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Carlotta Bolognini racconta lo zio Mauro e la sua vita nel bel Cinema

Per il ventennale dalla scomparsa dell'indimenticabile regista, parla l'erede della Famiglia Bolognini pronta a proseguire la dinastia come produttrice, ma non solo

Lisa BernardinibyLisa Bernardini
Carlotta Bolognini racconta lo zio Mauro e la sua vita nel bel Cinema

Carlotta Bolognini

Time: 8 mins read

Toscano, per l’esattezza di Pistoia. Arrivato a Roma, Mauro Bolognini comincia come auditore al Centro Sperimentale. Nel ’48 è aiuto volontario del regista Luigi Zampa in “Anni difficili“. Viene richiamato nel ’49 per “Campane a martello“, diretto sempre da Zampa, ma stavolta come primo aiuto regista. Nel ’52 Carlo Ponti lo manda in Francia come aiuto regista di J.Dellanoy e Yves Allegret. Al suo rientro in Italia, dirige il suo primo film: “Ci troviamo in galleria“, con Sophia Loren.

Da lì, una vita nel Cinema e per il Cinema. Il prossimo 14 maggio saranno 20 anni dalla morte di Mauro Bolognini. Un suo ricordo è doveroso, per la grande importanza che questo regista ha avuto nella storia cinematografica del nostro Paese. Sono andata a chiedere una testimonianza direttamente a Carlotta Bolognini (per gli amici, Charlye).

Carlotta Bolognini con Marcello Mastroianni

Figlia del produttore cinematografico Manolo Bolognini e nipote del regista Mauro Bolognini, Carlotta ha lavorato in produzioni di Dino Risi, Lina Wertmuller, Pasquale Squitieri, Alberto Sironi, Coluche.

Ha scritto qualche anno fa il libro Manolo Bolognini, la mia vita nel cinema, ed ha nel 2016 ideato e prodotto anche il pluripremiato docufilm Figli del Set. Oggi si dedica a numerose attività culturali, di cui ci parla in questa intervista.

Mauro Bolognini sul set del film Arabella.

Quale il tuo personale ricordo di Mauro Bolognini, Charlye?

“Di mio zio Mauro ho solo bei ricordi. Era un uomo straordinario, credimi! Ha fatto da secondo padre a me e a mio fratello Andrea. Era lui che quasi tutte le domeniche ci portava al cinema, dopo essere stato a pranzo con tutti noi della famiglia. Era lui che ci portava al circo, ai negozi di giocattoli; che ci faceva conoscere la bellezza della musica, delle Opere; che scelse addirittura i nostri nomi quando nascemmo, e che battezzò la mia prima figlia. Era lui accanto a me in clinica addirittura quando la misi al mondo, e anche quando nacque la mia seconda bambina. Poi, durante la lavorazione della miniserie televisiva “La famiglia Ricordi”, giunse la terribile notizia della Sla, la sua malattia. Furono 5 anni e mezzo di vero calvario. Mio padre  smise di lavorare per seguirlo passo dopo passo, occupandosi di tutto. La mattina del 14 maggio 2001, giorno della sua morte,  ero a casa mia, ma avvertii una sensazione strana: sentivo che dovevo correre da lui, anche se ero andata a trovarlo appena il giorno prima. Presi la moto e mi diressi verso la sua abitazione, a Piazza di Spagna. Appena arrivata, mi trovai di fronte mio padre che mi disse che zio se ne era andato in quell’esatto momento. Caddi per terra dal dolore: le mie gambe non ressero (e sono stata con le stampelle due mesi: quindi, letteralmentele mie gambe non ressero!). La sua scomparsa fu devastante per tutti noi familiari. Mio zio Mauro era infatti  il centro della nostra vita”.

Regista e sceneggiatore molto amato, che rapporto aveva con tuo padre Manolo? Che tipo di carattere avevano entrambi?

“Il rapporto tra zio e papà è stato incredibile. Ce ne fossero di fratelli così uniti! Erano i migliori amici l’uno dell’altro: tra loro, grande rispetto e profondo amore. Zio però ci teneva ad essere il fratello maggiore, e papà ripeteva sempre: ‘Non ho mai detto no a mio fratello’. Erano entrambi di una bontà e dolcezza unica. Generosi e altruisti, veri gentiluomini, rispettosi di tutti e del lavoro di tutti”.

Manolo Bolognini sul set del film ” La Pelle” con Marcello Mastroianni

Un incontro determinante nella vita di tuo zio Mauro fu quello con Pier Paolo Pasolini. Quando avvenne l’incontro e quali film importanti seguirono a questo incontro?

