Il 26 giugno 2015 è il giorno che ha visto la Corte Suprema degli Stati Uniti prendere una decisione storica estendendo il diritto di contrarre matrimonio anche alle coppie omosessuali. Quella mattina, il presidente Obama ha tenuto un discorso alla nazione: “I progressi in questo percorso avvengono spesso attraverso piccoli incrementi, a volte facendo due passi avanti e uno indietro, grazie allo sforzo persistente dei cittadini che vi si dedicano”. Proprio quel commento commento avrebbe potuto tranquillamente essersi riferito alla vicenda di Laurel Hester e della sua compagna Stacie Andree.
Basato sull’omonimo cortometraggio documentario vincitore dell’Oscar per la sua categoria (Documentary Short Subject), Freeheld del regista Peter Sollet narra la vera storia d'amore di Laurel, Julianne Moore, e Stacie, Ellen Page, e la battaglia che condussero per ottenere giustizia. Una vicenda balzata agli onori della cronaca nel 2005 quando Laurel, una poliziotta dell'Ocean County, New Jersey, con 23 anni di servizio alle spalle e prossima oramai alla morte per cancro, chiede che i benefit pensionistici che le sarebbero spettati siano trasferiti alla sua compagna. Ma le sue richieste vengono ripetutamente rigettate dai cinque Freeholders dell’Ocean County (è questo il nome dei funzionari della contea del New Jersey). Sebbene la battaglia di Hester si svolgesse a livello locale con il governo del New Jersey, è diventata un punto cardine nella crescente lotta per la giustizia, l’uguaglianza e la parità di diritti.
“Ci sono stati alcuni progressi significativi nell’ambito dei diritti della comunità LGBT e dei diritti sul matrimonio, e questa storia è ancora più tempestiva proprio per questo motivo. Come esseri umani, tendiamo ancora a individuare modi per dividerci in gruppi e essere sempre in guerra per questioni di politica, razza e sessualità. Ciò che mi auguro è che questo film consenta alle persone di comprendere la realtà emotiva e psicologica di persone normali coinvolte in queste questioni”, ha detto il regista in alla conferenza stampa del film, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma.
In particolare Ellen Page, attrice che alle spalle ha raccolto successi come Juno e Inception, è stata capace di portare un po' delle sue esperienze nel suo ruolo. "Mi relaziono in modo personale con questo film perché sono gay e quando vedo due esseri umani trattati come inferiori per la loro preferenza sessuale, o quando ti viene detto che il tuo amore non è valido, è straziante”, ha dichiarato durante la conferenza stampa l'attrice, con la quale abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere.
Come ti sei preparata ad interpretare Stacie?
Ho avuto la possibilità di trascorrere del tempo con Stacie, nella stessa casa del New Jersey che aveva condiviso con Laurel. Siamo anche andate dove Laurel prendeva il caffè ogni mattina. Quando puoi attingere direttamente all'esperienza umana, si riesce a capire meglio una persona e si è in grado di trasmetterne più dimensioni e sfaccettature. Sono rimasta impressionata da ciò che le due donne hanno fatto. Hanno avuto un’incredibile coraggio che molte persone non hanno, non accettando che venisse loro negato ciò che ad ogni persona eterosessuale verrebbe concesso come una cosa ovvia e un diritto. È una storia estremamente umana.
Mentre negli Stati Uniti la Corte Suprema ha riconosciuto i matrimoni gay, l’Italia aspetta una legge sulle unioni civili per le coppie omosessuali dal lontano 1988. Che ne pensa?
Spero che il film riapra il dibattito e che la gente capisca che le discriminazioni di ogni genere hanno un forte impatto sulla vita delle persone che le subiscono. Nel mio paese è stato fatto un grande passo avanti, ma c’è ancora tanto da fare. In trentuno stati americani, chi fa parte della comunità LGBT rischia ancora di essere licenziato, di perdere la casa o di non ottenere un lavoro. Certo rispetto a cinquant’anni fa quando a Los Angeles i gay rischiavano la galera, oggi si può pensare all'uguaglianza e alla parità di diritti come a qualcosa di raggiungibile. Anche attraverso il graduale cambiamento di atteggiamento nei cuori e nelle menti delle persone. Dopo decenni di attivismo, che hanno visto anche il caso di Laurel Hester, sembra che il consenso popolare si stia spostando ed il matrimonio gay non sia più percepito come estremo o deviante, ma come il normale desiderio che rispecchia l'impulso umano universale di amare e prendersi cura gli uni degli altri.
Anche in questo film, come nei precedenti, sei coinvolta in storie apparentemente locali che poi si intersecano abilmente con la tematica dei diritti fondamentali. È una coincidenza o una scelta?
Se una sceneggiatura mi emoziona voglio farne parte. Soprattutto quando c’è una grande storia da raccontare. Rimango attratta dal mix di elementi di rilevanza sociale e di passione, presenti nelle vicende e quindi decido di entrare nel progetto. E poi sono sempre stata molto attenta al concetto di giustizia , occuparmi di diritti umani e sociali è parte integrante della mia vita.
La poliziotta Lauren Hester esce alla scoperto nel momento in cui deve lottare per i suoi diritti. Negli Stati Uniti i poliziotti gay sono spesso destinati ad incarichi minori. E ad Hollywood?
Devo ammetter che gli attori gay non hanno molte possibilità di lavoro. Rappresento un’industria che impone degli standard oppressivi. Ma le cose stanno cambiando. Prima del coming out, non mi sentivo libera. Ero chiusa e poco ispirata. Adesso sono serena. Aver dichiarato la mia omosessualità ha avuto un impatto positivo sulla mia vita. Vorrei che tutti capissero che essere gay non è un problema ed è stupido pensarlo. È stato straordinario partecipare a questo film, soprattutto quando abbiamo visto la nazione incitare l’hashtag "love wins" (l’amore vince).