Si apre con lei in macchina. Ne vediamo solo gli occhi nello specchietto retrovisore, a volte le mani sul volante, la bocca. Il resto del mondo sfila sullo sfondo, sfocato. Un bell’inizio pensiamo, che ci obbliga a concentrarci a lungo sul suo sguardo, a immaginare: cosa penserà? Ma poi arriva un altro giro in macchina attraverso la città ed un altro ancora e ancora degli altri protagonisti della storia e ci chiediamo: ma l’azione in questo film quando inizia e quando si svolge? “Un Silence”, del belga Joachim Lafosse, famoso per Our Children del 2012 e The Restless del 2021, è fatto appunto di lunghi silenzi, sguardi obliqui, persone che si sfuggono, che vivono in una bellissima grande casa circondata da un parco, ma sostanzialmente si evitano. Il perché lo scopriremo poco a poco e neppure del tutto.
Nonostante il fatto che in sette, compreso il regista, abbiano lavorato alla sceneggiatura, il copione ha dei dialoghi minimi, con frasi spezzate che lasciano intendere ma non spiegano e lasciano lo spettatore alla ricerca faticosa di un filo e un personaggio con cui simpatizzare. Non lo trova certo nel signor Schaar, magistralmente interpretato da Daniel Auteuil, un avvocato di successo che di giorno difende una famiglia distrutta dall’omicidio dei figli e di notte visita i siti pedopornografici, per una “malattia” che dice sta curando, neppure nella moglie Astrid, Emmanuelle Devos, che decide di mantenere un silenzio impenetrabile sulle perversioni del marito, per amore? perbenismo? comodità? vigliaccheria? Non si capisce. Sembrerebbe quasi che Lafosse chieda: si può perdonare qualcuno, che presumibilmente si è amato, di qualcosa di terribile che ha fatto? Si può tacere sapendo che potrebbe fare del male ad altri? Interrogativi interessanti ma il film non li sviluppa non riuscendo a scavare nei personaggi a raccontarci qualcosa della loro sofferta esistenza, lasciando tutto nei confini dell’inespresso, del silenzio appunto. Anche il figlio adolescente adottato, che diventerà centrale nella seconda parte del film, non si capisce bene che rapporto abbia con il padre e persino con la madre, che provvede a lui in tutto, correndogli dietro con i soldi quando si va a divertire e lo abbraccia in modo un po’ eccessivo quando ballano abbracciati una sera. Il benessere, la vita borghese di questa famiglia, si incrinano quando un familiare decide di denunciare l’avvocato per un abuso subito 25 anni prima. Il crimine è ormai in prescrizione ma l’impalcatura perfetta con un effetto domino comincia a crollare.
Liberamente basato sul caso del pedofilo Marc Paul Alain Dutroux, che uccise i piccoli Julie e Melissa, e sul suo avvocato Victor Hissel poi condannato per detenzione di immagini pedofile, Un Silence è stato presentato al festival di San Sebastian in prima assoluta e in competizione al Rome Film Fest.