Una storia aziendale che inizia negli anni Settanta con una ventina di ettari di vigneti posizionati tra le colline a nord-est del piccolo centro di Campobello di Licata, nell’agrigentino. Un’impresa a conduzione famigliare, costruita da viticoltori appassionati. Giuseppina Milazzo, il marito Saverio Lo Leggio e il loro figlio Giuseppe Lo Leggio, tutti cresciuti in azienda, sono ormai da oltre undici anni alla guida della cantina, quarta e quinta generazione di viticoltori.
Oggi i vigneti si estendono per 90 ettari, sui 110 totali, in un’area attorno alla cantina denominata Terre della Baronia, che si caratterizza per una significativa varietà di suoli a cui corrispondono condizioni microclimatiche altrettanto variegate.

Le Terre della Baronia sono costituite da 8 contrade, suddivise in oltre 40 sotto-aree in modo da arrivare a una univoca corrispondenza tra vigneto, varietà e prodotto. Con un focus sugli autoctoni siciliani, i vitigni selezionati sono Nero d’Avola, Nero Cappuccio e Perricone per i rossi; Inzolia e Catarratto Lucido per i bianchi; a cui si aggiungono alcune selezionate varietà internazionali dallo Chardonnay al Sauvignon Blanc, al Viogner e al Pinot Noir.
Pioniera nell’introduzione dell’agricoltura biologica, Azienda Agricola Milazzo inizia questo percorso fin dalla metà degli anni ’80. Tra le prime a sperimentare la spumantizzazione in Sicilia e attualmente riconosciuta come una delle più prestigiose realtà vitivinicole dell’isola e non solo.
La filosofia che guida l’azienda è da sempre quella di una viticoltura artigianale, fondata sulla conoscenza della terra, della vite, sulla lavorazione manuale e sulla creatività nell’interpretare questi elementi, insieme alla capacità di sfruttare le migliori caratteristiche del clima e del suolo. Il sapiente assemblaggio di questi fattori ha accompagnato, nel tempo, le scelte enologiche finalizzate alla produzione di vini e spumanti metodo classico di eccellenza.

Del resto, quando agli inizi degli anni Settanta prende avvio quest’avventura imprenditoriale, era già una sfida. L’idea embrionale era quella di creare una realtà vitivinicola in un contesto, quello dell’entroterra agrigentino, dove si viveva di un’agricoltura in una logica di economia di sussistenza.

Si inizia così, per tentativi e felici intuizioni. La prima, e la più azzardata, fare spumante metodo classico in un punto della Sicilia che è quasi Africa. A 20 chilometri, in linea d’aria, dalla costa del Mar Mediterraneo che guarda alle coste del Nord Africa.
Un’idea perseguita con convinzione grazie al supporto tecnico di Cesare Ferrari (uno dei più autorevoli enologi esperti di Metodo Classico, tra i primi promotori della Franciacorta), che, entusiasta delle prime prove, del tutto artigianali, e dopo avere visitato queste colline e primi ettari vitati, comprende che vi può essere uno straordinario potenziale da esplorare.
Oggi l’azienda produce ben sette etichette e nell’edizione 2021 dello Champagne & Sparkling Wine Championship di Londra (il concorso internazionale più prestigioso in assoluto per le bollicine), che si è appena conclusa, ha conquistato ben 5 ori e 11 argenti. Secondo produttore italiano per numero di medaglie e tra i primi dieci produttori al mondo. Ma i primati della Milazzo sono davvero molti.
Con il Maria Costanza Bianco, nel 1991, suo anno di esordio sul mercato. Prima etichetta della cantina, viene presentato per la prima volta un blend: Inzolia e Chardonnay, che non era mai stato provato prima. Così ancora oggi questa etichetta rappresenta una pietra miliare della viticoltura siciliana e una delle etichette più apprezzate dagli estimatori di vino di tutto il mondo.
E poi ancora Bianco di Nera. E’ il 1993 quando esce la prima bottiglia di questo vino frizzante che contiene tanti primati: primo frizzante prodotto in Sicilia – Charmat Corto con metodo Martinotti- prima volta che si propone un blend con Nero Cappuccio vinificato in bianco, Inzolia e Chardonnay. E da allora un crescendo di successo tra i consumatori, un vero trend setter. Continua a guidare l’evoluzione del gusto di generazioni di amanti del buon bere, ha aperto la strada ad un nuovo filone produttivo, così oggi molte aziende siciliane hanno inserito un vino frizzante nella loro gamma prodotto.
