Ci vuole tempo per apprezzare le qualità di Veuve Clicquot, l’ultimo film di Thomas Napper presentato fuori concorso al Festival di Roma dopo aver debuttato al Festival di Toronto. Di più di quanto serve a gustare lo champagne creato di proprio dalla vedova Clicquot, la Veuve Clicquot di cui racconta il film. Sembrerebbe solo una appassionante storia d’amore filmata con tutti i requisiti del film romantico, stile sorelle Brontë, con le luci, i paesaggi, le atmosfere magiche dei vigneti francesi ai tempi di Napoleone. I costumi meravigliosi e il viso perfetto di Haley Bennett (The Magnificent Seven, The Equalizer, Till, Cyrano) nei panni di Barbe Nicole, la protagonista. I capelli indomiti e il viso irregolare di Tom Sturridge (non a caso Lord Byron in Mary Shelley) nel ruolo del marito François. Ma via via che la storia si dipana attraverso flashbacks e ritorni al difficile presente, si trasforma nel racconto singolare e affascinante di resilienza, coraggio e intuizione femminile. “Quando lottano per sopravvivere – dice la protagonista dei suoi vitigni – sviluppano la loro forza, diventano di più quello che dovevano essere.” Una frase che riassume la storia di questa donna vissuta fino a 89 anni, in mezzo alle sue vigne e al suo celebre vino.
“Quello che mi ha attratto della sceneggiatura è proprio il percorso compiuto da questa donna – mi ha spiegato Haley Bennett, tutta vestita di raso bianco con una corona di fiori sui lunghi capelli – da timida e dipendente a forte, risoluta, imprenditrice autonoma. Penso di aver compiuto io stessa questo percorso. mi interessava il suo viaggio alla scoperta di sé anche attraverso il contatto continuo con la natura con la sua capacità di ricucire il dolore la sofferenza, e attraverso la sua creatività nell’immaginare nuovi aromi per il suo champagne.”
Così giovane ha già compiuto questo viaggio? le chiedo. “Non sono poi così giovane come sembro – mi dice la 35enne Haley – e penso di avere vissuto già molte vite. Io ho sempre avuto paura di ascoltare la mia voce profonda, di fidarmi del mio istinto, pensavo di non avere peso e non esprimevo il mio pensiero oppure chiedevo conferme agli altri. Ho prodotto un film che si intitola Swallow e chiedevo sempre al mio produttore il suo parere, quella di un uomo che confermasse la mia. Ora non mi interessa più l’opinione degli altri, anche se non vi piace quello che dico o i film che faccio non mi interessa, certo preferisco piacere a tutto il mondo, ma vivo bene anche senza l’approvazione degli altri.”
Il film inizia con un funerale. E’ il 1805 e dopo soli 6 anni di matrimonio François muore lasciando una moglie 27enne, Barbe Nicole, e una bimba Clémentine. I due si erano sposati per accordi fra famiglie, come vigeva all’epoca, ma si erano poi innamorati perdutamente. “Sembra impossibile che possa crescere qualcosa su questo terreno ora – pensa lei accompagnando il carro funebre – Un grande silenzio è piombato sulle vigne, la tua assenza è ovunque.”
Il signor Moet (del celebre champagne) le offre immediatamente di comprarle i vigneti, lei rifiuta in nome del sogno del marito e si avvia a combattere da sola contro il tempo inclemente, la guerra al confine delle sue terre, le leggi napoleoniche che vietano la vendita all’estero del vino francese, ma soprattutto il pregiudizio maschile, patriarcale, atavico nei confronti delle donne.
Prodotto da Joe Wright (compagno di Haley Bennet che l’ha diretta in Cyrano), il film è sicuramente un grande spot pubblicitario per lo champagne, ma è magnificamente girato, interpretato splendidamente da Haley Bennet, la storia di crescita della protagonista è molto interessante e alcune frasi molto poetiche caratterizzano la sceneggiatura. Quanto c’è di vero e quanto di inventato nel film? chiedo al regista Thomas Napper.
“Ci siamo presi delle libertà poetiche, ma il film è tratto da una biografia di Tilar J. Mazzeo (The Widow Clicquot: The Story of a Champagne Empire and the Woman Who Ruled It ndr) ed è basato sulle migliaia di lettere che la vedova Clicquot ha lasciato quindi il suo pensiero ci era molto chiaro. Ci siamo innamorati del progetto, io ho ricevuto la sceneggiatura di Erin Dignam dalla produttrice Christina Weiss Lurie e sono rimasto affascinato dal personaggio.”