Quando si parla di Dario Argento, lo stilista supremo del cinema horror, viene da pensare a scenografie che mettono paura, a colori intensi, a frammenti di musica ossessiva, a scene in cui la macchina da presa si avvia in modo inspiegabile o ad atti di violenza contemporaneamente scioccanti, sensuali e belli.
Argento è arrivato alla regia dopo essere stato critico e sceneggiatore. Per lui il cinema è un’arte decorativa, i suoi film, gialli o dell’orrore, vogliono essere avvolgenti, con ambientazioni sensuali in cui gli spettatori vogliano rimanere nonostante i personaggi intrappolati all’interno di questi labirinti vengono perseguitati e lottino per trovare una via d’uscita.
Con il suo film di debutto e successo di botteghino “L’uccello dalle piume di cristallo” (1970) Dario Argento ha iniziato uno dei più originali e prolifici filoni del cinema dell’orrore. Quasi cinquant’anni dopo, Argento continua a esprimere una forza visionaria nel cinema di genere, poiché con impareggiabile abilità è in grado di combinare grandi ambizioni architettoniche hitchcockiane con un pizzico di surrealismo insieme a un gusto edonistico per la bellezza.
Il Metrograph di New York offre ora agli appassionati del genere l’occasione di vedere, tutti insieme, i film di Dario Argento per un’esperienza cinematografica unica.
Dal 21 al 28 settembre si terrà infatti nella sede di Metrograph, al 7 di Ludlow Street, una retrospettiva cinematografica durante la quale saranno presentati al pubblico, oltre al già citato “L’uccello dalle piume di cristallo”, anche: “Opera” del 1987, “Il gatto alle nove code” del 1971, “Quattro mosche di velluto grigio” del 1971, “Inferno” del 1980, “Profondo rosso” del 1975, “Tenebre” del 1982, “Phenomena” del 1985, “La sindrome di Stendhal” del 1991, “Trauma” del 1993 e “Suspiria” del 1977.
(AISE)