E se Marilyn Monroe non fosse mai morta? Se fosse possibile oggi poter parlare con lei e poter sentire ancora la sua voce? Avere la possibilità di farle un’ultima intervista, chiederle come abbia vissuto gli ‘ultimi’ 50 anni e poter cancellare quella notte del 4 agosto 1962.
La regista Maria Di Razza, al suo quarto lavoro, ha portato a Venezia 75, “Goodbye Marilyn”, in selezione ufficiale come evento speciale alle Giornate degli Autori. Il breve film di animazione si rifà all’omonimo fumetto di Francesco Barilli e Sakka, edito da BeccoGiallo. Dopo una vita di successi e capricci, Marilyn Monroe ha deciso di ritirarsi a vita privata e di scomparire dal mondo. Un giornalista italiano, da tempo sulle sue tracce, riesce a ottenere un’intervista e a ripercorrere con lei aspetti noti e meno noti della sua vita. Questo lo stratagemma narrativo con cui i due autori sostituiscono la morte misteriosa della diva con un naturale invecchiamento.
«Leggere Goodbye Marilyn ha rappresentato per me – dice la regista – un’autentica folgorazione. La Marilyn diva e icona del cinema e dello star system parlava finalmente con una voce diversa, capace di raccontarmi una storia tanto affascinante quanto impossibile».
«Sono diventata un mito, è un lavoro a tempo pieno», recita la Marilyn animata parlando con il giornalista. La voce della bionda diva è di Maria Pia Di Meo, celebre doppiatrice di alcune delle attrici più acclamate del cinema internazionale, da Meryl Streep a Audrey Hepburn, passando per Julie Andrews, Romy Schneider e Catherine Deneuve. Quella del giornalista è di Gianni Canova, che si è prestato a questo inusuale duetto.
Maria di Razza è riuscita a creare una verosimile e convincente Marilyn anziana. «Una donna schiacciata dalla diva riesce finalmente a farsi ascoltare. Niente vezzi di primadonna, solo la tenerezza di una magnifica creatura che reclamava un po’ di attenzione, ma lo faceva in maniera fin troppo discreta».
La regista ci rivela di aver scoperto il libro nel 2016. «L’ho amato subito perché è il ritratto di una donna resa più saggia. Mi piace pensare che se Marilyn fosse viva sarebbe comunque una diva e condurrebbe una vita lontana dallo showbiz. Il libro ripercorre alcuni episodi della biografia di Marilyn. Ci sono anche riflessioni crude, spesso dolenti, ma noi abbiamo scelto di portare sul grande schermo solo quei dettagli in grado di restituire l’immagine di una creatura divina che, al di là della bellezza e della sua testa cotonata, ci offre soprattutto la sua straordinaria, genuina umanità».
Con “Goodbye Marylin” la vita privata della diva più iconica della storia di Hollywood finisce così ancora una volta sotto la luce dei riflettori, ma non per cinefili e fan ossessivi. In una intervista dichiarerà: «Sono brava ma non sono un angelo. Pecco ma non sono un diavolo. Sono solo una piccola ragazza in un mondo enorme che cerca di trovare qualcuno da amare».
Ancora oggi Marilyn rimane un’icona di stile e un modello di femminilità ammirato e osannato. «Eppure in un mondo di uomini – dice ancora la regista – Marylin ricorda con affetto l’unico capace di averla fatta sentire protetta, l’anziano suocero Isidore Miller, padre dello scrittore Arthur».
Il corto ricorda anche la giovane diva. Vediamo la famosa fotografia con il vestito bianco e quella con cui Andy Warhol riuscì a farne un’iconica serie di ritratti pop art che sono sopravvissuti ad entrambi i personaggi.
L’intervista immaginaria prende spunto da molte interviste fatte da Marilyn quando era ancora in vita. «Consapevole dell’immagine frivola alla quale veniva associata – ricorda infine Di Razza – nella sua ultima intervista, la giovane diva rivolse una sorta di angosciata e angosciosa supplica al giornalista “La prego non mi faccia apparire ridicola”».