Divertente, dissacrante pieno di aneddoti, storie, leggende della metropoli più antica affascinante, stratificata del mondo: Roma. Il documentario che vede come protagonisti Marco Giusti e Roberto d’Agostino che camminano lentamente ondeggiando sui sanpietrini alla luce dei lampioni di una Roma notturna piena di ombre e segreti, è stato presentato al Rome Film Fest. “Roma Santa e Dannata” è il titolo di questo viaggio in cui i due, come novelli Dante e Virgilio, conversano, uno mostra all’altro un luogo, l’altro fa una domanda e viene fuori una storia. “Roma è una “selva oscura” che, vista dal buco della serratura, si è indecisi se chiamare i carabinieri o gli infermieri” dice d’Agostino con quel suo spirito dissacrante, di uno che ha visto tutto e fatto tutto, nulla più lo sconvolge, da vero romano “Sappiamo tutti che a Roma tutto finisce con una pernacchia”.
I due vecchi amici attraversano i luoghi più suggestivi della Roma notturna, dalle braccia aperte del colonnato di Bernini di San Pietro, alla piazza del Pantheon alle terrazze romane, ma non raccontano La Grande Bellezza, come ha fatto Sorrentino, che di questo film è anche produttore, ma l’intreccio inestricabile di perversione e libertà, sesso e politica, religione e trasgressione. Raccontano di quando Papa Woytila, stanco delle limitazioni del Vaticano, decise di uscire in incognito per andarsi a fare una pizza e una birra a Trastevere. Vestito da semplice prete si avventurò insieme al segretario polacco. “Tornando le guardie svizzere non lo riconobbero. Brillo, cercò aiuto al commissariato di Borgo Pio, dove un piantone gli fa: “Ma come, sei il papa e nun c’hai manco le chiavi de casa? Ahò, ma che papa sei!”
Raccontano di Alberto Sordi che va a cena a casa di Gianni Agnelli. Gli servono una foglia di insalata, poi del paté de foie gras, poi un pezzetto di formaggio e lui che sta conversando pensa: va beh saltiamo l’antipasto. Poi gli portano il caffè e capisce che la cena è finita, va dall’avvocato e si lamenta: m’avete invitato a cena ma la cena dov’è? E pretende gli spaghetti. “Sordi ha incarnato in maniera naturale lo stesso disincanto di Plauto, Petronio, Giovenale e Marziale” dice d’Agostino. Ma il poeta più evocato è Belli: “Nei suoi sonetti il poeta, che come funzionario del Vaticano la sapeva lunga, commisurava senza pietà la distanza siderale tra i princìpi della Città di Dio e la pratica della Città dell’Uomo: “Caput mundi e chiavica der monno”
Chiacchierano fra loro ma chiedono anche ricordi e storie ai loro amici da Carlo Verdone a Ceccherini, Vladimir Luxuria, Enrico Vanzina, Carmelo di Ianni, Vera Gemma, Giorgio Assumma Sandra Milo. Ricordano Craxi e Moana Pozzi, e Maurizio Arena e Titti e Gianni Agnelli e Marina Ripa di Meana e così via ridendo. E il tutto in fondo con un grande amore viscerale per la città eterna da non cambiare per nessun altra al mondo.
“Sapete che diceva Chateaubriand? ‘Roma è bella per dimenticare tutto, Roma è bella per disprezzare tutto, Roma è bella per morire’”.