Anatre quaglie polli vitelli fagiani sogliole ostriche e caviale e poi salse e ancora salse e ogni tipo di vino e champagne anche quelli affondati nelle navi e riemersi dopo 50 anni e comprati in aste spettacolari. E i colori e i profumi, che dallo schermo non arrivano, ma si immaginano, con tutti quei fumi che si levano dalle pentole e quella delicatezza nell’odorare anche le più semplici piante dell’orto da parte dei protagonisti. I protagonisti: due cuochi, uno famoso tanto da non dover neppure più lavorare e potersi dilettare a inventare nuovi piatti, Dodin Bouffant, e l’altra, Eugenie, la sua cuoca personale, da 20 anni con lui, capace di intuire ogni sua invenzione e trasformarla in cibo per il Paradiso. Tutto è cominciato in Paradiso infatti commentano i due in un raro momento di dialogo, per lo più cucinano odorano immaginano il cibo o lo mangiano, è iniziato con qualcosa che Adamo ed Eva hanno mangiato, il cibo quindi è il motore dell’universo, concludono, dalla creazione in poi.
Questo in sintesi “La Passion de Dodin Bouffant” di Tràn Anh Hùng, il regista vietnamita naturalizzato francese, autore 30 anni fa di “Il Profumo della Papaya Verde” e poi “Cyclo” e “Norwegian Wood”. E proprio al suo primo film, che ha segnato il suo successo internazionale, il regista è tornato nella ricchezza delle immagini, nella sensualità con cui vengono toccate le foglie degli alberi e trattati gli aromi da cucina.
“La Passion de Dodin Bouffant” ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes ed è ora il candidato francese agli Oscar 2024. E’ stato presentato al Rome Film Fest nella categoria dei migliori film da vedere provenienti da altri festival. Ed è da vedere, con l’avvertenza di farlo a stomaco pieno e che non è consigliato a vegetariani anoressici bulimici e ogni altra categoria di esseri umani con un complesso rapporto con il cibo.
Ma questo, di tutti i film sul cibo di recente memoria, da La Grande Bouffe di Marco Ferreri del ’73 a Babette’s Feast, The Cook, The Thief, His Wife & Her Lover, Tampopo, Chocolat e Like Water for Chocolat, è sicuramente il più sensuale e raffinato eppure carnale e insieme artistico, ricorda i quadri di Gustave Courbet, grazie anche alla fotografia di Jonathan Ricquebourg e all’arte culinaria dei cuochi che hanno effettivamente preparato i piatti come vere opere d’arte: i tre stelle Michelin Pierre Gagnaire e Michel Nave.
Tratto dal romanzo del 1924 di Marcel Rouff “L’Epicureo appassionato” il film è interpretato magistralmente da Juliette Binoche e Benoit Magimel, già in passato compagni di vita. E’ il 1885 e Dodin e la sua cuoca Eugenie vivono in una casa meravigliosa nella Loira di cui scopriamo a fondo la cucina, meno la sala da pranzo e le stanze da letto. I due mantengono camere separate, ma Dodin si reca spesso a fare compagnia a Eugenie e nel tempo i due oltre all’amore per il cibo condivideranno l’amore l’uno per l’altro. Fino a che punto lo scopriremo alla fine. Ma la storia è solo un veicolo per il trionfo del cibo della tradizione francese, alla maniera di Auguste Escoffier.
Emmanuel Salinger, Patrick D’Assumçao, Frédéric Fisbach e Jan Hammenecker interpretano gli amici di Dodin che con lui condvidono la tavola Galatea Bellugi è la aiuto cuoca Violette.