Non è una novità che ai tempi in cui la terra era considerata una delle ricchezze più grandi di cui si disponeva, le campagne siciliane sono state offese dalle molteplici organizzazioni mafiose che tenevano il monopolio di larga parte dei terreni del meridione.
In anni più recenti, dopo operazioni di arresti e sequestri, queste terre sono state sottratte alla mafia e affidate ad organizzazioni che avrebbero avuto cura di dare nuova vita a questi luoghi, e così è stato.
Infatti a pochi metri da Corleone, una delle più famose città siciliane che per anni sono state legate alla mafia, nascono realtà audaci che hanno scommesso sul territorio e hanno contribuito a ripulire l’immagine dell’isola agli occhi del mondo intero.

Tra queste realtà che si sono impegnate affinché la Sicilia potesse risplendere di nuova luce, è nato nel 2008 il marchio Libera Terra Mediterraneo, il cui progetto vitivinicolo si intitola Centopassi e si occupa di vinificare le uve conferite da 3 cooperative tra Palermo e Agrigento che coltivano a vigneto la superficie dei terreni a loro affidati.
“I terreni ci vengono affidati per un periodo variabile che va dai 15 ai 30 anni ma rimangono dello Stato. Alla fine di questi anni lo Stato può farne ciò che vuole di questi terreni, li può riassegnare a noi oppure affidarli a qualsiasi altro soggetto, sempre attraverso bandi pubblici.” Ci ha spiegato Vito Rappa, agronomo e coordinatore dell’area vinicola dell’azienda.

Arrivati a San Cipirello, dove nasce la zona produttiva dell’azienda e dove Vito ci ha accolto, l’aria che si respira è quella di un luogo calmo e primordiale che ci dà il benvenuto con distese di vigneti e campi di grano, entrambe colture tipiche della zona.
Centopassi è una realtà vinicola unica nel suo genere che all’impegno sociale unisce l’alta qualità dei vini che produce.
Il nome parla a gran voce, urla la sua missione e i vini si fanno portavoce del messaggio attraverso questo coraggioso progetto.
Infatti, nonostante il titolo fortemente evocativo, Centopassi si fa conoscere prima grazie alla qualità dei suoi vini e solo dopo veniamo a conoscenza della loro missione.
Nonostante il vostro impegno sociale, Centopassi sembra essere un’azienda che prima di tutto guarda alla qualità dei vini che produce mostrandovi prima come ottimi produttori e solo dopo dichiara la vostra missione. Esistono invece molte realtà che mettono avanti il racconto della loro storia alla qualità dei vini prodotti. Cosa vi ha spinto a scegliere la strada della qualità?
“Puntare sulla storia sarebbe stato il passaggio più semplice ma era anche quello più fragile, l’unica strada possibile che guardava al futuro era quella della qualità, non c’erano altre strade per noi. Ci siamo chiesti: ‘che cosa vogliamo dimostrare al territorio?’. Questi sono terreni sottratti alla mafia che adesso noi gestiamo meglio, produciamo ricchezza per la Sicilia e realizziamo prodotti finiti di alta qualità che poi girano in tutto il mondo. Facciamo investimenti grazie ai ricavi che otteniamo dalle vendite e facciamo promozione sul territorio, è questa la vera sconfitta per la mafia.”
Allora ci siamo incuriositi e abbiamo assaggiato i vini di Centopassi.

Tra le etichette che abbiamo degustato quello che ci ha colpito di più è un vino dal carattere audace che traduce la storia di questa cantina: il Perricone, chiamato in altre zone della regione ‘Pignatello’.
Il Perricone per la sua storia è un vitigno simbolo della rinascita di un territorio, un’uva che è stata dimenticata per anni e sostituita dalle più conosciute varietà internazionali delle quali si sfruttava la grande produttività, ma negli ultimi tempi quest’uva è stata riscoperta ed è tornata ad esprimersi anche meglio di prima.
Degustiamo il Terre Siciliane Perricone IGT “Cimento di Perricone” 2018 di Centopassi.
Il colore del vino è un rosso rubino brillante con un velo violaceo che ricorda la freschezza dell’annata ancora giovane. Al naso si sentono profumi di prugne, confettura di lamponi, chiodi di garofano e tabacco biondo. Sono odori dolci e speziati che richiamano l’anima calda della Sicilia. Il gusto è avvolgente e caldo, poi nel retrogusto rimane il sapore del frutto croccante.

Centopassi nasce in un territorio per anni offeso dalla mafia e forse non è stato facile insediarsi in questo contesto. Ci sono state criticità con le quali vi siete scontrati negli anni? Come vi ha accolto la comunità del posto?
“Non ci sono state particolari difficoltà, il progetto è ormai consolidato e adesso siamo un punto di riferimento per il territorio tanto che collaboriamo con varie realtà. Tutto il nostro impegno è nel cercare di fare bene il nostro lavoro e crescere giorno dopo giorno.”
L’azienda vinifica le uve di 3 cooperative che si trovano qui in Sicilia e conferiscono il raccolto a voi che vi occupate della produzione. Immagino avrete sviluppato un protocollo produttivo per uniformare la qualità delle uve conferite, come siete riusciti ad allineare il vostro lavoro a quello delle cooperative?

“Si, abbiamo sviluppato insieme un protocollo qualitativo. Il consorzio Libera Terra è nato dopo la nascita delle singole cooperative che erano già consolidate e poi hanno seguito la linea strategica del consorzio. A volte è stato più difficile, alcune cooperative avevano un approccio diverso alla produzione rispetto al nostro perciò per camminare tutti nello stesso binario bisognava mettere dei paletti e sono nati i regolamenti di conferimento e di gestione dell’uva.
Adesso tutto il sistema si è allineato e navighiamo con lo stesso obiettivo. Ormai è difficile che l’uva arrivi da noi compromessa perché viene selezionata a monte dalle stesse cooperative che hanno capito il nostro punto di vista: se l’uva non è buona il vino non viene bene.”
Dopo aver assaggiato i vini di Centopassi e fatto quattro chiacchiere con Vito, la situazione attuale delle campagne palermitane ci sembra più chiara e palesa un forte slancio in avanti verso una grande promozione del territorio siciliano, per restituire a quelle bellezze paesaggistiche tutto il valore che in passato è stato oscurato da una grande macchia tetra che nascondeva lo splendore del meridione.