E poi i vini rossi. Tre i varietali sui quali la Milazzo ha scritto e sta scrivendo pagine fondamentali dell’enologia siciliana. A partire dal Nero d’Avola e dall’idea perseguita con tenacia che questo varietale potesse esprimere eleganza, versatilità ed un potenziale di longevità davvero importante. Ma ancora più interessanti i risultati ottenuti con il Perricone, varietà difficile da coltivare, con una curva di maturazione polifenolica da seguire con grande attenzione, per il quale si riteneva che il potenziale d’invecchiamento fosse poco interessante. Sfida vinta con il Fondirò, un rosso profondo e longevo che fa circa 36 mesi di barrique e un lungo affinamento in bottiglia. Ed infine il Nero Cappuccio, la risposta siciliana al Nebbiolo e al Pinot Noir, elegantissimo, versatile. Un progetto partito oltre quarant’anni fa che ne fa ormai da tempo uno dei varietali protagonisti del vino rosso più prezioso della Milazzo. Il Cru di famiglia Duca di Montalbo, blend di Nero d’Avola e Nero Cappuccio, con circa quarantotto mesi di legno e un affinamento di circa dieci anni prima della presentazione al pubblico degli appassionati.
Un Palmares con oltre 450 riconoscimenti nei principali concorsi enologici internazionali, con una attribuzione significativa di medaglie d’oro assegnate a tutta la gamma dei vini prodotti.
Azienda Agricola G. Milazzo rappresenta un’idea di impresa etica e sostenibile, convinti fautori di un approccio biologico alla coltivazione della vite e più in generale all’agricoltura. Oggi ritiene che la dimensione del bio non sia più sufficiente. Il nuovo concetto cardine intorno al quale si stanno realizzando tutte le scelte aziendali è quello della “Sostenibilità”, Ambientale, Sociale e Finanziara.
Il modo in cui viene definita e attuata la gestione del vigneto rappresenta il fulcro del lavorare in modo sostenibile. Si tratta di un percorso che ha subito una forte accelerazione negli ultimi dieci anni, come ci spiega Giuseppe Lo Leggio:
“Ci muoviamo lungo due direttrici fondamentali: investimenti in ricerca agronomica e formazione continua per mantenere sempre al centro l’uomo. Oggi abbiamo a disposizione 3 campi sperimentali con varietà autoctone e internazionali, cresciute nell’arco di oltre trent’anni, che ci hanno consentito di capire quali fossero le selezioni clonali più adatte ai nostri suoli, alle micro-condizioni climatiche, per ottenere vini qualitativamente sempre più interessanti. Sono anche la nostra cartina tornasole dell’evoluzione delle nostre vigne e dei varietali sui quali abbiamo deciso di lavorare dall’inizio della nostra avventura imprenditoriale. Il confronto tra varietà internazionali e native, in particolare per i rossi, è di grande stimolo e ci ha fatto comprendere che potevamo avviare anche progetti molto ambiziosi. Un lavoro incessante che beneficia anche del valore che la ricerca scientifica può offrire. Così dal 2015 abbiamo aderito ad un protocollo – BIOPASS (Biodiversità, paesaggio, ambiente, suolo, società) – per l’analisi delle caratteristiche morfologiche e chimico fisiche dei nostri terreni. Oggi effettuiamo, ad intervalli programmati, un’analisi massiva di tutte le principali aree coltivate, utilizzando strumenti di analisi all’avanguardia e validati a livello internazionale. La strada è sempre più tracciata, non crescita in volumi ma in eccellenza”.
Nell’impianto di irrigazione sotterranea, che copre oltre il 70% dei vigneti e che si alimenta da due invasi artificiali per la raccolta di acqua piovana (un terzo in progetto), si sta implementando il sistema di controllo delle centraline di erogazione con l’installazione di sensori e tecnologia che consentirà di analizzare il fabbisogno delle singole micro aree, con l’obiettivo di garantire ad ogni pianta il suo specifico fabbisogno e tutelare ancora di più la risorsa acqua. Spiega Lo Leggio: “La seconda direttrice d’investimento, come accennavo, è rappresentata dalla nostra risorsa fondamentale: gli uomini, che costituiscono quella squadra a cui è affidata la responsabilità della gestione dei vigneti durante tutto l’anno. Per loro non solo percorsi di formazione finalizzati a migliorare il lavoro in vigna: dove il modo in cui si utilizzano mani, forbici, zappa sono cruciali per ottenere il meglio da ogni pianta, ma anche educazione al rispetto dell’ambiente, che va di pari passo con l’attenzione continua all’utilizzo di materiali biodegradabili ed ecocompatibili”.

