Fin dall’esordio di Amores perros, datato ormai 2000, il cinema di Alejandro González Iñárritu ha rappresentato per il pubblico un vero e proprio tour de force. Nei suoi primi film l’impegno era soprattutto emozionale: anime lacerate, drammi umani singoli e collettivi che il regista costruiva con indubbia maestria estetica. Dopo lo scioglimento del fruttuoso sodalizio artistico con lo scrittore Guillermo Arriaga, Iñárritu ha cominciato un diverso percorso cinematografico, e il suo ultimo The Revenant, con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy e Domnhall Gleeson, si inserisce perfettamente in questa traiettoria.
Rispetto alle sue prime, folgoranti opere, Iñárritu sta evidentemente spostando l’attenzione del suo cinema più sulla visione che sulla costruzione dei personaggi e del loro mondo interiore. Un processo che il precedente Birdman ha esplicitato in maniera piuttosto evidente. The Revenant continua tale ricercatezza estetica, anche se attraverso altre traiettorie, forse addirittura più ardite. Come è solito fare Terrence Malick, anche Iñárritu ha preteso di girare l’intero film (o quasi) in determinate ore del giorno, dove la luce particolare permetteva di raggiungere un risultato visivo molto specifico. Grazie anche alla maestria consumata del fido direttore della fotografia Emmanuel Lubezki (non a caso assiduo collaboratore anche di Malick), il risultato visivo ottenuto con questo film di frontiera è eccezionale a livello di illuminazione degli scenari naturali. Il cineasta, enorme conoscitore del movimento della macchina da presa, insiste però un po’ troppo in alcuni piano-sequenza che spezzano il realismo della messa in scena invece che aumentarne l’effetto.
Anche per quanto riguarda il ritmo della narrazione, Iñárritu non riesce a dosare perfettamente i tempi di una parte centrale in cui il racconto di sopravvivenza è a tratti prolisso. Trattandosi di un vero e proprio film di genere, anche se girato e realizzato in maniera personalissima e autoriale, The Revenant avrebbe, a nostro avviso, necessitato una sostanziale “sforbiciata” in fase di montaggio.
L’attore Tom Hardy in una scena del film
Per quanto riguarda il cast, il protagonista Leonardo DiCaprio è come sempre molto efficace, ma questa non è di certo la sua miglior interpretazione. Il personaggio di Hugh Glass gli permette infatti di cimentarsi in un enorme sforzo fisico, ma non gli consente di lavorare troppo sulle sfumature, trattandosi di una personalità delineata quasi allo stato brado. Alla fine rimane più impresso il “villain” Tom Hardy, sempre più potente quando si tratta di mostrare l’ambiguità e le contraddizioni dell’animo umano.
The Revenant è un ottimo film, ma non arriva a essere un vero e proprio capolavoro perché troppo insistito in una ricerca estetica che pare essere più un vezzo del suo autore che una reale necessità per l’opera. Il risultato è esteticamente notevole, ma il grande cinema non è solo immagine, quanto piuttosto un equilibrio (anche instabile, perché no?) di molte, imprescindibili componenti.
Il film è uscito negli Stati Uniti in poche sale lo scorso 25 dicembre; uscirà in una tiratura più grande l’8 gennaio, mentre in Italia arriverà il prossimo 14 gennaio.
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