Si è appena conclusa la 27esima edizione del New Italian Cinema Events, meglio conosciuta come N.I.C.E, che dal 14 al 17 novembre ha ospitato qui a New York la proiezione di tre film di grande impatto. Questa associazione, organizzando festival e scambi culturali negli Stati Uniti, in Europa ed in Asia, persegue l’obiettivo di promuovere il nuovo cinema indipendente italiano all’estero. Una mission forte e coraggiosa che negli anni, grazie alla selezione di film di grande qualità, ha permesso a N.I.C.E di diventare una delle più importanti manifestazioni cinematografiche italiane organizzate all’estero. Durante la serata di apertura è stato proiettato il documentario “Franca: Chaos and Creation”, con la partecipazione in sala del regista Francesco Carrozzini, figlio di Franca Sozzani, editor in chief di “Vogue Italia” e scomparsa prematuramente lo scorso dicembre.

“Il significato che questo film poteva avere per me all’inizio delle riprese, oggi che mia madre non c’è più, è sicuramente differente”. A parlare è il regista Carrozzini, durante l’intervista concessa dopo la proiezione del film. “Quando ho deciso di girare un documentario sulla vita e sulla carriera di mia madre, sapevo che questa opportunità mi avrebbe concesso del tempo con lei. Non potevo certo immaginare quanto valore avrebbero avuto quei momenti. Un lavoro iniziato per ricordare ciò che è stata capace di realizzare, e che un domani farò vedere ai miei figli, perché possano comprendere meglio chi fosse mia madre”.
Un film intimo, personale e questo traspare fin da subito. La storia è raccontata dalla voce diretta del figlio. Carrozzini, domanda dopo domanda, accompagna il pubblico nella personalità di questa grande figura del mondo della moda italiana, dipingendone un ritratto lieve e delicato, nonostante la grande personalità della Sozzani. Domande sulla vita, sull’amore, sulle scelte fatte. Il tutto tenuto insieme dalle incalzanti immagini pubblicate nei 25 anni di lavoro a “Vogue Italia” e che hanno reso la Sozzani una vera pioniera nel mondo dell’editoria della moda. Scatti forti e a volte aspramente criticati, momenti che hanno ridisegnato il modo di comunicare attraverso l’uso di accessori e abiti e che hanno aperto nuove strade per mescolare moda e attualità, moda e arte, moda e società.

Carrozzini mostra gli scatti di fotografi come Bruce Weber, Peter Lindberg, Paolo Roversi, nello scorrere di eventi e tragedie che la Sozzani ha saputo incastonare all’interno di una rivista di moda come nessuno aveva mai osato prima. Il primo editor in chief a pensare di concepire nel 2008 un numero con all’interno solo modelle di colore.
Una donna tenace, sicura, “difficile”, come la descrive la giornalista Grazia D’annunzio, Special Projects Editor di “Vogue”, salita sul palco dopo il film per un botta e risposta con il regista. Ma nel racconto del figlio Francesco si scopre anche la leggerezza, l’ironia e il desiderio della Sozzani di essere amata. “L’amore vero, quello vero, è un privilegio che in pochi hanno la fortuna di incontrare. Ed io ancora non l’ho incontrato”.
Con eleganza e senza retorica Carrozzini ci fa salire in macchina con lui e sua madre Franca Sozzani. Sì in macchina perché “lei era sempre di corsa e così le facevo le domande mentre la accompagnavo nei vari spostamenti”. La realizzazione di questo film è iniziata prima della malattia della madre, nel 2010 a Central Park, in occasione di una tremenda tempesta di neve che, inaspettatamente, prolungarono la sua presenza nella grande mela. “Quando venne a New York – continua il regista – decisi che volevo passare del tempo con lei in modo diverso, mio padre sarebbe morto un mese dopo e lei non aveva mai tempo. O meglio ne aveva per le cose importanti, ma mai per sedersi e parlare con me. E così, ho usato la telecamera per attirare la sua attenzione”.
“Nel 2013 abbiamo cominciato i lavori di editing e nel 2014 le feci vedere alcuni spezzoni del documentario”. Sorride Carrozzini dicendo “mia madre disse che era la cosa più mediocre che avesse mai visto nella sua vita”. Così tutto ebbe nuovamente inizio e il risultato è questo documentario, nel 2016 scelto per il Festival del Cinema di Venezia, e da ottobre visibile su Netflix. Un film dove il regista racconta la storia di sua madre Franca Sozzani attraverso gli occhi del figlio.
Lo spettatore si aspetta così di poter spiare all’interno della redazione, e nei luoghi di lavoro della rivista di moda più famosa al mondo. Crede che guardando il film gli verranno svelati segreti e abitudini di di questa grande e discussa donna della moda. Ma invece non vi è traccia di Franca Sozzani al tavolo di lavoro o del suo carattere all’interno dei suoi uffici. Non si vedono scene di frenesia, nessun dettame, nessuna decisione impulsiva, nessun confronto scontro con lo staff o con i collaboratori. Solo dialoghi amorevoli con il figlio, e parole di stima e grande ammirazione da parte di fotografi, grandi stilisti, modelle, artisti e addetti ai lavori. Il motivo di questa scelta è presto detto. Attraverso le parole del regista si capiscono le reali intenzioni del suo lavoro: “ho iniziato questo film quando mio padre stava per morire, ma non avrei mai immaginato che sarebbe diventato il ponte tra la morte di entrambi i miei genitori. E’ molto difficile per me far comprendere quanto questo documentario sia importante, sia personalmente che professionalmente. Segna l’inizio della mia carriera come filmmaker, ma mi ha anche aiutato a comprendere meglio il rapporto con i miei genitori”.
Il carattere di Franca Sozzani emerge in ogni singola parola o battuta durante i dialoghi gentili con il figlio. E così quando Grazia D’annunzio chiede quale sia il contributo più significativo lasciato dalla madre, il figlio Francesco risponde “credo che la sua forza fosse lo spingere chiunque collaborasse con lei oltre i limiti. Oltre le proprie capacità in modo da raggiungere sempre nuovi obiettivi. Lo fece anche con me, sempre, non avrei mai avuto la forza di realizzare tutto questo altrimenti”.