Come co-fondatrice e Direttore Associato di In Scena! sono profondamente orgogliosa del fatto che uno degli aspetti più interessanti ed apprezzati del Festival sia la partnership con il NeON, che attraverso gli incontri nei centri di probation restituisce al teatro e alla parola poetica un ruolo fondamentale nell’ambito della comunità, di contatto e scambio umano. Ma è da un punto di vista personale che scrivo questo articolo, perché è l’impatto sulle persone, al di là del loro ruolo professionale, il cuore della faccenda. Sono gli individui, prima che gli artisti, a rimanere profondamente segnati da questi momenti di rara condivisione.
Era un giorno di maggio del 2014 la prima volta che sono entrata al centro NeON nel Bronx. Non sapevo bene cosa fosse un Probation Center, non sapevo cosa aspettarmi e men che meno sapevo cosa fare. Così mi sono nascosta dietro l’obiettivo della mia reflex e ho osservato. In quella sala c’erano parecchi tavoli e persone di varie razze e lingue sedute l’una accanto all’altra davanti a fogli scritti a mano. Gli artisti di In Scena! traducevano poesie composte dai newyorkesi in probation (persone condannate all’obbligo di firma e tenute a trascorrere lunghi pomeriggi in quel centro, per un percorso di recupero) e dai loro famigliari.
Il nostro amico e collaboratore da lungo tempo, Dave Johnson, era il responsabile del progetto Free Verse, nato per trasformare quelle lunghe ore di attesa in un tempo dedicato alla creatività, attraverso la poesia. Il secondo anno di Festival Free Verse incontrava In Scena! e quelle poesie venivano dunque tradotte in italiano, per poi essere recitate in due lingue, dall’autore e dal traduttore. Prima, per rompere il ghiaccio, i nostri artisti offrivano qualche minuto dei loro spettacoli, poi la performance bilingue regalava a tutti il senso di quelle poesie: emozioni dense, fortissime, nate da vite difficili e da consapevolezze acquisite con dolore. Belle e potenti oltre ogni aspettativa.
Alla fine quel primo giorno nel Bronx di fotografie non ne ho fatte molte, mi sono lasciata trasportare dall’incredibile atmosfera data da un incontro fra estranei, che improvvisamente si trovavano a condividere parole, scoprendo di avere sentimenti in comune. Negli incontri successivi in compenso, oltre alle foto ho anche fatto alcune traduzioni. Al microfono no, non sono ancora arrivata.
Sul palco gli artisti italiani spesso non si limitano a leggere la traduzione, ma cercano di restituire il senso dell’opera originale, così capita di assistere a un brano rap che diventa una sorta di ballata in dialetto calabrese, o ad un lavoro in metrica che riesce a mantenere la stessa cadenza in italiano. E ci si diverte parecchio. Tanto che il grande apprezzamento da parte di protagonisti e istituzioni ha fatto moltiplicare il numero di centri coinvolti. Oggi, a cinque anni di distanza, l’appuntamento con Free Verse si è esteso anche ad altri distretti della città ed è diventato un evento fondamentale del Festival. Atteso dai locali e dagli artisti di In Scena!, è una vera e propria festa, con tanto di cibo (italiano, ovviamente!) e torta finale. Nel tempo sono stati prodotti dei gadget e quest’anno sarà persino pubblicato un libro di poesie, foto e commenti degli artisti che vi hanno partecipato, per documentare quella che è davvero un’esperienza indimenticabile per tutti: Free Verse meets In Scena!
Le date del 2018: 10 maggio ore 12:00 – South Bronx NeOn Center – 16 maggio ore 11 – NEon, Queens
Per maggiori informazioni: InScena!