Il cinema iraniano continua a vivere un momento di grazia, caratterizzato anche da un ricambio di autori di grande importanza. Vahid Jalilvand, uno di questi nuovi registi di talento, è stato premiato nel 2017 qui a Venezia nella sezione Orizzonti, per l’intenso No Date, No Signature (Il dubbio – Un caso di coscienza) e ora torna nel concorso principale con questo piccolo gioiello, Shab, Dakheli, Divar (Oltre il muro), un ingranaggio perfetto talmente sfaccettato da essere difficilmente inquadrabile in un genere.
Si potrebbe definire un thriller psicologico, ma le numerose implicazioni sociali e l’intensità delle dinamiche relazionali tra i personaggi rendono l’etichetta riduttiva. La storia è quella di Alì (interpretazione strepitosa di Navid Mohammadzadeh, già protagonista di No Date, No Signature), uomo cieco che tenta il suicidio nel suo appartamento. Viene però interrotto dal portiere, che lo avvisa che una donna inseguita dalla polizia perché ha partecipato a una manifestazione di protesta è probabilmente nascosta nel palazzo.
Alì, poco dopo, scoprirà che la donna è in realtà già dentro al suo appartamento e inizierà a proteggerla. Non sveliamo di più, perché il meccanismo narrativo di Jalilvand porta il film in altri territori, intercetta questioni sociali urgenti, come le proteste dei lavoratori iraniani per la disoccupazione e per i salari non retribuiti e come i metodi brutali e inumani della polizia di stato.
Ma a colpire è soprattutto la capacità di usare il cinema per esplorare il labirinto psicologico dei suoi personaggi, di scardinare la linearità dello spazio e del tempo per raccontare temi assoluti, come il senso di colpa o la disperazione di chi, in un attimo, per una scelta presa in un istante, ha perso tutto. Avvolto da un’atmosfera plumbea e soffocante, Shab, Dakheli, Divar è un film che merita di entrare nel palmares del concorso di Venezia 79, ma soprattutto merita una distribuzione internazionale adeguata e in grado di valorizzare al meglio la strabiliante capacità narrativa di questo giovane regista.
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