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December 8, 2015
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December 8, 2015
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10 Italian Stories, il cinema italiano regalato al MoMA

Chiara BarbobyChiara Barbo
Time: 5 mins read

Dieci film italiani regalati da RAI Cinema al Museum of Modern Art di New York, che vanno ad arricchire la collezione di cinema italiano già presente negli archivi del prestigioso museo americano. “Una selezione fatta dai curatori del MoMA sui circa settanta film da noi proposti”, racconta Paolo Del Brocco, amministratore delegato di RAI Cinema che, all'Istituto Italiano di Cultura di New York, il 5 dicembre 2015 ha presentato 10 Italian Stories, piccolo e prezioso libro fotografico realizzato in collaborazione con Cinecittà Studios e l'Istituto Italiano di Cultura di New York, e pubblicato da RAI Eri, che illustra i dieci film.

Troviamo qui alcuni tra i film più belli e importanti degli ultimi quindici anni di cinema italiano, dal Il mestiere delle armi, film fondamentale e assoluto di Ermanno Olmi, a Il racconto dei racconti, di Matteo Garrone (basato su Lo cunto de li cunti), che racconta di fiabe (termine forse un po' riduttivo, sia per l'opera letteraria in sé che per il film che ne è tratto) di Giambattista Basile, presentato al MoMA il 4 dicembre alla presenza del regista e in uscita nelle sale americane nell'aprile 2016. E ancora Garrone con Gomorra, uno tra i pochi film italiani di questi anni conosciuti anche negli Stati Uniti, La stanza del figlio, di Nanni Moretti, Cesare deve morire, dei fratelli Taviani, Buongiorno notte, di Marco Bellocchio, Le chiavi di casa, di Gianni Amelio, Terraferma, di Emanuele Crialese, Sacro GRA, di Gianfranco Rosi, Le meraviglie, di Alice Rohrwacher (nelle sale americane in queste settimane).

Film premiati a Cannes, Venezia e Berlino, grandi maestri del nostro cinema, giovani autori che si sono affermati sul piano internazionale, tanti temi, tante visioni personali, tante storie di un'Italia ancora poco conosciuta per quello che realmente è, lontana dai luoghi comuni pur efficaci di tanto nostro cinema del passato. Una bella selezione di film non solo apprezzati dalla stampa e dai festival di tutto il mondo, ma anche molto amati dal pubblico italiano, e alcuni distribuiti anche all'estero con successo, punto dolente quest'ultimo del nostro cinema come di gran parte del cinema europeo.

garrone

Il regista Matteo Garrone

E proprio questo punto dolente del cinema italiano è stato uno dei temi più discussi nell'incontro di presentazione di 10 Italian Stories, moderato da Antonio Monda e al quale hanno partecipato Paolo Del Brocco e Matteo Garrone. Molteplici gli spunti anche dal pubblico presente in sala, non omogenee forse le opinioni e tanto meno certe le soluzioni, per una questione che è senza dubbio complicata. Sì, perché il nostro cinema difficilmente si vede e si vende all'estero, e in particolare negli Stati Uniti. “Naturalmente gli Stati Uniti rappresentano un mercato difficilissimo per tutti, hanno una produzione cinematografica sterminata, sia mainstream che indipendente – ha spiegato Del Brocco – e c'è poco spazio quindi per il cinema indipendente che viene da fuori, non solo quello italiano”.

Alla base c'è anche la questione della lingua, come suggerisce Garrone: “Non c'entra la qualità del prodotto, ma semplicemente al pubblico americano in generale non interessano film che non siano in inglese”. E per quanto semplice possa sembrare la spiegazione è in effetti così, perché se è vero, come ricorda Monda, che “ai festival e alle rassegne dedicate al nostro cinema l'accoglienza è calorosa e spesso entusiasta”, è anche vero che il pubblico dei festival non è il pubblico di una normale sala cinematografica, che in generale non va a vedere film sottotitolati. L'offerta di cinema in lingua inglese – anche ottimo, non solo blockbuster che intasano le sale – è ampia e la sua distribuzione capillare, almeno nelle grandi città, e la stessa cosa, anche se declinata in maniera diversa, vale per il VOD, per Netflix e le altre piattaforme, dove qualche titolo italiano si trova, ma si perde nella varietà di proposte.

