Ci sono due cose che ad Hollywood piace molto raccontare: personaggi che girano film dentro il film e storie di fallimenti e redenzione. The Disaster Artist, nelle sale italiane dal 22 febbraio, prodotto e diretto da James Franco, fa entrambe le cose e lo fa con garbo, leggerezza e una punta di ironia nel rispetto totale del protagonista, Tommy Wiseau. “Quando ho visto il film – ha detto Wiseau in un recente show televisivo americano (Kimmel) – mi sono ritrovato al 99,99% e quindi devo dire bravo a Franco”.
Il film si basa sulla storia vera, di Tommy, un personaggio eccentrico ed affascinante di cui non si conosce quasi nulla. Né in quale paese sia nato (notizia recente è che sia nato in Polonia), né quanti anni abbia (circa 60), né tantomeno da dove venga la sua fortuna economica. Pare infatti che disponga di un capitale esorbitante. A conti fatti comunque questi sono dettagli di cui ci importa poco. Il cuore della storia è la capacità di donare, di essere veri amici, nel bene e nel male e di credere ai propri sogni.
Wiseau è un tipo darkissimo ma con un’anima dolce, quasi infantile, sicuramente un solitario che cerca amore. Potrebbe godersi i suoi miliardi, viaggiare, fare quello che gli va, invece cerca connessioni. Cerca complicità. Ed è in grado di darsi e spendersi (è il caso di dirlo!) quando crede di aver trovato una persona di cui fidarsi e a cui donare il suo sogno più grande, quello di essere protagonista ad Hollywood.
Tommy conosce Greg (interpretato dal fratello di James, Dave Franco) in una scuola di recitazione a San Francisco, forse se ne innamora, forse se ne infatua, forse cerca solo un amico, non lo sapremo mai. Di certo tra i due nasce una complicità immediata, inaspettata, e incredibilmente solida negli anni a venire. A tutt’oggi i due proseguono in una relazione di lavoro e amicizia. Tommy aggancia il giovanissimo Greg e lo trascina con sé in una avventura assolutamente nuova per entrambi, quella di sfondare a Los Angeles. Ma la città degli angeli, si sa, è implacabile, e la fortuna, anche quando sembra girare, poi volta le spalle ben presto. Non resta che fare da soli. I sogni vanno presi nelle proprie mani, farsi quasi muratori e costruire.
Wiseau ce la mette tutta e passa tre anni davanti alla macchina da scrivere. Ne esce la sceneggiatura di sé stesso, con ovvie citazioni al mito James Dean. Poi decide anche di produrla, coinvolgendo Greg ad interpretare la parte di Mark. Dopo oltre 2 mesi di riprese, di budget sforato più e più volte, nasce nel 2003 il film “The Room”, bollato come il peggior film mai girato nella storia di Hollywood. Un’autobiografia drammatica talmente inguardabile da diventare comica. Quindici anni dopo la maldestra premiere, The Room è ancora oggi oggetto di discussione, di cui si ride ma che è anche amato – perfino nell’establishment di Hollywood, che emarginò Wiseau per lunghi anni.

Di solito non si finanzia il proprio film, invece Tommy lo ha fatto per The Room, il che sembra pazzesco. Wiseau spende oltre 6 milioni di dollari per produrlo, finanzia anche due settimane di uscita e poi , di fronte all’inevitabile tracollo economico e di critica, lo ritira. Uscirà solo in Dvd. Ma. C’è sempre il ma che tutti aspettiamo e amiamo. Nonostante il fiasco The Room diventa un fenomeno di enormi proporzioni che attira chiunque, dai ragazzi del college a cabarettisti agli sceneggiatori. Il pubblico fa la fila agli spettacoli di mezzanotte in tutto il paese, attrezzati di oggetti di scena – tra cui cucchiai di plastica e palloni da football – che vengono scagliati da una parte all’altra dei cinema mentre vengono recitati commenti sui bizzarri dialoghi del film.
Gli americani vanno pazzi per queste storie, e James Franco è abilissimo a scrivere una commedia pressoché perfetta. Ironica ed equilibrata anche quando deborda, sopra le righe ma mai sopra le righe, trova il modo, non semplice, di raccontare un istrione della vita così fuori dal comune senza cadere nel trash. Impresa strepitosa considerando che Wiseau è assolutamente una figura trash. La sceneggiatura si basa principalmente sul libro di Greg Sestero, The Disaster Artist, uscito nel 2013, di cui Tommy Wiseau ha detto di essere d’accordo solo per il 40%. Ma, incredibilmente o no, il film, pur partendo dalla visione di Greg, coglie totalmente l’essenza di un uomo che è semplicemente un buono, un Ed Wood dei giorni nostri. Uno che vorrebbe sempre poter finire le frasi con un “hahaha” (infatti lo hanno battezzato un “hahaha movie”), regalare parole di incoraggiamento, sostenere i suoi ideali e i suoi amici seppure in una totale, purissima, ingenuità.
Vedere Wiseau dal vivo è come assistere alla materializzazione di Peter Pan e James Franco, che forse covava questo sogno da bambino, rende non solo giustizia al più brutto film mai realizzato nella storia del cinema, ma anche a quella parte di umanità che si sente altrove, diversa o che forse, semplicemente, vive in un universi paralleli che non tutti possono cogliere.