Un nuovo colpo di scena e il film censurato The Antique, titolo originale Antikvariati, è stato proiettato alle Giornate degli Autori al Festival di Venezia. Doveva essere presentato il 28 e 29 e tutti gli interpreti, regista, produttore, erano venuti in città dalla Georgia per essere presenti, 25 persone, ha sottolineato la regista, Rusudan Glurjidze, molto emozionata, ma un provvedimento del tribunale ne ha bloccato la visione. Un contro provvedimento d’urgenza l’ha permessa. E quella che doveva essere l’ultima proiezione è stata la prima, oggi. E il pubblico ha molto applaudito la regista presente in sala che ha detto: “Ci sono solo io qui, oggi, con mio marito – mentre la figlia piccola divertita cercava di rubarle il microfono – ma sono felice che abbiamo vinto contro la censura. Lotteremo fino alla fine, non cederemo mai. Spero che questo film venga mostrato in molti festival e ringrazio la squadra che ha lavorato con me e il mio paese, che è sempre nel mio cuore.”

La richiesta di sospendere le proiezioni al Festival del Cinema era venuta dalle tre compagnie minoritarie di coproduzione, russa, croata e cipriota per infrazione del copyright, e il tribunale di Venezia aveva emesso un provvedimento, contro la casa di produzione maggioritaria del film, la georgiana Cinetech, che inibiva a quest’ultima l’utilizzo del film. Ma un altro giudice, grazie al ricorso d’urgenza dell’avvocato Fabio Moretti, ha autorizzato la proiezione.
Il presidente delle Giornate degli Autori, Francesco Ranieri Martinotti, l’ha definito “un atto di giustizia verso l’arte del cinema, il talento degli autori selezionati nelle nostre giornate. CI siamo tutti battuti noi della commissione selezionatrice, perché il film potesse essere proiettato a Venezia e ci siamo riusciti.”

The Antique è ambientato nel 2006 e racconta la deportazione dei cittadini georgiani dalla Russia, fatti drammatici valsi a Mosca una condanna europea per violazione dei diritti civili, come ci fanno sapere subito i titoli di testa. Durante il film sentiamo anche la voce di Vladimir Putin che alla radio spiega la formazione dello stato della Georgia con la protagonista georgiana che commenta che non è affatto così, elementi che lascerebbero pensare ad un film fortemente politico, un forte atto di accusa nei confronti del Cremlino. Ma per due terzi di Antikvariati la storia ha un andamento diverso.
Due sono i personaggi principali: un anziano russo, Vadim Vadimovic, interpretato da Sergey Dreiden, ed una giovane georgiana, Medea, l’attrice dallo sguardo profondo Salome Demuria. Due caratteri e culture molto differenti che si ritrovano a condividere un appartamento ricco di oggetti antichi. “Sembra l’Ermitage”, commenta l’agente che cerca di venderlo e che infine lo vende proprio a Medea nonostante la casa abbia la clausola della nuda proprietà e lei debba condividere le stanze con il proprietario. “Ma non ho che cinque anni di vita al massimo”, assicura lui.
C’è un altro protagonista, Lado, Vladimir Daushvili, il fidanzato di lei, assente e poco affidabile, e sarà proprio lui, impegnato in un commercio di oggetti antichi trafugati dalla Georgia, a finire in una delle retate che hanno deportato i profughi georgiani.
Solo allora, il film racconta l’altra storia, quella che dovrebbe essere la principale, secondo le didascalie iniziali e quella per cui Antikvariati è stato censurato. Il film lascia quindi perplessi perché poetico, con una magistrale interpretazione di Sergey Dreiden, da poco scomparso, dei meravigliosi scorci di San Pietroburgo sommersa da una grossa coltre di neve, ma non così diretto e veemente quanto la censura sembrava indicare.
Antikvariati è stato sceneggiato dalla stessa regista e da “Anonymous” e si pensa che dietro questa dicitura si nasconda qualcuno di molto molto famoso.