I suoi quadri sono in mostra alla Biennale d’Arte a Venezia, a Palazzo Bembo, fino al 24 Novembre, il documentario su di lui, Blue: The Life and Art of George Rodrigue, è stato mostrato in anteprima a Palazzo Michiel. A dieci anni dalla sua scomparsa l’artista di New Orleans George Rodrigue emoziona con i suoi quadri sulla Louisiana e i suoi famosissimi Blue Dogs. Presenti ormai ovunque, dalle case dei potenti e dei famosi, ai cartelloni pubblicitari di Absolut Vodka, i cani blu, un po’ comici un po’ destabilizzanti con i loro occhi sgranati che sembrano farti mille domande, tutte spiazzanti, sono il segno artistico di Rodrigue come il barattolo di Campbell Soup lo è di Andy Warhol.

La storia di questo straordinario e originalissimo artista, che prima della evoluzione pop era stato definito il Rousseau della Louisiana da Le Figaro, viene raccontata nel documentario televisivo Blue: The Life and Art of George Rodrigue, realizzato dalla televisione di New Orleans, che andrà in onda negli Stati Uniti a dicembre. Pittore per caso, Rodrigue non avrebbe mai iniziato a disegnare se non si fosse ammalato di polio a otto anni e la madre per distrarlo non gli avesse comprato dei colori. Figlio di un muratore, nato nel 1944 nella piccola cittadina di New Iberia in Louisiana, Rodrigue ha studiato all’Art Center College of Design di Pasadena ma è tornato presto nella sua Louisiana. “Quella cultura stava scomparendo – dice in una intervista di repertorio usata nel doc – io volevo conservare quella eredità e ho cominciato a dipingere le persone che conoscevo.”

Persone poi paesaggi, riproduzioni di vecchie foto dei suoi avi e della loro vita fra quelle terre. Rodrigue dipingeva sempre con il suo piccolo cane a fianco, Tiffany, e quando nel 1984 gli è stato chiesto di rappresentare un piccolo mostro per una collezione di storie Cajun, si è ricordato del cane fantasma delle storie che la madre gli raccontava da bambino, un cane scuro che compariva nelle foreste buie e nei cimiteri, il loup-garou, della lingua locale. Lo ha dipinto, con le sembianze di Tiffany, ma di colore blu. ne ha appeso qualche versione nella sua galleria di New Orleans e si è accorto che la gente ne era colpita così ha iniziato a cambiargli lo sfondo, i dettagli, a reiventarlo, inserirlo nei suoi paesaggi. Erano gli anni ’80, e piano piano questo cagnetto dagli occhi sgranati gialli è diventato il protagonista assoluto, in ogni possibile interpretazione, di tutti i suoi lavori. I Blue Dogs sono diventati famosi in tutto il mondo. Oggi si trovano alla Casa Bianca, nel salotto di Woopy Goldberg, e di Tom Brokaw, persino in quello televisivo della fortunata serie Friends. Clinton e Gore sono rappresentati con accanto un cane blu. Gorbachev ha voluto un ritratto di Rodrigue, Ronald Reagan ne ha avuto uno sul suo cavallo bianco.

“La televisione di New Orleans ci ha cercato lo scorso anno per realizzare questo speciale su mio padre – ci ha detto Jacques Rodrigue, il figlio dell’artista che con il fratello dirige la fondazione dedicata al padre – e noi gli abbiamo messo a disposizione tutto l’archivio. E quando la Biennale ci ha comunicato che avrebbe esposto 12 suoi quadri che riassumono tutto il suo arco creativo, abbiamo pensato che fosse l’occasione giusta per l’anteprima del documentario.”
Rodrigue non è stato solo un cantore della cultura cajun, con il tempo è diventato un sostenitore dell’accesso all’arte per tutti i bambini della Louisiana. La fondazione Rodrigue, creata da lui nel 2009, ha donato più di $500,000 in borse di studio agli studenti liceali e i materiali con il programma George’s Art Closet. E quando l’uragano Katrina ha distrutto New Orleans ha donato 2 milioni di dollari per la ricostruzione.