IL SOLE SULLA PELLE il documentario di Massimo Bondielli e Gino Martella con la regia di Massimo Bondielli prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory, sarà visibile in streaming gratuitamente IN ESCLUSIVA sulla pagina web de IL FATTO QUOTIDIANO dal 6 all’8 gennaio, giorno del pronunciamento della Sentenza della Cassazione sul processo della strage ferroviaria di Viareggio.
IL SOLE SULLA PELLE, finalista ai Nastri d’Argento 2019 e in concorso ai David di Donatello 2021, come dice il regista Fredo Valla è “Un film militante senza i clichè della militanza” o come ha avuto modo di dire l’autore Lorenzo Hendel: “Il sole sulla pelle è un documentario che non impone la sua morale. Ti accompagna nella storia di Viareggio, facendoti stare accanto a Marco Piagentini e dopo 62′ non potrai più dimenticare quanto accaduto la notte del 29 giugno 2009.”
La Verità è ormai scritta nelle carte processuali. La Sicurezza passa necessariamente dalla Giustizia. La visione in streaming del documentario IL SOLE SULLA PELLE chiude idealmente il mese di informazione e mobilitazione ideato, curato e condotto da Marco Piagentini e Gino Martella e intitolato VIAREGGIO, Verità Giustizia e Sicurezza,dove hanno partecipato scienziati, tecnici, avvocati, registi, musicisti, scrittori, giornalisti. Un ciclo d’incontri che ha visto un pubblico di oltre 10.000 persone e che è stato una nuova possibilità di incontro e di racconto, un modo diverso di stare insieme in un momento difficile per tutti, perché forse, come dice Marco Piagentini “se ci raccontiamo chi siamo veramente le nostre paure diventano un po’ meno grandi”.
In attesa della sentenza così scrivono i familiari dell’associazione Il Mondo Che Vorrei ONLUS: “Aspetteremo quel giorno con serenità e fiducia nell’operato dei giudici, come sempre è stato in questi anni. Le nostre aspettative le abbiamo espresse chiaramente e nelle sedi competenti attraverso i nostri avvocati, e sono frutto di un attento studio delle vicende processuali peraltro ampiamente suffragate da due sentenze”.
Sottolineano che: “In questi anni ed anche di recente inopportuni interventi mediatici ipotizzano che ad animare la determinazione dei familiari delle vittime sia principalmente una sorta di spirito di vendetta, e che i giudici devono ben guardarsi dal farsi coinvolgere emotivamente nel momento di emettere giudizio. Cosa ancor più disonesta è il fatto che spesso tali illazioni siano venute dal mondo politico ed istituzionale, da persone che dei contenuti di quei processi nulla sapevano. Stiano pur tranquilli lor signori perché gli imputati di questo processo hanno avuto mezzi enormi e di grande qualità per esporre le proprie ragioni, mentre da parte nostra ribadiamo di avere la consapevolezza che nessuna sentenza ci risarcirà delle perdite dei nostri cari.”
Così a chiusura del loro comunicato: “Oggi tutto il paese aspetta con fiducia questa sentenza, perché individua in essa un momento importante di rottura con il passato spesso segnato da verità non emerse e sepolte, a volte per intervenuta prescrizione, altre per insabbiamento delle prove, ai familiari rimarrà casomai il conforto della giustizia”.