Una storia liberatoria per le donne, dice Nicole Kidman del suo ultimo film Babygirl, presentato alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia. Controversa storia di una donna di potere, Romy, Ceo di una azienda di robot, che si fa travolgere dal desiderio per il suo stagista, Samuel, interpretato da Harris Dickinson. Il film è erotico, come non se ne vedevano da tempo, ma visto da una ottica femminile, perché regia e sceneggiatura sono dell’olandese Halina Reijn.
“Mi sono sentita protetta dal fatto di essere nelle mani di una regista – ha spiegato l’attrice – cerco sempre di più di lavorare con donne per bilanciare questa enorme differenza che ancora esiste nel cinema. Il film è chiaramente sul desiderio, sui desideri repressi, la verità, il potere, il consenso, è stato molto liberatorio interpretare questo personaggio ed è stato possibile perché mi sentivo libera nelle mani di Halina.”
Molte sono le scene di sesso, i primi piani sul viso della Kidman e le scene in cui il suo corpo nudo, lungo, bellissimo, diafano, viene esposto. “Ma non mi sono sentita mai sfruttata. Quando faccio un film do tutta me stessa al personaggio non mi preoccupo di quello che comporta se mi sento rilassata sul set in sintonia con regista e gli altri. E l’ambiente era estremamente rilassato.”
“Abbiamo avuto un coordinatore delle scene di intimità – aggiunge il coprotagonista, il giovane Harris Dickinson (il modello di Triangle of Sadness) – io e Nicole ci eravamo incontrati ad un evento e poi parlati su zoom ma la vera conoscenza è avvenuta prima delle riprese in una sala di New York dove abbiamo trascorso alcune ore a parlare.” “Il modo migliore per stabilire una connessione fra attori – aggiunge Kidman – questo è un film che mi espone, mi rende vulnerabile e impaurita di fronte al mondo, ma farlo con queste persone è stato molto delicato e intimo. Ora sono un po’ nervosa, mi sono detta: spero di non tremare.”

Non tremava e sembrava anzi molto sicura e in sintonia con il resto del cast compreso Antonio Banderas che interpreta il marito tradito, quello che in tanti anni non riesce a farle avere un orgasmo.
“Parliamo di orgasmo femminile, attenzione uomini – sottolinea la regista – perché ancora questa parte della sessualità femminile è tutta da raccontare. Il film vuole dire alle donne che va bene accettarsi anche per i nostri lati oscuri, quelli segreti, tutti quelli di cui siamo costituite. E rispetto ai film del passato dove le trasgressioni femminili venivano punite alla fine, come in Fatal Attraction per esempio, io sono cresciuta in una famiglia che non mi ha insegnato che c’è il bene e il male va punito, quindi non punisco le donne.
“Non penso che il film esprima un giudizio, ognuno può interpretarlo come vuole – spiega Nicole Kidman – io ho aderito perché voglio esaminare le donne sullo schermo, cosa significa essere umano in tutti i suoi aspetti.”
Esaminare le donne è un obiettivo che l’attrice si è data da tempo; da Eyes Wide Shut a To Die For, da Birth a The Paperboy, alla serie Big Little Lies, ha esplorato relazioni con ombre, desideri pericolosi, l’eros che si accompagna a un senso di distruzione. In Babygirl la protagonista mette a rischio la carriera, la famiglia, il rapporto con il marito, ma è proprio questo senso di pericolo ad attrarla, il dominio perverso che questo giovane esercita su di lei è più soddisfacente del rapporto rispettoso e quindi noioso con il marito.
Prodotto da A 24 il film sarà presentato al Festival di Toronto e uscirà in America il 25 dicembre.