recarsi al museo dell’immigrazione di Ellis Island, storico punto di arrivo delle grandi ondate migratorie della fine dell’Ottocento e di buona parte del Novecento. L’arrivo di Mattarella e del suo vasto entourage, che comprendeva tra gli altri, l’ambasciatore italiano a Washington Claudio Bisogniero e il Console Generale d’Italia a New York Natalia Quintavalle, ha suscitato immediatamente l’attenzione dei numerosi turisti e delle scolaresche presenti al museo incuriositi dallo sciame di giornalisti al seguito del presidente e dagli agenti della sicurezza che cercavano disperatamente di tenerli a bada.
Giunto nella grande sala dei bagagli, il presidente è stato accolto da un paio di rangers, responsabili del museo che gli hanno fatto da guide turistiche conducendolo al piano superiore, nel salone di smistamento che, ai tempi d’oro dell’immigrazione del secolo scorso, fungeva da centro di prima accoglienza e di registrazione dei migranti. Il gran numero di italiani che sono passati da Ellis Island ha lasciato un segno indelebile nei tanti oggetti abbandonati, per un motivo o per un altro, dagli esuli alla fine del lungo viaggio transatlantico e che, in seguito, sono rimaste in “dote” al museo stesso andando a costituire il nucleo di molte delle collezioni esposte. Il presidente quindi è stato condotto nella stanza dei passaporti dove si è soffermato ad ammirare una delle bacheche contenente il documento emesso in nome di Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele III e appartenente ad un signor Pasquale Ansaldi giunto in America dalla provincia di Caltanissetta negli anni Venti.

Se il retaggio culturale italiano in America e a New York in particolare, resta ancora ben visibile, soprattutto in un luogo come il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island, il carattere specificamente siciliano è ancora più marcato e, nel corso della sua visita, il presidente Matarella si è trovato a confrontarsi faccia a faccia con questa tradizione nel momento in cui un agente in uniforme della polizia di stato del New Jersey gli si è avvicinato approfittando miracolosamente di un varco nel cordone di sicurezza e dell’autorità della sua divisa e rivolgendo un saluto personale al presidente nel tipico italiano condito di dialetto siciliano tipico di queste latitudini.
Mattarella sembra aver gradito molto la presentazione di Salvatore “Sal” Inguia, un italo-americano originario del New Jersey che ha dichiarato a La VOCE di New York, che i suoi genitori sono originari dalla stessa zona della Sicilia da cui proviene Mattarella e di essersi sentito onorato di aver stretto la mano al presidente. Anche per i molti turisti italiani in visita al museo, quella dell’estemporanea apparizione del capo dello Stato in terra straniera ha costituito una sorpresa inaspettata e Mattarella non ha esitato a soffermarsi con un gruppo di loro per un’improvvisata “rimpatriata” tra connazionali.
Alla domanda de La VOCE di New York su cosa significasse visitare il Museo dell’Immigrazione in un momento come questo in cui l’Italia si ritrova a essere la destinazione di nuovi flussi migratori, il presidente ha dichiarato: “L’Italia è cambiata. Un paese di emigrazione che ora invece ha il dovere di accogliere invece di far partire”.

Al termine della visita, l’entourage del presidente si è avvalso, per tornare in città, del regolare servizio traghetto che collega Manhattan con le isole-museo di Ellis Island e Liberty Island. A Matterella e al suo seguito è stato riservato l’intero ponte superiore dell’imbarcazione provocando un’inatteso sovraffollamento di quello inferiore che ha causato il brontolio dei numerosi turisti americani e stranieri i quali, ignari delle circostanze, non riuscivano a spiegarsi come mai il viaggio di ritorno fosse tanto più scomodo di quello di andata.
Dopo Ellis Island, il Capo dello Stato ha completato il suo fitto calendario di impegni recandosi a City Hall, il palazzo del Municipio di New York, per una visita con il sindaco Bill de Blasio.
Nel corso delle conversazioni aperte alla stampa, de Blasio si è cimentato in un discorso di benvenuto al presidente pronunciato in un italiano del tutto rispettabile a testimonianza del solido legame che il primo cittadino della Grande Mela avverte ancora per le sue radici italiane. Un legame ribadito dal piccolo show improvvisato a fine incontro dal sindaco, che ha indossato per la gioia dei giornalisti italiani presenti (primo fra tutti il sottoscritto…), una sciarpa con i colori della squadra del Napoli.
Il presidente Mattarella ha ringraziato il sindaco per la sua ospitalità ribadendo l’importanza dell’amicizia tra l’Italia e gli Stati Uniti e il posto speciale che la città di New York occupa nella storia dei mutamenti sociali italiani definendola “la capitale del mondo” e “un’antologia del mondo”, luogo di di confronto per la comunità internazionale.
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