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Ecco come gli strozzini della Troika hanno derubato la Grecia con un debito per favorire le banche

C. Alessandro MauceribyC. Alessandro Mauceri
Time: 7 mins read

Da anni ormai, quando si parla della Grecia e dell’Europa, le prime parole che vengono usate sono “debito”, “crisi economica” e simili. Al massimo si è fatto un confronto tra il debito greco e l’ostinazione di alcuni Paesi, tra i quali la Germania, nel pretendere il pagamento delle somme pattuite e il fatto che proprio questi Paesi non avrebbero pagato i debiti di guerra. Un debito, quello della Grecia, che ha raggiunto cifre astronomiche (si parla di 312,67 miliardi di euro), il 61 per cento del quale è controllato dai partner dell’Eurozona in modo diretto o indiretto.

Di questo debito la parte di “competenza” del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ammonta a poco più di 21 miliardi di euro, circa il sei per cento del totale e per di più con un tasso di interesse medio del 3,4% (molto più alto della media degli altri debiti). Solo i 27 miliardi di Euro di titoli di Stato greci acquistati dalla Banca Centrale Europea (BCE) nell’ambito del programma SMP (Securities Markets Program) sono da pagare ad un tasso maggiore (del 5,1 per cento). Tassi di interesse decisamente svantaggiosi per la Grecia e favorevoli per i creditori (che hanno potuto avere le somme da prestare a costi ridottissimi).

Nessuno, però, si è mai preso la briga di approfondire un aspetto di questa storia: e cioè se questo debito fmisia giusto o illegittimo. E, soprattutto, in che modo sono stati utilizzati i soldi ricevuti in prestito, a seguito delle pressioni e delle imposizioni della Troika (FMI; BCE e Unione Europea). Domande fondamentali, soprattutto, per capire quale è stato il fine ultimo di chi ha concesso il prestito. Quesito che non riguarda solo la Grecia, ma tutti i Paesi europei ai quali FMI, BCE e banche private hanno concesso aiuti. Sempre che di “aiuti” si possa parlare…

Per rispondere a questa domanda, lo scorso aprile il Parlamento greco ha deciso di chiedere ad alcuni esperti di condurre un’analisi approfondita del debito della stessa Grecia: le caratteristiche del debito e, soprattutto, chi ha beneficiato e chi no degli aiuti internazionali. In altre parole, il Parlamento greco ha cercato di capire che fine hanno fatto i miliardi di euro che sono entrati nelle ‘casse’ delle banche elleniche e nelle tasche di chi sono finiti questi soldi.

Proprio per essere quanto più possibile oggettivi, il Parlamento greco e il presidente greco, Zoe Konstantopoulou, hanno conferito l’incarico a un team di esperti internazionali provenienti dalle maggiori università e organizzazioni europee: Bantekas Ilias (professore di una delle maggiori università inglesi), Thanos Contargyris (imprenditore ed esperto di ricerca e sviluppo e di Learning, ma con un passato nella Commissione Europea), Maria Lucia Fattorelli (coordinatrice nazionale dell’Audit del debito in Brasile), Michel Husson (statista ed economista francese: famose le sue critiche, poi dimostratesi esatte, nei confronti della politica economica adottata da Sarkozy),  Christina Laskaridis (dell’Università di Londra), Marchetos Spyros (dell’università di Salonicco), Onaran Ozlem (dell’università di Greenwich, che in passato ha lavorato all’università di Westminster, all’università di Berlino, all’università di Vienna e all’università di Istanbul), Tombazos Stavros (dell’università di Cipro), Vatikiotis Leonidas e Vivien Renaud (giurista e membro del gruppo di lavoro del CADTM in Belgio). Un panel di esperti di primissimo piano e di fama internazionale provenienti da diversi Paesi (forse proprio per scongiurare in partenza il rischio di pareri di parte) guidati dal belga Eric Tous­saint.

In soli tre mesi sono stati forniti i primi responsi (come potete leggere qui). “Il debito greco non è solo illegittimo e non sostenibile, è illegale”. A emettere questo giudizio, che non lascia ombra di dubbio su quale sarà l’esito finale del lavoro del team di esperti, è Ozlem Onaran. “Il nostro rapporto mostra che le condizioni create dal Memorandum hanno fatto sprofondare la Grecia nella depressione e hanno portato con sé una ingente crisi umanitaria. Negli ultimi anni le istituzioni del Paese non sono state più in grado di dare seguito alle necessità minime dei cittadini. Sto parlando di diritto al lavoro, alla salute e all’educazione”. 

Lo staff di esperti incaricati dalla Grecia di valutare le misure imposte dalla Troika è stato chiaro: i  “diritti umani non sono assicurati solo dalla Costituzione greca, ma anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dallo Statuto delle Nazioni Unite. Commissione Europea e Bce assieme al Fondo monetario internazionale, con l’imposizione di povertà, disoccupazione e diseguaglianza, hanno dunque violato le loro stesse regole e principi”.

bceSorge spontanea una domanda: quante volte in Italia ci si è domandato se le misure e le regole imposte dalla Commissione o dalla BCE non fossero andate ben oltre il loro diritto e non stessero violando la sovranità nazionale dell’Italia? A cominciare dall’obbligo del pareggio di bilancio (che durante la gestione Monti ha imposto una modifica della Costituzione) fino all’ultima di pochi giorni fa riguardante il Bail In delle banche (che violerebbe l’articolo 47 della Costituzione del nostro Paese).

