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May 24, 2014
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Elezioni Europee e Ucraina sotto la cappa di una nuova Guerra Fredda. La canzone Dove son finiti i fiori?

Mario Calvo PlaterobyMario Calvo Platero
Mario Platero, storia di un giornalista dinamico come la sua città, New York

Mario Calvo Platero durante un concerto a New York negli anni Settanta

Time: 6 mins read

Siamo in clima elettorale. Un clima pesante sia per le difficoltà interne di cui soffriamo soprattutto in Italia, sia per dichiarazioni minacciose del premier russo Dmitri Medvedev. Da una parte la Russia dice di aver ritirato le proprie truppe dai confini con l’Ucraina, dall’altra, dice Medvedev: ”La crisi ucraina ci sta portando rapidamente a una seconda guerra Fredda”. E’ in questo contesto e per buon auspicio, che vi propongo una interpretazione dei fatti in chiave musicale.

Nell’ottobre del 1955 Pete Seeger, ispirandosi a una vecchia ballata cosacca/ucraina, Tovchu Tovchu Mak, tramandata da Mikhail Sholokhov nella sua epopea il Placido Don, scrive i primi versi di quella sarebbe diventata una delle più grandi canzoni pacifiste di tutti i tempi: Where Have All The Flowers Gone.

Seeger, una delle grandi icone della musica folk americana, è in aereo, diretto in Ohio per un concerto. Un paio d’anni prima aveva letto il libro di Sholokhov e aveva annotato alcuni commenti e alcuni riferimenti che lo avevano colpito. In aereo li riprende e scrive alcuni versi in successione che parlano di fiori, di ragazze, di mariti e di soldati e di cimiteri. Adatta poi il testo alla musica di una vecchia canzone popolare russa “Koloda Duda”. Ed ecco che una delle 20 grandi politiche americane di tutti i tempi nasce da un testo cosacco ucraino e da una musica russa.

La versione in italiano

Mi ha sempre colpito la semplicità senza tempo dei versi anche perché questo attacco diretto alla violenza e alla battaglia era il prodotto di un popolo di guerrieri. I cosacchi avevano grandi e uniche tradizioni militari: andavano alle armi a 18 anni per tre anni di addestramento. Prestavano servizio attivo per altri dodici anni e restavano poi in riserva per altri cinque anni. Sono loro che nei secoli e dopo ribellioni storiche come la rivolta Khmelnytsky hanno contribuito più di ogni altro gruppo etnico alla formazione di una coscienza nazionale che avrebbe portato alla formazione e all’indipendenza dell’Ucraina nel 1917. I cosacchi erano schierati dalla parte dei russi bianchi, contro i bolsheviki. Ci furono sanguinose battaglie che portarono nel giro di breve a un’invasione da parte dell’Unione Sovietica.

C’è un filo narrativo poetico in questa storia, una canzone pacifista nata da un popolo di guerrieri, ripresa da uno dei più grandi musicisti americani grazie all’opera degli anni Venti di uno scrittore russo che vincerà poi il premio Nobel per la letteratura. Non mi interessano qui le polemiche fra critici ( partecipò persino Aleksander Solgenitsin) sull’autenticità dell’opera di Sholokhov.

Mi interessa invece in questo momento storico drammatico per l’Ucraina, per l’Europa, per gli Stati Uniti, per la Russia dominata da un uomo di potere autoritario il ripetersi della storia e la linearità senza tempo dei sentimenti contro la violenza, contro la perdita di libertà, contro le guerre e contro la morte di giovani.

La canzone di Seeger è stata tradotta in molte lingue. Vi sono due celebri edizioni di Marlene Dietrich e di Dalida. In America ha avuto moltissimi interpreti oltre a Seeger, le versioni più conosciute sono quelle interpretate da Peter Paul and Mary e da Joan Baez la cui sequenza e semplicità di accordi e arrangiamento è, secondo me, una delle più belle, soprattutto nella sua interpretazione con sola chitarra nel concerto al Madison Square Garden del 3 Maggio 2009 per celebrare i novant’anni di Seeger. In Italia fu tradotta in un paio di versioni alcuni decenni fa, una per Gigliola Cinquetti più letterale, un’altra per Patty Pravo, “Dove Andranno i Fiori” in cui si modificano di molto i tempi e le dinamiche originarie di Seeger. Per questo ho deciso di farne una nuova traduzione cercando di mantenere quanto piu’ possibile la fedelta’ al testo e all’impostazione originale.

Ci sono varie ragioni che mi hanno portato a riprendere a studiare il testo di Where Have All the Flowers Gone. La prima è che questa canzone risponde a un contesto molto mirato. Grazie a questa sua storia così particolare, grazie a questa sua natura multiculturale, diventa il simbolo delle “possibilità” contro le “ottusità” che abbiamo visto in azione in Ucraina.

La seconda è che sono partite le elezioni europee che si chiuderanno il 25 maggio. Proprio domenica 25 maggio il popolo ucraino è a sua volta chiamato alle urne per scegliere un nuovo presidente, elezioni che dovranno dare legittimità a un nuovo governo. Elezioni che potrebbero essere disturbate e boicottate dalla Russia. E’ di ieri la nuova minaccia strisciante di Mosca, questa volta per bocca di un esponente in altri tempi moderato, Dmitri Medvedev: ”La crisi ucraina ci sta portando a una guerra Fredda” ha detto. Una minaccia indiretta a un popolo che si appresta a votare in condizioni difficilissime.