“Zio Mauro e Pier Paolo Pasolini si incontrano ad una cena di amici verso la fine degli Anni ‘50. In quell’occasione, Pasolini raccontò a zio che per vivere faceva lo sceneggiatore. Cominciò così una bella collaborazione: lavoravano sui tavoli delle trattorie di Roma o nei bar all’aperto, prendendo appunti su foglietti volanti. Con loro spesso c’era anche Sergio Citti, che raccontava le sue avventure sulla fame e sulla mancanza di denaro. Pasolini faceva suoi quei racconti, rendendoli però più cruenti e disperati, mentre zio tendeva ad ammorbidire il mondo di Pasolini, sottolineando maggiormente nella trama dei film l’elemento della rassegnazione piuttosto che quello della violenza insita nei personaggi narrati. Nessuno voleva lavorare con Pier Paolo Pasolini in quel periodo, ma zio Mauro credeva invece molto nelle sue grandi potenzialità, ed arrivò addirittura a rifiutare di girare un film se lo stesso produttore non avesse prodotto il primo film di Pasolini come regista. Fu così che nacque ‘Accattone’, nel 1961, che Pasolini scrisse e non solo diresse. ‘Accattone’ può essere considerato la trasposizione cinematografica dei suoi precedenti lavori letterari, ed è uno dei capolavori del Cinema italiano che hanno cambiato la memoria collettiva. La collaborazione tra Pier Paolo Pasolini e zio diede luce a tre grandi film: ‘La notte brava‘ (1959), ‘Il bell’Antonio‘ (1960), ‘La giornata balorda‘ (1960). Tra gli autori, oltre zio e Pasolini, voglio ricordare anche il nome di Alberto Moravia”.

Manolo Bolognini e Pier Paolo Pasolini durante una pausa sul set di ” Una vita violenta”

Inevitabile parlare di “Metello”, se si parla di Mauro Bolognini. E di tutto ciò che questo film ha rappresentato anche per chi vi ha recitato.

“’Metello‘ è il famosissimo film del 1970 che mio zio diresse, tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini. Fu un autentico successo, vero. Ancora oggi. Presentato in concorso al  23° Festival di Cannes, valse a Ottavia Piccolo il premio per la migliore interpretazione femminile, e decretò riconoscimenti e  successi anche per un giovane Massimo Ranieri. Durante le riprese di Metello io ero abbastanza piccola e purtroppo ricordo solo qualche momento di vita di set. Rammento invece bene il grandissimo affetto che zio aveva per Ottavia Piccolo. Veniva spesso a Villa Bolognini a Pistoia e stava con tutti noi in famiglia. Sul suo comodino, zio ha sempre tenuto la foto di Ottavia fatta proprio in una di quelle occasioni (ora la tengo io sul mio). Mi ricordo anche di una gigantografia di Ottavia e Massimo durante Metello che zio teneva proprio accanto al suo posto preferito nel divano,  e anche che cerco’ a lungo  il volto per il personaggio di Metello non riuscendo a trovare quello giusto, quello che solo lui aveva in mente. Una sera, però,  guardando una manifestazione canora che se non erro era il Cantagiro, zio vide Massimo Ranieri mentre cantava e urlò : ‘Eccolo! LUI è Metello!!!’. Lo fece chiamare immediatamente e il resto è storia”.

Tra i film di tuo zio Mauro, quali secondo te sono i suoi capolavori che vanno necessariamente ricordati?

“Ne ha fatti tanti di film passati alla storia del Cinema…difficile scegliere. Personalmente, oltre a ‘Metello’,  ho sempre amato tantissimo ‘L’eredità Ferramonti‘, ‘Arrangiatevi‘, ‘Il bell’Antonio‘, ‘Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo‘.

Mauro discutendo di lavoro ad un bar con Pietro Germi, Mario Monicelli, Federico Fellini, 1956

Tuo zio quali attori ha avuto nel cuore? Cosa ti diceva anche tuo padre al riguardo?

“Mio zio ha molto amato le sue attrici, più che gli attori. A parte Mastroianni, Ranieri e Giannini (Roberto Rossellini era un altro grande amico di zio, anche se non era un attore) che ha sempre molto stimato e ai quali era legato da affetto e amicizia, ha amato profondamente Silvana Mangano, Lucia Bosé, Antonella Lualdi, Ottavia Piccolo, Adriana Asti e Claudia Cardinale. Loro sono state le sue amiche di tutta la vita. Per quanto riguarda mio padre, invece, aveva grande amicizia e stima per Woody Stroode, George Hilton, Philippe Leroy, Simone Signoret, Sandra Milo, Roberto Rossellini e Federico Fellini”.

Mauro Bolognini con la grandissima amica Silvana Mangano

A Mauro Bolognini è stato intitolato un teatro: il Teatro Mauro Bolognini, a Pistoia, sua città natale. Che tipo di attività sono previste in generale per celebrare questi venti anni dalla morte? A Pistoia come altrove.