Ma il gruppo di lavoro non si è fermato a mere considerazioni teoriche: è andato ben oltre dimostrando, numeri alla mano, quanto affermato. Dal 2010, ovvero da quando la Grecia ha cominciato ad attingere ai fondi esteri per provare a risollevare le proprie sorti, il salario medio dei lavoratori è sceso del 38% e con esso è calato il reddito delle famiglie. Per contro, nonostante le misure imposte dalla Troika la disoccupazione è aumentata e non sono più stati garantiti servizi come l’assistenza sanitaria. A livello macroeconomico, poi, il PIL (Prodotto Interno Lordo) nazionale è diminuito del 4,5 per cento.

Numeri che, di nuovo, non possono non far tornare la memoria a ciò che è avvenuto in Italia negli ultimi anni. Anche nel Belpaese le misure restrittive e impositive (e per di più adottate da governi nominati da Parlamenti eletti con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale) non sono servite a molto: il debito pubblico è aumentato considerevolmente, il carico fiscale continua a crescere, la ripresa economica tarda a farsi vedere (se mai la si rivedrà), l’occupazione non aumenta (nonostante il Jobs Act) e la disoccupazione peggiora. Tutte le norme introdotte (anzi imposte a colpi di voti di fiducia) non sono servite a colmare il gap che separa l’Italia dagli altri Paesi europei (la differenza tra il PIL del Belpaese e quello degli altri Paesi europei è aumentata considerevolmente negli ultimi anni).

Gli esperti nominati dal Parlamento greco non si sono fermati e hanno scavato ancora più a fondo. Hanno puntato l’indice su chi è stato beneficiario finale delle misure imposte e dei prestiti ricevuti dalla Grecia. In una tabella è riportato che ben 146,3 miliardi di euro (poco meno della metà del totale) di aiuti che la Grecia ha ricevuto negli ultimi cinque anni sono serviti per ripagare il debito contratto negli anni precedenti. Poco più del venti per cento è servito a ricapitalizzare il sistema bancario, e solo un decimo dei soldi concessi come aiuti alla Grecia è stato destinato a finanziare la spesa pubblica. In altre parole, la Commissione di esperti ha detto senza mezzi termini che più della metà degli aiuti concessi alla Grecia, in realtà, sono finiti nelle ‘casse’ dei creditori e delle banche greche, tedesche o francesi.

“In tale modo questi soggetti sono stati sollevati quasi del tutto dai rischi connessi al possesso di titoli di Stato. Oggi l’80 per cento del debito pubblico nazionale è detenuto da creditori pubblici: quattordici Stati membri della zona Euro, l’EFSF, il FMI e la BCE, in pratica la stessa Troika. Eppure quando fecero gli investimenti erano a conoscenza, oltre che dei benefici, dei pericoli potenziali”, ha detto Onaran Ozlem.

Un giudizio pesante anche quello riguardante i dati utilizzati per giustificare questi sistemi: un intero paragrafo è stato intitolato: “Falsificazione del deficit e del debito pubblico”. Qualunque commento sarebbe superfluo. Un modo di gestire le finanze che ha reso la Grecia succube di decisioni esterne e che le ha impedito anche la più remota possibilità di ripresa. Del resto, che la Grecia non sarebbe stata capace di restituire le somme ricevute lo si sapeva bene. E non da ora, ma addirittura dal 2010 (lo aveva detto anche il dimissionario ministro delle finanze Yanis Varoufakis).

“Già nel 2010 – ha detto la Onaran – il Fondo Monetario Internazionale aveva teorizzato l’insostenibilità del debito senza una ristrutturazione, ma Bruxelles impose le sue condizioni”. Secondo Philippe Legrain, advisor del presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso fino al 2014, gli interessi delle banche sono stati sistematicamente privilegiati rispetto a quelli dei cittadini. Secondo la Onaran, il FMI sapeva perfettamente che i prestiti non sarebbero serviti a risollevare la Grecia, ma sono stati consessi ugualmente perché finissero nelle ‘casse’ delle banche.

A leggere il rapporto sorge un dubbio: che succederebbe se tutti i Paesi debitori (e assoggettati ai dictat della Troika) facessero un’analoga analisi della situazione reale delle finanze, dell’economia e, soprattutto, dei movimenti di denaro negli ultimi anni? Che cosa accadrebbe se tutti i Paesi oggi in crisi a causa di speculazioni bancarie (non dimentichiamo che la crisi del 2007 fu originata dagli effetti a catena che seguirono il crack delle speculazioni azzardate di una società americana) si accorgessero che, in realtà, tutto quello che sono stati costretti a fare non è servito alla loro “crescita”, ma solo a permettere alle banche di far soldi?

Forse non lo sapremo mai: in nessuno dei Paesi debitori della BCE, del FMI e delle banche i presidenti o i governi hanno avuto il coraggio di nominare degli esperti imparziali (o anche solo degli “esperti”, dato che i presunti “tecnici”, fino ad ora, hanno solo fatto peggiorare la situazione). Anzi si sono guardati bene (sia prima che dopo il referendum di qualche giorno fa) dal riferire che qualcuno, in Grecia, aveva avuto il coraggio di scrivere, nero su bianco, come stanno davvero le cose …       

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C. Alessandro Mauceri

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