“Ero un po’ deluso dall’industria del cinema e se dovevo fare un altro film, volevo che venisse dal cuore. Ecco com’è nato questo Beetlejuice Beetlejuice, non per fare soldi ma per riconciliarmi, non ho nemmeno riguardato il primo film per girare questo sequel!”.
Racconta così Tim Burton il suo nuovo film che riprende, a 35 anni di distanza, il suo primo horror-fantasy movie del 1988, e che ha il privilegio di aprire la 81. Mostra del cinema di Venezia, cui Burton è particolarmente legato.
“Ho però voluto riprendere lo spirito di quel film e riportarlo in questo” ha concluso il regista americano, contornato nella conferenza stampa da una parte del cast che aveva già lavorato con lui nel primo episodio, Winona Ryder, Michael Keaton e Catherine O’Hara, e dai nuovi arrivi Jenna Ortega, Monica Bellucci, Justin Theroux e Willem Dafoe.
Ci è riuscito? Assolutamente sì. A “leggere” il film si percepisce che dietro la macchina il divertissement che deve aver caratterizzato il set sia stato trasversale a tutto il cast, impegnato per quasi otto mesi di riprese (da maggio a novembre 2023), un tempo inusuale per il cinema moderno.
A convincere Burton a ritornare sulla trama di Beetlejuice è stato aver girato la serie Wednesday-Mercoledì che gli ha anche permesso di conoscere Jenna Ortega e di inventare il personaggio di Delores, Monica Bellucci: l’attrice italiana è diventata anche la sua compagna di vita.
La storia racconta di come Lydia Deetz, ormai una celebrità televisiva sulle storie di spiriti, debba di nuovo fare i conti con la casa che fu dei suoi genitori, a seguito della morte di suo padre Charles in un incidente aereo. Con la solita inventiva e con gli effetti speciali che oggi la tecnologia consente, Burton ci riaccompagna attraverso un dolore da ripercorrere, matrimoni da celebrare, vendette da sistemare, ma soprattutto, una figlia da trovare.
Al di là delle battute, della colonna sonora fenomenale, dei personaggi che prendono in giro sé stessi e dell’ironia tagliente che attraversa tutto il plot, il nucleo centrale del film viaggia sempre su due binari, il nostro rapporto con la morte e con i morti, i nostri rapporti con i vivi, anche quelli che non ci piacciono o che crediamo non ci vogliano bene. Una vera chicca la scena, l’unica che vogliamo svelare, della chiesa e degli influencers che sono arrivati per documentare il matrimonio tra Lydia e Rory. Ad un certo punto Burton fa loro crescere il naso come dei novelli pinocchi, gira il telefonino, la loro ossessione, verso loro stessi e li fa, letteralmente divorare ed esplodere dentro lo schermo.
Alla domanda se ci sarà un sequel, Burton ha riso dicendo di aver impiegato 35 anni per realizzare il primo e al prossimo potrebbe avere cent’anni. “Con l’avanzare dell’età, la vita prende nuove direzioni e talvolta ci si smarrisce. In effetti, mi ero un po’ perso. Questo film ha riacceso in me l’energia, permettendomi di tornare a fare ciò che amo con le persone che amo”, ha concluso durante la conferenza stampa d’apertura. Il film debutterà in Italia il 4 settembre e nei cinema nordamericani il 6 settembre, distribuito da Warner Bros.