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October 23, 2018
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Fahrenheit di Michael Moore: la menzogna nell’era Trump

Nelle sale italiane il 22, 23 e 24 ottobre, è un affresco dell'America di Trump ma anche un atto di accusa feroce nei confronti della destra e dei Democratici

Monica StranierobyMonica Straniero
Fahrenheit di Michael Moore: la menzogna nell’era Trump
Time: 3 mins read

Dopo Fahrenheit 9/11, il vincitore della Palma d’Oro Michael Moore sposta la sua attenzione su un’altra significativa data, il 9 novembre 2016, giorno in cui Donald Trump è stato eletto 45esimo Presidente degli Stati Uniti. Nelle sale dal 22 al 24 ottobre, Michael Moore ha presentato alla tredicesima Festa del Cinema di Roma il documentario Fahrenheit 11/9.  Senza rinunciare alla sua consueta ironia, Moore prende di mira non solo l’amministrazione degli Stati Uniti, ma anche le politiche dei Democratici e dei Repubblicani che hanno portato Donal Trump a conquistare la carica più potente del mondo.

Il documentario è un viaggio nell’America profonda, quella dei neri delusi da Obama e che si ritrovano ancora vittime di ingiustizie, dei poveri spinti sempre più nelle periferie e confinati in una sorta di ghetto. Gente dimenticata dalla classe dirigente che bada solo ad accumulare ricchezza. Moore non va certo per il sottile e paragona Trump ad un dittatore misogino, uno speculatore senza scrupoli, un uomo senza alcun talento se non quello di fabbricare fake news.

Per risvegliare le coscienze non rimane che sperare nel potere del cinema. “Sono molto preoccupato per la situazione del cinema al momento”, dice Moore. “E’ sempre difficile vedere film che arrivano dall’estero, o dall’italia. Il cinema è ormai una delle poche arti rimaste popolari, un evento sportivo, un concerto costa centinaia di dollari, invece un buon film si può vedere ancora con 10 dollari.  Purtroppo oggi negli Stati Uniti oltre il 60% della popolazione non ha il passaporto, non ha mai viaggiato in Europa, ed è per questo che credo che il cinema sia uno strumento indispensabile per visitare il mondo e conoscere tante culture diverse”.
Michael Moore e Jared Kushner

La domanda è lecita. Si stava meglio con Bush? “No mai e poi mai, continua il regista americano, Bush è responsabile di crimini di guerra per aver invaso un paese come l’Iraq che non ci ha fatto nulla. Bush come Trump ha vinto con meno voti. Poteva vincere  Al Gore, che avrebbe cambiato questa stupida regola dei grandi elettori e di conseguenza avremmo potuto avere Hillary Clinton, ma invece ora ci troviamo con un Presidente che ha ricevuto meno consensi in termini numerici e governa lo stesso”.

Sul presunto consenso della classe operaia americana all’elezione di Trump, Moore spiega che questa è una cosa che, per com’è stata presentata universalmente e per com’è diventata senso comune, non sta in piedi.”Se si osserva l’esito elettorale nei tre stati che sono risultati decisivi, cioè Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, lo scarto totale è di meno di 80mila voti. Ciò vuol dire che se Hillary Clinton avesse preso 40mila voti in più, distribuiti nei tre stati, avrebbe vinto anche lì e tutta questa discussione non ci sarebbe mai stata“.

Non ci credeva nessuno, soprattutto i media americani cheper assurdo hanno favorito l”elezione di Trump a Presidente. “I media non sono vicini alla gente, raccontano le bugie dei politici. I tabloid prima delle elezioni lo adoravano perché faceva notizia. Tutti erano innamorati di lui, anche quelli di sinistra che lo prendevano in giro,  io cercavo di avvisarli quando lui si decise a candidarsi che era una cosa seria, ma loro dicevano la gente è troppo intelligente, non lo voterà. No ! La gente non è intelligente!”.
Moore ha poi fatto un parallelismo tra la politica italiana e quella americana: “E’ colpa della sinistra se avete Salvini e Di Maio. Hanno pensato che per batterli non bisognava essere veramente di sinistra. Ma in realtà questo è lo stesso errore commesso anche da noi, la ragione per la quale Trump o Berlusconi sono stati votati, perché si mostrano come sono con il loro errori, come Bush che si vantava di aver studiato poco di sapere poco e diceva alla gente ‘ vedete sono come voi‘”.
L’attacco vira poi verso Obama. “Ho votato due volte per Obama Barack Hussein. Nel 2008 eravamo in piena guerra con l’Iraq, e lui era stato accusato di essere musulmano. I leader democratici gli hanno chiesto di cambiare Hussein in Barry, perché sanno che viviamo in un paese razzista. Ma lui ha mantenuto Hussein anche nella scheda elettorale e quando ho cerchiato il suo nome con il pennarello, mi sono commosso perché mai avrei mai pensato di votare durante la mia vita per un uomo di colore come presidente. Ma solamente  un mese dopo la sua elezione lui ha preso due della  Goldman Sachs e li  ha messi alla conduzione dell’economia. E’ stato un colpo al cuore.  In otto anni  ha fatto tante cose positive,  ma anche tanti errori che hanno contribuito a far vincere Trump. Questo vale anche per l’Italia”.
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Monica Straniero

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