Da un anno e mezzo la pandemia del Covid-19, è riuscita a mettere in ginocchio l’intero panorama economico mondiale, tutte le certezze sulle quali si era basato il sistema capitalista, hanno subito un pesante arresto. Solo alcune attività come il mercato alimentare e le grandi imprese di spedizione online, hanno trovato il proprio “Eldorado”.

In Italia, un settore in particolare, ha subito danni e perdite molto gravi: quello artistico. Se si pensa che la maggior parte dei lavoratori dello spettacolo ha incentrato la propria carriera nei teatri, che nel Bel Paese sono rimasti con le serrande abbassate dall’inizio del primo Lockdown e che, ad oggi, brancolano ancora nel buio di un’incertezza spasmodica, quello che risulta è un universo desolante.
C’è, tuttavia, un’ala che, come un instancabile partigiano, non si è mai fermata: il cinema. Film e fiction si sono continuati a girare e a produrre con tutti i rischi e le difficoltà annesse al contagio Covid-19.

Oggi per La Voce di New York, le testimonianze di tre fra le principali maestranze, che portano alla realizzazione di una pellicola: Produttore, Regista e Casting Director.
Giannandrea Pecorelli, produttore cinematografico e televisivo, che ha lanciato opere di notevole successo come “Notte prima degli esami”, “Questo piccolo grande amore” e serie tv che non hanno mai lasciato il piccolo schermo, come: “Il paradiso delle signore” che perdura dal 2015, racconta la sua esperienza durante la Pandemia.
“Continuare a produrre è stato molto complicato, mi sono impegnato personalmente come rappresentante dell’APA – Associazione Produttori Audiovisivi, insieme all’ANICA, ai Sindacati, alle autorità sanitarie e alla regione, fin da Aprile e Maggio scorsi, nella realizzazione di un protocollo, che rispondesse alle norme sanitarie dei decreti, nonché a quelle del CTS. Alla fine è stato approvato alla metà di giugno anche dai Ministeri competenti, oltre che da tutte le parti in causa: Associazione Autori, Attori, Film Commission.
La situazione più difficile è stata la gestione degli attori, nel senso che, al di là del rispetto del distanziamento e dell’uso della mascherina, i problemi principali si presentavano puntualmente, quando bisognava girare scene che prevedevano contatti ristretti e intimi tra gli interpreti. Difficoltà che in parte, siamo riusciti ad arginare attraverso tamponature costanti, camerini separati, norme d’ igienizzazione molto attente e riduzione degli spostamenti.

A livello psicologico, per noi produttori, è stato un periodo veramente difficile, spesso ci siamo ritrovati senza copertura assicurativa, poiché le assicurazioni non riconoscevano una situazione che era già in corso. Ci sono stati anche rischi a livello penale, perché nel caso in cui il protocollo, non fosse stato rispettato al cento per cento, si poteva essere ritenuti responsabili d’inadempienza.

Per quanto riguarda il “Paradiso delle Signore”, che prevede un appuntamento settimanale, siamo riusciti a recuperare le giornate perse, grazie all’impegno di tutti. Alcuni attori fisicamente sani, si sono sobbarcati scene in più, gli stessi sceneggiatori a volte, causa contagio di uno degli interpreti, hanno dovuto riscrivere tutte le scene, magari il giorno prima. Ciò nonostante, il fatto di ritrovarsi all’interno di un universo ristretto e protetto, ha fatto diminuire la tensione che si respirava durante i primi mesi del contagio. Quello che mi auguro è che nel 2022, si possa tornare al cinema e che il settore possa ripartire al meglio”.
Per quanto riguarda il mondo della regia, a raccontare la propria esperienza è Fausto Brizzi, regista e sceneggiatore italiano di grande successo, tra le sue opere: “Maschi contro femmine”, “Modalità aereo”, “Notte prima degli esami”, “Femmine contro maschi” e che durante la Pandemia ha diretto un film, che si è rivelato di non facile realizzazione.

