Ancora oggi, oltre mille bambini attendono di riabbracciare i loro genitori, da cui sono stati separati anni fa nel tentativo di entrare negli Stati Uniti. Sono loro le vittime della politica di “tolleranza zero” introdotta dall’amministrazione Trump nel 2018.
Il regista Errol Morris, vincitore del premio Oscar per The Fog of War, presenta fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia il suo ultimo lavoro. Separated adotta un approccio investigativo per indagare le radici di una delle decisioni più controverse dell’amministrazione Trump: la politica di separazione delle famiglie migranti al confine tra Messico e Stati Uniti. Oltre 5.000 bambini sono stati strappati dalle braccia dei loro genitori e condotti in “strutture speciali di detenzione”, vere e proprie gabbie, mentre gli adulti venivano sottoposti a procedimenti penali. Alcuni di questi bambini erano persino neonati.
Il documentario è ispirato al libro Separated: Inside an American Tragedy di Jacob Soboroff, corrispondente politico e nazionale per NBC News, che ha dedicato anni a coprire le questioni legate all’immigrazione e al confine durante l’era Trump. Soboroff, oltre a essere uno dei produttori esecutivi del film, appare anche come testimone diretto degli eventi narrati.
Separated sostiene che l’intento principale era di generare “un orrore così insopportabile per le famiglie migranti, un trauma così devastante nel vedere i propri figli portati via, che la notizia si sarebbe diffusa rapidamente in America Centrale e nelle altre regioni di provenienza dei migranti”, spiega il regista.
Nonostante gli avvertimenti dei legali del governo, che mettevano in guardia sul potenziale conflitto di questa politica con la Costituzione degli Stati Uniti, il Segretario della Sicurezza Interna, Kirstjen Nielsen, scelse comunque di apporre la sua firma. “L’obiettivo non era solo quello di dissuadere l’immigrazione, né di far rispettare la legge. ma un vero e proprio messaggio di paura, volto a scoraggiare chiunque anche solo pensasse di attraversare il confine con gli Stati Uniti. La crudeltà non era un effetto collaterale, ma l’essenza stessa della strategia adottata”.
Come in altre opere di Morris, come The Thin Blue Line, Wormwood e The Pigeon Tunnel, anche in Separated si assiste a una suggestiva dualità. Da un lato, ci sono le testimonianze dei funzionari degli uffici immigrazione, che svelano le complesse dinamiche alla base delle politiche promosse dall’amministrazione Trump; dall’altro, una narrazione di finzione prende vita, in cui attori interpretano la drammatica vicenda di una famiglia dell’America Centrale, costretta a intraprendere un pericoloso viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico.
Un mese dopo l’introduzione della politica della separazione familiare, Trump fu costretto a fare marcia indietro, travolto dall’ondata di indignazione scatenata dalle immagini strazianti e dai pianti disperati dei bambini separati dai propri genitori. Le scene trasmesse in televisione e diffuse sui social media avevano colpito profondamente l’opinione pubblica, rendendo impossibile per i repubblicani ignorare la crescente pressione.
Il documentario non risparmia critiche nemmeno ai Democratici, mettendo in luce le dichiarazioni sull’immigrazione fatte dai presidenti Clinton, George W. Bush, Obama e Biden. In particolare, viene evidenziato come anche l’amministrazione Obama avesse preso in considerazione la separazione delle famiglie come una possibile misura per gestire la crisi migratoria, sebbene l’idea fosse stata in seguito abbandonata.
Il regista lancia un avvertimento chiaro: “Gli americani preferirebbero non ricordare ciò che è accaduto, ma lo spirito di quella politica non è scomparso”. E aggiunge: “Biden non ha separato le famiglie, ma non ha fatto abbastanza per garantire che una simile pratica non possa essere ripristinata. Con Trump in corsa per un secondo mandato, il rischio di una nuova ondata di deportazioni e della possibile reintroduzione della separazione familiare diventa sempre più reale.”