Con un mega-cast di perfetti interpreti dal premio Oscar Jeff Bridges a John Hamm di Mad Man, da Dakota Johnson delle 50 sfumature e dei film di Guadagnino alla star Marvel Chris Hemsworth e ancora Cynthia Erivo Lewis Pullman e Cailee Spaeny, il nuovo film di Drew Godard si rivela un omaggio al talento di Quentin Tarantino.
Siamo nel 1969. Nixon è al potere, la “Manson family” entra nella residenza di Cielo Drive e uccide la 26enne Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski. La guerra del Vietnam è finita e Kennedy è stato assassinato. La sfiducia e la disillusione ha preso il posto all’amore libero degli anni ‘60. Fine del sogno Americano? Il creatore della serie Daredevil e dell’horror Quella casa nel bosco, tra riferimenti storici e violenza ci consegna un film dal grilletto facile con spunti etici di riflessione. «Il male che vediamo, cioè maschilismo, sessismo, razzismo, è qualcosa con cui lottiamo da secoli non solo oggi. Sono molto presenti tuttora e dobbiamo combatterli. Stiamo attraversando tempio cupi, oscuri ma contemporaneamente ci sarà la luce. Il film si conclude con una speranza, con un percorso di redenzione», ha dichiarato il regista durante la conferenza stampa a Roma.
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Ambientato in un fatiscente hotel, l’El Royale sul lago Tahoe, al confine tra California e Nevada che ricorda il celebre Cal Neva Resort and Casino che fu di proprietà di Frank Sinatra, sette perfetti sconosciuti si incontrano casualmente: Padre Daniel Flynn (Jeff Bridges), la cantante di colore Darlene Sweet (Cynthia Erivo), il venditore di aspirapolvere Seymour Sullivan (Jon Hamm) l’hippie Emily Summerspring (Dakota Johnson) e il gestore del motel Miles Miller (Lewis Pullman), a cui si aggiungeranno poi la giovane Rose (Cailee Spaeny) e il santone Billy Lee (Chris Hemsworth). Tutti con un passato da seppellire e insidiosi segreti. Nella lunga e infernale notte del loro soggiorno avranno solo una possibilità di redenzione dai loro peccati. Ma non tutti gli ospiti ci riusciranno.
Flashback, bugie, sangue e violenza sono al centro della storia che si apre con una presentazione dei personaggi protagonisti attraverso scene riprese più volte e da diversi punti di vista. Il regista riflette sulla doppiezza della natura umana: il Bene e il Male che anima gli uomini. «Quello che mi piace del cinema è il suo potere di creare mondi. Sono sette personaggi “doppi” – dice a Roma il regista -, sette persone che non sono come inizialmente appaiono e che, tra l’altro, sì muovono in un luogo “doppio”, anche l’albergo è così: diviso tra due Stati dove la dualità si ritrova in tutti gli aspetti del design. È stata una sfida».
Diviso in capitoli alla “Kill Bill”, lo stesso Goddard lo ha definito «la mia lettera d’amore per il cinema e la letteratura noir di quegli anni», ed è ricco di citazioni cinematografiche e generi. Non a caso al suo cast ha fatto vedere Burton Fink, film Palma d’Oro a Cannes del 1991 dei Coen. «Sono cresciuto negli anni ’90 e non potevo sfuggire al talento indiscusso di Quentin, né al coraggio dei fratelli Coen che sono riusciti in modo incredibile ad attraversato diversi generi. La loro influenza è evidente e inevitabile». Il film gioca molto anche con la musica tra lo swing e il soul del prima, e il rock del dopo, rimanendo fedele alla pellicola e non in digitale. «Amo da sempre gli anni Sessanta e così ho girato in pellicola, un modo per evocare quel periodo. Nella pellicola c’è una memoria emotiva che è anche difficile da descrivere, qualcosa che non sento nel digitale. E poi ho girato anche in anamorfico proprio come ha fatto il vostro Sergio Leone in C’era una volta il West con i suoi panorami ampi» sottolinea l’autore della sceneggiatura di Cloverfield e The Martian che gli è valsa una candidatura all’Oscar. In conferenza stampa, che ha visto il forfait di Dakota Johnson, anche la giovane Cailee Spaeny – che nel film interpreta Rose, una ragazzina adepta di una setta capitanata da Billy Lee, interpretato da un “cattivissimo” Chris Hemsworth – ha dichiarato serafica di essersi preparata all’interpretazione «guardando documentari sulle molte sette che ci sono in giro».