Film sulla guerra e sulla pandemia, temi quantomai attuali. Eppure Campo di Battaglia di Gianni Amelio è un film sulla Prima Guerra Mondiale, sugli orrori di un conflitto che ha fatto milioni di vittime, e sulla Spagnola, la peste che ha mietuto oltre venti milioni di morti nel mondo.
Tratto liberamente da La sfida di Carlo Patriarca, libro a metà fra il saggio e il romanzo spiega lo sceneggiatore storico di Amelio, Alberto Taraglio, che sulla sceneggiatura ha lavorato mesi nella cucina del regista, il film è stato presentato in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia. Racconta la storia di due ufficiali medici, due amici d’infanzia che lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Uno, Stefano, interpretato da Gabriel Montesi, è intransigente, patriota, pensa che appena in grado di stare in piedi anche con mutilazioni e ferite i soldati devono tornare al fronte. L’altro, Giulio, ovvero Alessandro Borghi, ha dei dubbi, si chiede se non sia meglio una vita da mutilato che una non vita, la morte al macello delle trincee. E a suo modo cerca di intervenire.

“Io sono contro la guerra, profondamente, eppure non so se mi comporterei come il mio personaggio del film – commenta Alessandro Borghi in conferenza stampa – e il film è importante proprio per questo: perché ci pone di fronte a dei dilemmi di coscienza, di morale, ci obbliga a farci delle domande. c’è una tematica in particolare che mi sta a cuore, ed è la relatività del giusto e dello sbagliato. Il mio personaggio viene presentato come il buono della storia, ma alla fine non sai se lo sia veramente.”
Personaggio complesso quindi, ma la più grande soddisfazione per Borghi è stata lavorare con Amelio. “Non ho mai conosciuto nessuno come lui, è stato la benzina del processo creativo del film. Prima delle riprese andavo da lui a parlare dei personaggi e Gianni mi chiedeva cosa pensassi di questo o quello, è il suo modo di responsabilizzarti. Quindi prepari molto il ruolo prima, ma poi durante le riprese lui ogni giorno arriva e cambia le battute o l’azione. E’ un bel modo di rimettersi continuamente in gioco. Un processo così vivo, creativo, che mi ha fatto riscoprire la bellezza del cinema, ormai fatto troppo di numeri, piattaforme e cose simili.”
“Io ho questo modo di lavorare che è viscerale – dice Amelio – io non penso, non racconto i temi che vanno di moda. Io e lo sceneggiatore ci mettiamo al lavoro e fingiamo di scrivere sei-sette versioni della sceneggiatura, ma poi il film sarà un’altra cosa. E gli attori lo sanno e la mattina al trucco aspettano il foglietto con i cambiamenti, se non fosse così penserebbero che sto male.
Questo è un film di guerra senza immagini di guerra – prosegue – oggi quelle immagini ci sembrano irreali, le vediamo troppo, dalla televisione. Le immagini di morte vengono consumate in situazioni che non sono per fortuna quelle della sala cinematografica che per me è il tempio della goduria, bisognerebbe entrare togliendosi le scarpe, il cappello, pronti a ricevere delle emozioni. A casa invece si cena, si parla, si fa la vita di sempre e in tutto questo entrano le immagini di guerra: questo provoca una assuefazione terribile che non ci permette di ragionare. Questo è un film che non va visto in televisione ma in una sala cinematografica, non è un film di guerra, ma sulla guerra e questo ne aumenta la forza emotiva.
Ho avuto la fortuna di lavorare con questi tre attori meravigliosi (Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Roselini) e un gruppo sterminato di attori che dicono magari solo una battuta ma che ho trovato in giro per tutta l’Italia perché parlino la loro lingua. Dicono solo una battuta ma sono importanti come quello che in fin di vita chiede che la sua lettera venga letta in Chiesa e che siccome bestemmia per le atrocità che ha visto si domanda se anche per lui ci sarà il camposanto. No, le salme di quei malati verranno bruciate in un grande rogo. Non valgono una seppellitura. E’ la guerra, bellezza, ma forse noi potremmo fare qualcosa, sembra dirci Gianni Amelio.
Nelle sale italiane dal 5 settembre.