“In piena pandemia ho girato un film, che ha visto come protagonisti una quindicina di bambini di un anno, con annessi una miriade di genitori, tate, nonni, sul set, come loro tutori. Ciò ha comportato non poche difficoltà: tamponi, mascherine sempre, ovunque e comunque.
Se avessi potuto prevedere il futuro, avrei scelto di dirigere un film con due adulti in una stanza. Sicuramente durante i mesi di pandemia, è emersa al massimo la struttura già di per sé piramidale, del set, perciò se la mattina il tuo aiuto ti comunicava che l’assistente dell’assistente era impossibilitato a girare, la tua risposta si trasformava automaticamente, in un’altra domanda: si, ok… Ma non il mio protagonista, vero? Agli attori ad esempio, imponevo di non uscire la sera, di non avere frequentazioni, di comportarsi come se si trovassero all’interno di una bolla e di utilizzare senso comune.
Un problema, per noi registi e sceneggiatori, sarà capire dove dirottare la nostra visione artistica. In questo momento ci troviamo ancora all’interno di quella che potremmo comunque definire, una tragedia mondiale e non penso sia il caso di raccontarla per adesso, ne siamo ancora troppo dentro, forse tra qualche decennio, come hanno fatto i grandi maestri del cinema italiano, per il secondo conflitto mondale, potremo avventurarci nel narrare, con ironia e distacco, questa calamità che ha colpito tutti.
Un aspetto positivo, è che in questo momento di stallo, sia io, che i miei colleghi, abbiamo avuto più cose da scrivere, più idee da produrre e di conseguenza ci sarà più lavoro per gli attori. Chi soffrirà saranno invece le sale, perché erano già in difficoltà per via delle piattaforme, che hanno fagocitato gran parte dell’audiovisivo. Il teatro, invece, riprenderà con più vigore di prima, perché il contatto diretto tra pubblico e artista non verrà mai meno”.

Una delle figure che lavora nel dietro le quinte e che negli ultimi anni è diventata indispensabile, per la riuscita di un progetto cinematografico, è il casting director. Oggi racconta la sua esperienza Stefano Rabbolini, uno dei casting italiani più importanti, che ha curato i provini di svariati film e serie tv come:” L’Allieva”, “Vite in fuga”, “Sul più bello”, “Nessuno come noi” e che non si è mai fermato nemmeno nei mesi cruciali del primo Lockdown.
“Il Covid ha cambiato profondamente l’approccio al provino, prima incontravo dal vivo almeno dieci o dodici artisti in un giorno, per una media di venti minuti a persona . Oggi con l’invio dei self-tape, tramite mail, in un giorno puoi ritrovarti anche cinquanta video, da valutare.
Il lavoro si è snellito parecchio, risultando molto più veloce, perché questo sistema, mi permette di visionare in poco tempo, una grande quantità di materiale, ma allo stesso tempo, è diventato parecchio alienante: passare giornate intere di fronte al computer dalla mattina, fino alla sera è parecchio stancante dal punto di vista psicologico. Lavorando da casa, inoltre, diventa un’attività non-stop, inizia alle nove del mattino e continui ad oltranza.
La tecnologia ha aiutato parecchio, gli attori si sono organizzati e in alcuni casi, realizzano dei self-tape, che sfiorano il professionale. A volte sono così ben fatti che forse, anzi sicuramente, sarebbero stati migliori rispetto al girato di un provino.
Quello che mi manca di più è il contatto umano: poter lavorare insieme all’attore dal vivo, ti permette di tirare fuori delle emozioni che, non potendo guardarsi negli occhi, si perdono. Mi piace poter creare quell’empatia che ti trascina dentro la scena scelta, in modo da creare un’energia particolare tra la mia figura e l’artista, perché alla fine, l’arte è emotività.
Ultimamente in persona, ho avuto la possibilità di fare solo i call back, per i quali c’è un iter anti covid-19 da seguire: attori, casting e addetti ai lavori hanno dovuto sottoporsi alla tamponatura. Le stesse sale di posa o ti richiedono il certificato di negatività, oppure mettono a disposizione un centro che ti tampona al momento.”
In conclusione, da queste preziose testimonianze si avverte una speranza di positività, per la ripresa di questo settore unico nel suo genere, che ha tenuto compagnia a tutti, indistintamente e in tutto il mondo, durante i mesi di chiusura totale.

Perché l’arte è quell’attività che come la natura, dalle ceneri di un mondo ormai spento, bruciato e incolore, riesce sempre a risollevarsi, dando vita a nuove creature, che rispecchiano il momento storico in cui nascono. Questa dama velata, si insinua dentro l’anima degli esseri umani, rendendoli carichi di forza vitale.
Si possono fermare fabbriche, industrie, negozi, ma il pensiero artistico, riesce sempre a sopravvivere anche al centro di una piazza vuota, con un pezzo di carta, uno strumento e una mente brillante.
Ci si augura, dunque, che questo brutto periodo, stia finalmente volgendo al termine e che presto si possa parlare di vera ripresa, senza se e senza ma, per tutti coloro, che hanno visto scivolare via il proprio futuro, dalle mani.