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June 7, 2016
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Lettera di una (ancora per poco) fan a Max Brenner

Il racconto della scottante delusione della nuova crêpe to go non proprio to go

Laura GamberinibyLaura Gamberini
max brenner crepe
Time: 5 mins read

Caro Max Brenner,

ti scrivo perché abbiamo un problema. Tu sai bene quanto io ti stimi, ti ho anche citato tra i migliori chocolatier di New York e lo penso davvero, non solo per la cioccolata in tazza, ma soprattutto per i dolci favolosi che si possono consumare da te, delizie mai viste prima, nemmeno nei sogni più golosi. E poi Max, sono praticamente un’azionista del tuo negozio vicino a Union Square, ho investito migliaia di dollari in gadget geniali come la siringa di cioccolato che ho portato a chiunque in Europa. Non che tu ne avessi bisogno, ma sono stata per te una sorta di brand ambassador, portando il tuo verbo e la tua filosofia del cioccolato dove ancora non erano giunti.

max brenner crepeDunque Max, è indubbio che sono una delle tue più fervide sostenitrici e ti scrivo con tutto l’affetto che ne consegue, ma devi sapere che sono molto delusa. Il fatto è che alcune settimane fa, avevo visto sul tuo profilo Facebook che lanciavi una grande novità, le tue favolose crêpes con cioccolato e fragole o con cioccolato e banane, finalmente in delle pratiche confezioni to go che tu hai brillantemente ribattezzato #FastMax. Niente di veramente nuovo, quei contenitori a triangolo in cartoncino per portarsi in giro le crêpes sono arrivati persino dalle mie parti, in una piccola e remota cittadina di provincia italiana, all’inizio degli anni Novanta, ma fino a poco tempo fa ero abituata all’idea che se volevo una tua crêpe dovevo avere un po’ di tempo per mettermi a sedere e consumarla a tavola, motivo per cui non lo facevo mai, quindi ho apprezzato tantissimo l’idea di potere finalmente consumare le tue crêpes in movimento.

Ecco Max, non so se hai mai sentito quel luogo comune per cui se Google Maps calcola che ci si mettono 15 minuti a piedi per raggiungere una destinazione, in realtà un New Yorker ne impiega 7 scarsi, avendo il tempo di fare uno spuntino, spedire qualche email, fare almeno una telefonata importante e, se necessario, fermarsi in un bagno strategico di quelli che solo chi abita qui conosce. Il fatto è che è proprio così. Qui nessuno ha veramente il tempo di sedersi a tavola durante il giorno. Si corre e si fanno tante cose contemporaneamente, alcune non strettamente necessarie. Pure quando non si va davvero di fretta, si corre lo stesso. Io ce l’ho sempre avuta nel sangue questa cosa di camminare molto velocemente, saranno anche gli anni a Milano che mi hanno addomesticata alla fretta, ma chiunque arrivi qui si deve adeguare al ritmo oppure rischia di essere travolto.

max brenner crepePoi può anche succedere di cadere. La mia prima caduta è stata la settimana scorsa. A chi non capita? Persino cadere è una cosa che devi gestire in fretta. Cadi mentre stai attraversando la strada e devi rimetterti in piedi prima che torni il rosso e soprattutto prima che il flusso degli altri pedoni ti travolga. Immaginati una che cade in Italia e la gente si ferma e si sprecano un sacco di convenevoli e “Signora mia”. Invece no, qui succede che mentre stai parlando al telefono e contemporaneamente chattando con qualcuno su Facebook e contemporaneamente mandando gli screenshot di quella chat su Whatsapp e contemporaneamente facendo stalking a qualcuno che ti piace su Instagram e contemporaneamente rispondendo a una mail piuttosto formale, tu saltelli da una parte all’altra, evitando la folla, ma non prevedi una maledetta mattonella. Cosa ci fa una mattonella in mezzo a un attraversamento pedonale? Sono i misteri di New York che la rendono tanto simile a un videogame. Resta il fatto che cadi e vieni soccorsa immediatamente dai passanti più vicini, ma a gran velocità. Non fanno in tempo a raccoglierti e rimetterti in piedi, non smettendo di camminare e a finire la frase “are you ok?” che si sono già smaterializzati. Così, tu ti ritrovi con un bel pezzo di asfalto di Madison Avenue incrostato nella ginocchia sbucciate e la gente che ti guarda come se i jeans tu li avessi rotti cadendo e non fossero stati strappati già da prima.

Insomma, Max, tutto questo per dirti che ora ho la mia piccola parte di asfalto newyorkese under my skin, ma soprattutto che qua si corre e a volte si cade, tutto in gran fretta. Per questo chiunque abiti qui, ama tanto lo street food. Qui non è una moda, ma una necessità.

Capisci bene con questi presupposti quanto potessi essere entusiasta della crêpe #FastMax o come diavolo vuoi chiamarla, basta che sia trasportabile. Sono arrivata al bancone del bar in Union Square e la cassiera aveva l’aria più seccata di una banker. Ecco, questo te lo consiglio: visto che vendi prodotti che dovrebbero rendere “felici”, magari se le persone che lavorano per te hanno il sorriso è meglio. Lei era proprio scocciata e quando le ho chiesto se la crêpe fosse veramente to go mi ha guardata come fossi ritardata, dicendomi che naturalmente al bar si ordinano solo cibi da asporto. È stata davvero brusca e maleducata nel dirmi che in ogni caso avrei dovuto aspettare almeno 20 minuti che poi in realtà si sono rivelati nemmeno 10.

max brenner crepeInsomma, alla fine mi consegna questa box con un set che comprende posate di plastica, sale e pepe (?) e un tovagliolino. Io le dico che deve esserci un equivoco perché non ho ordinato una crêpe da portarmi a casa o in ufficio, ma da consumare camminando e lei mi guarda storto e mi dice che mi ha dato le posate per questo. Io le dico che mi aspettavo la confezione che si vede sui social network ufficiali di Max Brenner da fine aprile e tiro fuori il telefono per mostrargliela, lei mi lancia l’ennesimo sguardo sprezzante e mi dice che i prodotti in vendita spesso non sono come sono rappresentati in fotografia.

Allora io Max non ci sto perché tu non puoi pubblicare una foto del genere con la domanda retorica “Come resistere?” e poi io in effetti non resisto e arrivo lì, nel tuo negozio principale, come attirata dal flauto magico, e vengo quasi insultata perché chiedo ciò per cui sono stata attirata lì. Ecco, io te l’ho detto: mi stai perdendo con false promesse sui social network, personale sgarbato, prezzi esosi anche per il cibo take away (15,19$ per una crêpe to go) e soprattutto confezioni per il take away antidiluviane che nemmeno più al Sud Italia per portarsi la parmigiana al mare. Vedi tu cosa puoi fare, non sarà difficile riconquistarmi perché la tua cioccolata rimane sempre favolosa.

Tua (ma ancora per poco perché la crêpe del Nutella bar di Eataly è a base di vera Nutella e costa pure meno della tua)

Laura

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Laura Gamberini

Laura Gamberini

Mi chiamo Laura e di mestiere scrivo, prevalentemente per la TV. Ho sempre viaggiato tanto, per lavoro e per passione. Negli ultimi anni ho chiamato casa più o meno 14 posti diversi in 7 città divise in 3 differenti paesi, distribuiti in due continenti. Ho vissuto a Ravenna, a Milano, a Bologna, a Londra, a Roma, a Padova e ho lavorato a Parigi. Ora sono a New York e quelle che vi racconto sono le mie avventure alla ricerca del succo della Grande Mela.

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