Marco Bellocchio ritorna con il secondo capitolo del cortometraggio di Se posso permettermi, realizzato durante l’edizione 2023 del corso di alta formazione in regia cinematografica “Bottega XNL – Fare Cinema”, nella selezione Fuori Concorso all’81esima edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Anche nella seconda parte dell’omonimo cortometraggio del 2019( realizzato da Marco Bellocchio insieme agli allievi di “Fare Cinema” a Bobbio) Bellocchio e la sua troupe hanno realizzato l’opera coinvolgendo gli allievi in un intenso percorso che li ha portati dalla preparazione delle riprese fino al lavoro sul set. Il progetto, nato quasi per caso, è stato descritto dallo stesso Bellocchio come il risultato di una combinazione di circostanze favorevoli e incontri fortuiti, che hanno permesso di creare qualcosa di unico: un gioco collettivo in cui ciascuno ha potuto dare il proprio contributo, anche se breve ma intenso.
Le location scelte sono state il cimitero di Bobbio e la storica casa de I pugni in tasca, primo storico lungometraggio di Bellocchio del 1965. Un set epico, luogo simbolico per il cinema italiano. “È una casa piena di vita dei grandi italiani del passato”, dice Bellocchio, quasi come se volesse rendere omaggio a una tradizione cinematografica che lui stesso ha contribuito a costruire.
Il cast del sequel vede la partecipazione di volti noti come Rocco Papaleo, Filippo Timi, Barbara Ronchi, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Gifuni ed Edoardo Leo. In questa seconda parte la storia riprende tre anni dopo la morte della madre di Fausto, il protagonista, interpretato da Fausto Russo Alesi. Fausto fedele al suo inconfondibile carattere, non riesce a trattenersi dal dispensare quei giudizi taglienti e imprevedibili, sempre anticipati da un cortese e quasi disarmante “se posso permettermi…”. Questa frase, che dà il titolo all’intero progetto, è la chiave di lettura del personaggio e della sua ironica visione del mondo.
Ora, sommerso dai suoi amati libri di Letteratura e Poesia, Fausto è intrappolato nella casa materna, mentre i debiti e l’incapacità di sostenersi lo costringono a considerare l’impensabile: vendere la casa che ha custodito così a lungo.
La giornata raccontata nel cortometraggio è popolata da una processione di personaggi che si avvicendano nella casa, tutti accomunati dal desiderio di impossessarsi di ciò che resta della vita di Fausto. Dall’agente immobiliare ai possibili acquirenti, dal capitano dei Carabinieri al parroco, fino a un misterioso uomo che propone di traslare le salme di famiglia in casa, ogni visita porta con sé una proposta sempre più surreale. E infine, nella notte, una coppia di ladri entra nella casa, ma Fausto, impassibile, li sorprende davanti a una cassaforte simbolica, ormai vuota. In un paradosso tipicamente bellocchiano, li tranquillizza: “Non c’è più nulla, tutto venduto”. La notte si conclude con un dialogo che li accompagna fino al sorgere del sole, quando i ladri se ne vanno, salutati dal rumore del caffè sul fuoco.
Bellocchio descrive questa seconda parte come un saluto, “triste e divertente”, a una casa carica di ricordi. Una casa che ha visto crescere il suo cinema e che ora diventa il simbolo di un commiato definitivo. Fausto, con la sua presenza stanca ma risoluta, sembra dirci che quel lavoro culturale non è mai finito, continua a vivere, sia dentro che fuori dal grande schermo, in ogni immagine che ci lascia in eredità.
Durante l’81ª Mostra del Cinema di Venezia, Marco Bellocchio ha ricevuto il Premio Robert Bresson per la sua esplorazione del significato spirituale della vita. Nonostante la sua distanza dal cattolicesimo, ha sottolineato l’importanza del dialogo tra credenti e non credenti.