Per non dimenticare. Perché non succeda di nuovo. Il regista brasiliano Walter Salles ha portato alla Mostra del Cinema di Venezia una storia forte, di sentimenti, di resistenza. Ainda estou aqui è la storia di una famiglia, e in particolare di una donna, che ha attraversato la recente storia del Brasile pagando un prezzo altissimo e continuando a lottare. Si svolge a Rio nel 1971, in una città e un paese schiacciato dalla dittatura militare. Un padre di famiglia, l’ex deputato laburista Rubens Paiva, viene portato via con la forza. Non tornerà mai più e questo cambierà completamente il destino dei cinque figli e della fortissima madre Eunice Paiva. Walter Salles ci ha messo sette anni a realizzarlo dopo aver letto il libro del figlio, Marcelo Rubens Paiva. Quella storia lo ha commosso profondamente, ci ha detto in una intervista dopo la proiezione. Conosceva quella famiglia è amico di infanzia di una figlia, venuta anche lei a Venezia ad accompagnare il film. La loro casa era incisa nella sua memoria e l’ha riprodotta fedelmente nel film.
Era un film che doveva fare perché “il Brasile proprio di recente ha virato pericolosamente vicino alla distopia degli anni Settanta – ci ha detto in un’intervista dopo la visione del film – E’ la storia di una famiglia che soffre, le famiglie soffrono, che siano in Brasile, Ucraina, Israele o a Gaza. La dittatura brasiliana è finita drammaticamente, dopo 21 anni e quando la democrazia è tornata il primo presidente ha fatto crollare il paese in una fase ancora più caotica e noi abbiamo cercato di concentrarci sul presente ma ho sempre avuto la sensazione che mancasse un passaggio che dovessimo guardare indietro, non dimenticare. Il libro di Marcelo mi ha permesso di farlo perché ricostruisce la memoria della sua famiglia ma anche della dittatura militare. io ero in lacrime quando l’ho finito ed ero intimidito non pensavo neppure potesse diventare un film perché il libro era così bello, i libri sono spesso molto meglio dei film quindi ho cercato di mantenermi molto vicino all’originale e l’ho fatto grazie a questo straordinario gruppo di attori.
Parliamo degli attori: Fernanda Torres è la protagonista e sua madre Fernanda Montenegro la protagonista anziana: come è stato dirigere due grandi attrici che sono madre e figlia?
E’ stato un dono speciale averle entrambe nel film. Con Fernanda Torres avevo fatto il mio primissimo film, Foreign Land del 1995, in questo Fernanda è più che l’attrice principale, la considero una coautrice. E di Fernanda Montenegro cosa posso dire? Ha elevato Central do Brasil (film del 1999 di Salles candidato agli Oscar come miglior film straniero ndr) e tutti noi ci siamo sforzati di arrivare alla sua altezza.
Torniamo alla storia della famiglia e del Brasile…
Eunice era parte di questa famiglia progressista come ce n’erano nel Brasile della Bossa Nova un paese in grande fermento culturale artistico, poi c’è stata la guerra fredda. E il Brasile è stato parte di una politica globale. I primi 30 minuti di film non sono utopici sono il brasile che era e avrebbe potuto continuare ad essere, il brasile creativo con i suoi criteri estetici con un futuro luminoso e tutto si è perso e quella famiglia perfetta felice, che rivedi nei filmini originali sui titoli di coda non c’è stata più. Il marito di Eunice è stato portato via dai militari e lei si è reinventata, la casalinga agiata è diventata una professionista. Non ha tempo per l’autocommiserazione, deve andare avanti in silenzio. E si iscrive all’università a 46 anni, facoltà di legge, inizia a fare l’avvocato mentre il Brasile comincia a ricostruirsi e lotta per la difesa delle popolazioni indigene perché vede che contro di loro vengono compiute le stesse nefandezze che erano state fatte alla sua famiglia, e che vengono fatte ai neri, ai poveri.
Diceva che questo film era necessario…
Ho una segreta paura che qualcosa di simile possa succedere di nuovo perché da noi c’è stato il ritorno di Lula ma nel resto del mondo, sono stato di recente in Francia per lavorare alla post produzione del film, e l’estrema destra ha quasi vinto. Nelle ultime elezioni in Germania c’è stata l’avanzata della destra. Insomma io penso che l’unico vero antidoto sia l’informazione, che le persone informate votino meglio ecco perché la prima cosa che fa l’estrema destra quando va al potere è cercare di distruggere l’informazione, l’arte e l’educazione.