“A Pistoia, oltre al Teatro a suo nome, esistono in verità anche il Centro Culturale Mauro Bolognini e il Mauro Bolognini Film Festival (che si svolge ogni due anni). Purtroppo, la pandemia che ha travolto il mondo ha rivoluzionato ogni programma previsto. Quest’anno, in occasione del ventennale della morte di zio, sto organizzando alcuni eventi per ricordarlo. Il primo sarà a Roma il prossimo 24 giugno all’Arena della Casa del Cinema, mentre il secondo aspetto ancora di confermare la data per fare l’annuncio ufficiale. Speriamo che ci diano la possibilità di poterli svolgere! Sto infine preparando un altro grande progetto per il suo centenario dalla nascita, che ricorrerà nel 2022”.

Mauro sul set del film ” La vera storia della signora delle camelie”

La famiglia Bolognini è una delle più importanti del Cinema Italiano. Come vogliamo riassumere il ruolo che hanno rivestito i Bolognini nel mondo della Settima Arte? Tu prosegui la dinastia come produttrice, ma non solo. Cos’altro infatti stai organizzando per i mesi a venire?

“A mio modesto parere credo che zio abbia fatto davvero un bel Cinema, di cultura ed eleganza, e lo abbia fatto con grande onestà. Anche di mio padre ritengo si possa dire la medesima cosa: un impegno di qualità ed intellettualmente sincero, ed entrambi hanno visto del resto riconosciuto il loro operato in più occasioni. Tra queste, mi piace menzionare un David di Donatello (zio Mauro), il Premio Simpatia in Campidoglio (papà Manolo), l’Onoreficenza come Cittadino Onorario di San Francisco USA (papà), Commendatore della Repubblica (zio), Cavaliere di Malta (papà), Nomination agli Oscar per ‘Mosca addio'(zio), e tanti altri riconoscimenti di livello internazionale per entrambi: a Mosca come in Spagna, Grecia o Francia. Per quanto mi riguarda, trovo tanta soddisfazione in ambito organizzativo, ed in più scrivo e sono direttrice artistica e Presidente di due Premi. Vengo spesso chiamata come giurata nei Festival cinematografici e teatrali italiani, ed in genere amo parteciparvi. Al momento sto organizzando e finendo la sceneggiatura di una storia vera: si tratta di una mia idea sulla quale sto lavorando da un paio di anni; sto infine organizzando la seconda edizione del Premio Cinema Anni D’Oro da me creato, ed ho appena concluso un accordo con la Casa del Cinema a Roma per la proiezione de “L’Eredità Ferramonti”, all’Arena, il 24 giugno prossimo (ne ho parlato prima in questa nostra chiacchierata). Il prossimo autunno spero di riuscire ad organizzare anche un evento particolare tutto dedicato al mio caro amico George Hilton, con lo svolgimento del Premio a suo nome da me già istituto con molte adesioni ad Ottobre 2020”.

Per concludere, di tuo padre nella storia del Cinema cosa vuoi brevemente ricordare?

“Mio padre ha lavorato in più di 100 film. Da ragazzo, dopo una bella carriera calcistica, ha cominciato in produzione come segretario, ma dopo appena 4 film è diventato subito direttore, poi organizzatore ed infine produttore. Ha lavorato nella sua vita con con i piu grandi registi italiani: Rossellini, Fellini, Pasolini, lo stesso fratello Mauro Bolognini, Luigi Zampa, René Clement, Ferdinando Baldi, Lina Wertmuller, Tarkovskij, Liliana Cavani, Corbucci, Salce, Magni, Castellari, Antonio Pietrangeli. Tra i suoi film più importanti: ‘Teorema’, ‘Nostalghia’, ‘La Pelle’, ‘Django’, ‘Keoma’, ‘Il Vangelo secondo Matteo’, ‘La donna del lago’, ‘Senilità’, ‘Il bell’Antonio’, ‘La vera storia della signora delle camelie’, ‘Adua e le compagne’, ‘La corruzione’, I’l Generale della Rovere’, ‘Il Generale Garibaldi’, ‘Una vita violenta’, ‘Un uomo da rispettare, il Bidone’”. 

Come ci salutiamo, Charlye?

“Sosteniamo sempre il bel Cinema. Teniamo duro, non molliamo”.

Manolo Bolognini

Le immagini a corredo sono state scelte da Carlotta Bolognini e fornite gratuitamente per accompagnare questa intervista.

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Lisa Bernardini

Lisa Bernardini

Toscana di nascita ma romana d’adozione; nasce nel 1970. Giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Presidente dell’Associazione Culturale “Occhio dell’Arte APS”, art director ed art photographer. Si occupa di Organizzazione Eventi, Informazione, Pubbliche Relazioni e Comunicazione. Segue professionalmente per lo più personaggi legati alla cultura, all'arte e alla musica. Da molti anni ha contatti e legami con la comunità italo-americana.

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