È piaciuto al pubblico della Mostra del Cinema Nezouh, salutato al termine della proiezione con un applauso sonoro, caloroso, intenso e prolungato. Un film della categoria Orizzonti Extra. Se si è presi dal dilemma sulla liceità nel fare ironia sulla guerra, la regista, Soudade Kaadan, nello snocciolare la trama del film cattura e convince; l’ironia sulla guerra può aiutarci a trovare un e gentile, giusto e necessario distacco dalla realtà drammatica della guerra per assorbirne degli insegnamenti.
Il film della regista siriana è una allegoria sia sulla devastazione della guerra in Siria sia sulla condizione femminile in questo paese. La telecamera ci porta in una Damasco distrutta, dove i palazzi sgretolatosi e accartocciati su se stessi sotto gli effetti delle bombe, sono ridotti ad ammassi di pietre su pietre. Con Nezouh, che in arabo significa “lo spostamento delle anime, di acqua e persone”, la regista vuole auspicare uno ‘spostamento’ dal buio della guerra e dalla cultura oscurantista verso la ricerca della ‘luce’.
Ed è questo il sogno delle due donne del film, la madre Hala, (Kinda Alloush) e la teenager Zeina (Haia Zein) nonostante le avversità culturali espresse dalle volontà di un marito/padre, Mutaz, (Almasri Samir), che la ‘luce’ la ripudia, obbligando tutta la famiglia a vivere nello ‘oscurità’ della guerra e dei valori culturali dominanti nella società.
Ma quasi come un paradosso, le terrificanti bombe che hanno creato delle voragini sul tetto e fratture sui muri della casa, hanno nello stesso tempo aperto/esposto la famiglia alla ‘luce’ di una realtà esterna. Un messaggio che sebbene viene colto dalla due donne come opportunità verso la liberta, viene invece ostacolato del marito che non vuole abbandonare i valori conservativi, ostinandosi a coprire le ‘aperture’ della casa con enormi lenzuoli alle pareti.
Una chiusura instabile che permetterà comunque alle donne di trovare i loro punti di fuga nella loro fantasia e permetterà, inoltre, l’entrata nella loro vita di un affettuoso giovane (Nizar Alani) dallo spirito libero e moderno e prodotto della tecnologia che contrassegna la sua generazione.
Se di fronte ai pericoli di guerra Hala aveva dimostrato esitazione nel fuggire, sarà invece la decisione del marito di dare Zeina in sposa, con un matrimonio combinato, ad un guerrigliero siriano a spingere la donna a fuggire in cerca di libertà . Come a voler significare che le conseguenze di una matrimonio sbagliato possono essere letali e drammatiche come se o, forse, più di una guerra. Lo scopo di salvare la figlia, induce Hala a ‘spostarsi’ e andare alla ricerca di una nuova vita con il desiderio di arrivare al mare, oggetto del desiderio dei protagonisti che cercano la liberta: “ se avessimo avuto il mare questo paese sarebbe rimasto vuoto” commenta la mamma Hala.
In questo film con, riconosciuta maestria, la regista riesce a trasferire messaggi di rilevanza sociale e politica combinando insieme ironia, comicità e poesia. Del resto per i suoi lavori precedenti la Soudade Kaadan ha collezionato il Premio Leone al Futuro a Venezia nel 2018 con Adaatou Zouli, il Premio della Giuria al Festival del Cinema di Los Angeles mentre il suo Aziza (2019) ha vinto il Gran Premio della Giuria del Sundance.
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