Dall’ambiente al sociale. La responsabilità verso la comunità e la trasparenza del modo di operare e produrre sono parte del DNA della Milazzo, un impegno personale di Giuseppina Milazzo che segue tutte le procedure di certificazione aziendale. Ben 5 certificazioni ISO a cui si aggiunge il Biologico. Ed ora la sfida della sostenibilità. La cultura della responsabilità, del lavoro per obiettivi, della formazione continua, che si integrano con un contesto lavorativo nel quale si continua ad investire sui giovani. Età media degli operatori di cantina al di sotto dei trent’anni. Un quadro contrattuale sano che sostiene lo sviluppo del territorio limitando il fenomeno della fuga delle nuove generazioni. Una responsabilità declinata anche come sostegno alla comunità e alle istituzioni locali che sono impegnati nella promozione della cultura.
Un dovere sentito ed appassionato che traspare anche dalle parole di Giuseppina Milazzo: “Per noi dare supporto ad iniziative che valorizzano il nostro territorio e i nostri giovani più meritevoli, è motivo di orgoglio. Crediamo moltissimo nel potenziale di questo territorio, dove siamo nati e operiamo. Ce lo dimostrano ogni giorno anche le ragazze e i ragazzi con cui lavoriamo fianco a fianco. Sono fonte d’ispirazione e ci stimolano a perseguire progetti ambiziosi, anche percorrendo strade inesplorate e fuori dall’ordinario. Ed aggiungo, i nostri dipendenti sono si giovani, ma spesso figli, fratelli, nipoti di collaboratori che hanno o stanno ancora lavorando con noi. Penso che questo sia l’esempio perfetto del nostro modo di coniugare tradizione e innovazione, di mantenere saldo il legame con la nostra storia e tradizione, ma con lo sguardo rivolto al futuro, che significa prima di tutto salvaguardia dell’ambiente, perché solo così si costruisce eccellenza”.
Tutto ciò non sarebbe possibile se l’azienda non avesse negli anni pianificato con cura gli investimenti e messo in atto una gestione finanziaria sana e virtuosa.
Saverio Lo Leggio ne è profondamente convinto. “La nostra azienda, per mia precisa volontà, non è votata alla crescita in volumi, tutto ciò che abbiamo fatto, e tutto ciò che stiamo realizzando e progettando per il nostro futuro, è orientato alla ricerca dell’eccellenza. Produzione limitata, anche se non siamo più una piccola realtà, oggi produciamo circa 850.000 bottiglie l’anno. Ma questo è il nostro massimo. Non vogliamo andare oltre; le vigne, 90/100 ettari produttivi e la cantina, sono pensati per garantire la massima cura di ogni grappolo, di ogni pianta e di ogni vino. Siamo tutti al servizio del miglioramento continuo. Per questo non abbiamo mai avuto remore nell’investire nel miglioramento e nell’innovazione dell’attività enologica: presse di ultima generazione, pompe, sgranellatrici, serbatoi totalmente coibentati a, climatizzazione di tutte le zone di vinificazione, legni pregiati, aree sotterranee di affinamento sotto controllo per temperatura e umidità. La tecnica, quindi, al servizio dell’approccio sartoriale per la creazione dei nostri vini, che è la nostra cifra stilistica da sempre. Metodo, rigore e grandissima capacità tecnica caratterizzano la nostra equipe di cantina, il dott. Giuseppe Notarbartolo e la d.ssa Francesca Bernaschina, coadiuvati dai nostri consulenti storici (prof.Cesare Ferrari, dott. Pierluigi Donna, dott. Angelo Divittini), rappresenta un passo in avanti deciso verso la realizzazione di vini di qualità superiore”.
La filosofia aziendale che guida l’Azienda Agricola Milazzo si racchiude, in definitiva, in due concetti: lavorare nel segno della ricerca dell’eccellenza; operare in una sfida continua a superare se stessi.