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Beni confiscati alla mafia: lo strano caso della sede dell’assessorato regionale alle Attività produttive

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 3 mins read

Mentre i vertici del Tribunale di Palermo annunciano la revoca di tutte le nomine degli amministratori giudiziari, e mentre il governo regionale annuncia un aumento dei canoni di locazioni per fare ‘cassa’, noi proviamo a rievocare una storia che riguarda proprio la gestione dell’Immobiliare Strasburgo, la società che faceva capo ad Enzo Piazza e che è stata prima sequestrata e poi confiscata. E’ una delle società – amministrata dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara – che in questi giorni è sotto la lente d’ingrandimento per via dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Una vicenda, lo ricordiamo, che è venuta fuori grazie alle denunce, molto coraggiose, della redazione di TeleJato e, in particolare, del suo direttore, Pino Maniaci.

La storia che proveremo a raccontare inizia tra il 2009 e il 2010. Quando, per caso, veniamo a conoscenza di un passaggio della legge Finanziaria nazionale di qualche anno prima che riguarda proprio i beni confiscati alla mafia. O meglio, dei beni confiscati alla mafia che gli amministratori giudiziari affittano alle pubbliche amministrazioni: Regione siciliana, Province regionali (allora non erano ancora state abolite), Comuni e Aziende Sanitarie Provinciali (ASP). La novità, prevista dalla Finanziaria nazionale, prevede che i beni confiscati e affittati alle pubbliche amministrazioni vengano cedute, a titolo gratuito, alle stesse pubbliche amministrazioni che li hanno in affitto.

La norma contenuta nella Finanziaria nazionale è assolutamente ragionevole: che senso ha che un bene immobile gestito da un’amministrazione giudiziaria per conto dello Stato faccia pagare affitti, in molti casi onerosi, ad altre pubbliche amministrazioni? L’Italia – quando questa storia cade sotto i nostri occhi – era già entrata in crisi economica da qualche anno. Era già arrivato il tempo della spending review. Insomma, lo Stato che affitta i beni immobili ad altre articolazioni dello Stato (fino a prova contraria Le Regioni, le Province, i Comuni e le ASP sono soggetti pubblici) sembrava un’assurdità. Una partita di giro nella quale a guadagnarci, alla fine, erano solo gli amministratori giudiziari con laute parcelle!

Ricordiamo, in particolare, un edificio preso in affitto dalla Regione siciliana dall’Immobiliare Strasburgo: la sede dell’assessorato alla Cooperazione, oggi chiamato assessorato alle Attività produttive, edificio che si trova a Palermo in via degli Emiri, nel popolare quartiere della Zisa. Già tra il 2009 e il 2010 dovrebbe esistere un carteggio tra gli uffici della Regione e gli amministratori dell’Immobiliare Strasburgo. La questione, nonostante la legge Finanziaria nazionale, non trovava soluzione. Il ‘succo’ della storia era che la Regione doveva continuare a pagare gli affitti nonostante la Finanziaria nazionale avesse posto fine a questa storia. E così è stato fino all’anno scorso. Da una verifica che abbiamo effettuato, sembra, infatti, che l’amministrazione regionale abbia continuato a pagare l’affitto nonostante la previsione legislativa della cessione gratuita di questi beni alle pubbliche amministrazioni. Perché le previsioni di una Finanziaria nazionale non siano state applicate non lo sappiamo: ma tant’è.   

In quegli anni anche la ASP n. 6 di Palermo aveva preso in affitto beni immobili da società confiscate alla mafia e gestite da amministratori giudiziari. Ma di questo noi, oggi, non sappiamo nulla. Cosa vogliamo dire con il nostro articolo? Semplice: che nella storia tormentata delle società sequestrate e, soprattutto, confiscate alla mafia c’è un segmento ancora inesplorato. Le vicende che noi abbiamo ricordato – la sede dell’assessorato alle Attività produttive e gli immobili presi in affitto dalla ASP di Palermo – sono solo due casi, probabilmente non isolati.

Sarebbe auspicabile che qualche deputato di buona volontà del Parlamento siciliano presentasse un’interrogazione parlamentare per fare il punto della situazione. Anche perché, come ha messo in evidenza TeleJato, il 43% dei beni sequestrati e confiscati alla mafia fanno capo a Palermo e provincia. Insomma, non è da escludere che ci siano altri beni immobili e societari dati in affitto alle pubbliche amministrazioni della Sicilia (per esempio, anche alle Aziende ospedaliere. Beni immobili per i quali le medesime pubbliche amministrazioni abbiano continuato – e magari continuino – a pagare gli affitti agli amministratori giudiziari di società confiscate alla mafia.

Noi non sappiamo il perché – ad esempio – la Regione siciliana abbia continuato a pagare gli affitti all’Immobiliare Strasburgo per la sede dell’assessorato alle Attività produttive. Supponiamo che la Regione abbia continuato a pagare sulla base di motivazioni giuridiche. Se così non fosse, infatti, saremmo in presenza di danno erariale. Idem per la ASP 6 di Palermo e per le altre pubbliche amministrazioni siciliane che potrebbero aver pagato affitti ad amministratori giudiziari fino ai nostri giorni.  

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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