La terza è che la storia si ripete. L’Ucraina, che ottenne l’indipendenza nel 1917 grazie principalmente all’azione dei cosacchi di Sholokov, fu già oggetto di attacchi e boicottaggi da parte russa negli anni Trenta. Fra il 1932 e il 1933, anche per punire una struttura latifondista che non rispettava i canoni della rivoluzione comunista, Joseph Stalin ‘organizzò’ una carestia in Ucraina bloccando i flussi di derrate alimentari, di attrezzi, di lavoro per i campi, di concimi e sementi. Quella storia, che sembra lontana, ha un nome, Holodomor, un isolamento assoluto, un genocidio, che fece secondo stime recenti fra i 6 e gli 8 milioni di morti fra la popolazione ucraina. Oggi la Russia minaccia di tagliare l’approvvigionamento energetico, minaccia l’invasione e il boicottaggio delle elezioni del 25 Maggio e di mettere in ginocchio un paese già colpito da gravi difficoltà economiche e finanziarie.

Come nella canzone “Where Have All the Flowers Gone”, che ho chiamato in italiano, “Dove Son Finiti i Fiori” il ciclo si ripete.

La quarta è forse la più importante. Ho colto in Italia molte voci che approvano l’azione della Russia che si riprende territori popolati da russi. Ho colto voci antiamericane e antieuropee. Voci indulgenti nei confronti di Putin, pronte a premiare l’uomo, la nazione, l’armata che si impone con la forza contro il piu’ debole.

La cosa triste è che se l’integrità territoriale ucraina sarà di nuovo violata, se le elezioni non si terranno in modo democratico, se perderanno credibilità, se si passerà al caos, nessuno muoverà un dito. Ci saranno nuove sanzioni e la violenza interna potrebbe dilagare. E dunque credo che ascoltando questa canzone in questi giorni di elezioni, di svolte, di rischi, potremo esprimere la preferenza e l’auspicio per la stabilità, la trasparenza e il negoziato. Anche per dimostrare che nonostante le nostre indiosincrasie e la ruvidità della nostra politica interna la maggioranza di noi è schierata dalla parte di Pete Seeger e del suo geniale messaggio multiculturale pervaso ahimé da un realistico pessimismo.


Dove son finiti i fiori?

(Traduzione di Mario Platero)

Un giovane Mario Platero con la chitarra

Dove son finiti i fiori, nel tempo che passa?
Dove son finiti i fiori, nel tempo che fu?
Dove son finiti i fiori?
Li han colti tutti le ragazze.
Quando mai impareranno,
quando impareranno mai?

E dove sono le ragazze, nel tempo che passa?
Dove sono le ragazze, nel tempo che fu?
Dove sono le ragazze?
Son tutte quante maritate.
Quando mai impareranno,
quando impareranno mai?

E dove sono quei mariti, nel tempo che passa?
Dove sono quei mariti, nel tempo che fu?
Dove sono quei mariti?
Tutti soldati in guerra.
Quando mai impareranno,
quando impareranno mai?

E dove sono quei soldati, nel tempo che passa?
Dove sono quei soldati, nel tempo che fu?
Dove sono quei soldati?
Tutti quanti al cimitero.
Quando mai impareranno
quando impareranno mai?

E dove sono finiti i cimiteri, nel tempo che passa?
Dove sono finiti i cimiteri, nel tempo che fu?
Dove sono finiti i cimiteri?
Sono un prato di fiori.
Quando mai impareranno,
quando impareranno mai?

Where Have All The Flowers Gone

(Testo originale di Pete Seeger)

Where have all the flowers gone, long time passing?
Where have all the flowers gone, long time ago?
Where have all the flowers gone?
Young girls have picked them everyone.
Oh, when will they ever learn?
Oh, when will they ever learn?

Where have all the young girls gone, long time passing?
Where have all the young girls gone, long time ago?
Where have all the young girls gone?
Gone for husbands everyone.
Oh, when will they ever learn?
Oh, when will they ever learn?

Where have all the husbands gone, long time passing?
Where have all the husbands gone, long time ago?
Where have all the husbands gone?
Gone for soldiers everyone
Oh, when will they ever learn?
Oh, when will they ever learn?

Where have all the soldiers gone, long time passing?
Where have all the soldiers gone, long time ago?
Where have all the soldiers gone?
Gone to graveyards, everyone.
Oh, when will they ever learn?
Oh, when will they ever learn?

Where have all the graveyards gone, long time passing?
Where have all the graveyards gone, long time ago?
Where have all the graveyards gone?
Gone to flowers, everyone.
Oh, when will they ever learn?
Oh, when will they ever learn?


Note

– Le immagini di soldati che vedete nel video sono tratte da un servizio del New York Times, pubblicato il 20 Aprile con il titolo “Photos Link Masked Men in East Ukraine to Russia” a firma di Andrew Higgins, Michael R. Gordon e Andrew E. Kramer.

– La registrazione della canzone di Seeger è stata improvvisata in redazione a New York, nello studio dove si produce ogni giorno America 24. Per questo mi vedete in giacca e cravatta. In altri tempi, un secolo fa, alle prove negli studi della Ricordi a Milano ero meno formale.

– Nel testo del video per un errore si cita l’anno di scrittura della canzone nel 1958. Ci furono varie versioni quella finale fu poi all’inizio degli anni Sessanta. Ma l’anno in cui Seeger ha la prima ispirazione è il 1955.

 

La versione originale di questo articolo è apparsa su America 24, il 23 maggio

 

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Mario Calvo Platero

Mario Calvo Platero

Mario Calvo Platero è editorialista de La Repubblica. E' il presidente del Gruppo Esponenti Italiani (Gei) di New York e della Fondazione Palazzo Strozzi USA. E' stato il corrispondente storico de il Sole 24 Ore Mario Calvo Platero is an Italian journalist who has been the US correspondent of "Il Sole 24 Ore" for over 30 years. Currently he is a columnist for "La Repubblica". He has been the President of GEI (Gruppo esponenti Italiani) in New York since 2019.

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