Giovanni Lamioni è decisamente animato dall’amore per la sua terra. A ottobre su queste colonne avevamo riferito della passione con cui il presidente della Camera di Commercio di Grosseto aveva lanciato il programma MaremmaWineShire.
«Perché la Maremma è un posto bellissimo» aveva detto con il tono deciso di chi non ammette repliche: questa è la patria dei butteri, i rudi cavalieri o cavallari che diedero del filo da torcere persino ai cowboys di Buffalo Bill e qualcuno doveva essere un bisnonno di Lamioni. Il quale ha anche alcuni alcuni sassolini da togliersi dalle scarpe.
«Questa vasta zona della Toscana all’estero ancora la conoscono in pochi. Dici Tuscany, e gli anglosassoni pensano a Firenze o tuttalpiù a Siena. Se scendono dal Nord, dopo Venezia e Firenze vanno direttamente a Roma. E invece qui da noi ci sono terre bellissime, sia per la natura sia per la storia e l’arte. E, non per vantarci, qui produciamo il 40 per cento della filiera agroalimentare della Toscana e, in particolare, il 60 per cento di quella zootecnica».
Sono passati pochi mesi e il vulcanico presidente ha aggiunto al progetto una parolina, in inglese: “Food”. Per dieci giorni – la manifestazione si è appena conclusa – il MaremmaWineFoodShire ha presentato agli addetti ai lavori e agli amanti delle cose buone il meglio del meglio offerto dai 21 comuni della Provincia. Non a caso all’inaugurazione c’era anche il presidente della Provincia, Leonardo Marras. E, sempre non a caso, Lamioni e Marras hanno voluto che la cerimonia d’apertura di questa Festa della Maremma si svolgesse all’isola del Giglio, una delle perle della zona.
«Perché vogliamo che la gente veda sì il relitto della Costa Concordia, la nave da crociera che ancora deturpa il nostro porto» ha spiegato il sindaco Sergio Ortelli.
«Ma noi, oggi, iniziamo a voltare pagina». Il primo cittadino ha evitato di aggiungere «… in attesa che Stato e istituzioni pubbliche intervengano» ma il concetto è stato chiarissimo a tutti. La scelta del Giglio ha anche un altro significato. Quest’isola bellissima, al 90 per cento ancora verde e selvaggia dove a girare per i suoi sentieri si perde davvero il senso del tempo, è anche un’isola particolarmente difficile, montagnosa e scoscesa com’è. Ma i suoi abitanti sono riusciti finora a domarla. Creando con il duro lavoro delle mani e del sudore i terrazzamenti, che qui si chiamano greppe, vi hanno piantato i vitigni del ceppo ansonica. Con il risultato di dar vita a una eccellente produzione di vini.
Che la filossera abbattutasi negli anni Cinquanta ha danneggiato ma, poi, la grinta maremmana ne ha avuto ragione.
«Perché a noi non ci ferma nessuno. Riusciremo anche a superare la tragedia della Costa Concordia. E quando il gigante spiaggiato sarà stato portato via, procederemo nell’obiettivo che ci siamo fissati: aumentare il numero dei visitatori del dieci per cento nel giro dei prossimi cinque anni». Impossibile non credergli.