Mi viene voglia di comprarmi un castello. Voglio aiutare un po’ quel poveretto di Renzi che non sa a chi votarsi e da che parte voltarsi per trovare un elettorato che non debba pagare le tasse che s’inventa. Se mi compro un castello, posso pagare l’IMU e contribuire agli 85 milioni che Renzi intende incamerare dai nobili decaduti o da falsi nobili in auge che possiedono castelli, palazzi, ville con giardini, appartamenti con finiture di pregio. Cosa intende la sinistra PD, che ha fortemente voluto questa disposizione, per “finiture di pregio”? E’ sufficiente aver cambiato tutte le porte e le finestre di casa? Non vorrei essere declassata tra la plebe.
Dopo il governo Monti, che odiava il mare ma riuscì ad affondare fiscalmente solo le barche battenti bandiera italiana dai 10 metri in su, con il risultato di aver distrutto il nostro fiorente mercato della nautica, ora è la volta della bomba renziana sulle dimore storiche, mete del crescente turismo culturale, ma che fanno ancora soffrire d’invidia il popolo della sinistra. E bravo Renzi: ecco un atto di sinistra, il primo.
Il castello lo comprerò per un bianco e un nero, ce ne sono già un sacco in svendita sul mercato, dato che oltre le tasse sono gravati da vincoli codificati dai Beni culturali che li hanno trasformati in un pozzo senza fondo. Cioè: necessitano di spese di mantenimento continue. Ma non c’è problema, li acquisteranno i cinesi o gli arabi e ne faranno tabula rasa, poi edificheranno i soliti grattacieli per dimostrare che la storia sono loro.
Il mio castello avrà le mura ben alte, checché ne dica il papa, e non potranno essere espugnate da albanesi o nomadi vari. Mi rammarico solo di non avere il porto d’armi. Anni fa venni aggredita, gettata a terra e rapinata a Milano e il questore della mia città mi offerse il porto d’armi, aggiungendo però: “Guardi che poi deve avere il fegato di sparare per prima, altrimenti è una persona morta”. Eppure i giudici italiani tendono a inficiare il diritto di legittima difesa col giudizio di eccesso colposo, arrivando agevolmente a emettere una sentenza di omicidio volontario. E la parte lesa finisce in prigione per aver sparato a chi aveva violato la sua proprietà privata e vi stava rubando. Magari era armato, magari avrebbe agito con violenza. Il vicentino Ernesto Mattielli è stato condannato a 5 anni e 4 mesi, oltre a 235 mila euro di risarcimento, perché aveva sparato a due nomadi mentre rubavano nel suo deposito. Il bergamasco Antonio Monnella è stato condannato a 6 anni e 2 mesi per aver ucciso un albanese che stava portandogli via l’auto. Albanese è anche il ladro che martedì notte è salito a casa di Francesco Sicignano che l’ha fatto secco. Era il terzo furto che subiva. Ora la discussione è se il “povero giovane” ladro si trovasse sulle scale esterne o all’interno, perché questo cambia tutto: Sicignano diventa un omicida per aver fermato uno che stava entrando nella sua camera da letto. Entri prego, strozza prima me o mia moglie? Perché altrimenti non possiamo fare a meno di urlare…
Guarda caso, chi delinque più spesso sono albanesi e nomadi, genti che non hanno avuto un percorso di civiltà, nemmeno comunità regolate da principi morali e giuridici condivisi. Non sia mai che discriminiamo i disadattati anche se diventano delinquenti, perché la legge è uguale per tutti. Cittadini italiani a parte. Mi pento di aver esitato davanti all’offerta del porto d’armi. Ma in un paese che emette sentenze ingiuste, ho fatto la cosa giusta.
Come la mettiamo, caro Renzi? Farà pagare il canone rai anche ai nomadi? Sarebbe se non altro in linea con le trasmissioni da baraccone. L’agenzia delle Entrate accerterà che i rom, abitanti nel nostro Paese, non fanno la dichiarazione dei redditi, evadono il fisco, non pagano il canone rai, eccetera, eccetera? No, non lo farà perché i funzionari hanno paura. Come ha avuto paura quel dirigente di una banca friulana che ha intimato al cliente albanese di non usare più le carte di credito perché aveva sconfinato di migliaia di euro. Risposta: “Stai attento, ti massacro moglie e figli”. La banca gli ha rimesso il debito. Da rosso il conto è diventato bianco. Immacolato.
Ma noi viviamo in un Paese in cui il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è indagato per aver “svenduto” la banca di Spoleto e Antonio Mastropasqua, l’inquietante ex presidente dell’Inps, è agli arresti domiciliari per aver truffato il sistema sanitario nazionale falsificando cartelle cliniche dell’ospedale Israelitico di Roma. Tra lui e la moglie fino al 2014 hanno collezionato simultaneamente una cinquantina di incarichi e quindi di paghe; ovviamente senza rubare nulla, fino a prova contraria. Benché le teorie di Lombroso sulla fisiognomica criminale non siano più di moda, a uno con quella faccia non erano da fargli amministrare nemmeno i vespasiani.
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