t1

Una fotografia di scena de ÔÇ£Il racconto dei raccontiÔÇØ di Matteo Garrone

“Il problema – ha aggiunto Del Brocco – non è solo distribuire il film nelle sale americane se poi le sale sono vuote”. Occorre promuovere il prodotto, e nel dibattito si tira in ballo, come sempre, il cinema francese, amico-nemico di una vita, competitor principale del nostro cinema e più visibile negli Stati Uniti. È un cinema migliore e promosso nel migliore dei modi? “Assolutamente no, possiamo fare di meglio!”, ne è convinto Monda. Cos'è quindi che fa sì che i film francesi siano più presenti in sala e online, che rappresentino quasi in sé un brand di qualità, cos'è che manca al cinema italiano? Sempre la stessa cosa, manca un “sistema cinema”, che proponga e promuova il cinema italiano in sé, in maniera strutturata, coordinata ed efficace. “UniFrance riesce a farlo perché ha risorse economiche che noi non abbiamo, proprio per com'è la struttura del finanziamento pubblico al cinema in Francia”, hanno spiegato i relatori. Anche qui, nulla di nuovo: il nostro sistema di finanziamento al cinema è complicato e ha risorse insufficienti, non solo per la produzione “ma soprattutto per la distribuzione, soprattutto fuori dal nostro paese – ha aggiunto Del Brocco – mentre sarebbe importante cominciare a investire anche in questo”. Qualcuno propone i modelli di promozione della moda, delle automobili, del lusso, della cucina e dei prodotti alimentari italiani, che sono invece molto efficaci. “Ma si tratta di risorse e modelli privati”, hanno commentato Monda e Del Brocco, tutta un'altra storia. Il cinema italiano sembra quindi per ora destinato a rimanere schiavo delle poche risorse che il nostro paese dedica al cinema, in termini economici, ma anche strutturali, e della quasi nessuna attenzione dei privati al nostro cinema, nonostante leggi (non perfette) varate ad hoc.

Nonostante tutto comunque, i film belli in Italia si fanno, e la collezione riversata su pellicola da RAI Cinema e regalata al MoMA per future proiezioni e rassegne ne è un ottimo esempio. Quali sono i film italiani che piacciono in America a in generale all'estero? “Bisogna raccontare storie oneste e con una visione personale – ha risposto Garrone – ma che al tempo stesso possano parlare a un pubblico non solo italiano”. E questo è un punto fondamentale che spesso viene meno in molti film italiani che sono invece autoreferenziali e fuori dai nostri confini non arrivano.

Con una formazione nelle arti visive, cresciuto fra pittura e teatro (grazie anche all'esempio dei genitori), e con una straordinaria capacità di comunicazione, Matteo Garrone è infatti uno dei pochissimi registi italiani a fare film distribuiti all'estero e apprezzati da stampa e pubblico non italiani. La sua è una capacità di racconto che è fatta di comunicazione visiva e di comunicazione con e attraverso gli attori, uno degli aspetti fondamentali del cinema di Garrone, che si tratti degli attori (anche) non professionisti di Gomorra o delle star de Il racconto dei racconti, che unita all'originalità dello sguardo e alla profondità della narrazione, anche quando è minima, ne fanno il migliore regista italiano di questi anni.

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Chiara Barbo

Chiara Barbo

Scrivere di cinema o scrivere il cinema? Possibilmente tutti e due. Dalla critica cinematografica alla sceneggiatura passando per la produzione, al di qua e al di là dell'oceano, collaboro con La VOCE di New York e con Vivilcinema, con la Pilgrim Film e con Plan 9 Projects. E anche con altri. Ma per lo più penso, immagino, ricerco, scrivo, organizzo in modalità freelance. Insieme a tanti altri, faccio parte della giuria del David di Donatello. New York è stata una scelta. New York è intensa, vitale, profonda e leggera, pacchiana e intellettuale, libera, creativa, è difficile, è bellissima, ed è la città più cinematografica del mondo.

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