Sperare che Woody Allen produca ormai qualcosa di veramente nuovo è impresa vana. Non resta che godersi le sue continue variazioni sugli stessi temi che, quando centrate, producono comunque cinema notevolissimo. È dai tempi di Shadows and Fog (Ombre e nebbia) che il grande cineasta newyorkese non realizza un’opera realmente originale nello sviluppo delle tematiche o anche solo nell’idea di messa in scena. Quasi venticinque anni a conti fatti. In questo periodo ha azzeccato un paio di buoni film, come Whatever Works (Basta che funzioni), Midnight in Paris, un divertissement quale The Curse of the Jade Scorpion (La maledizione dello scorpione di giada) e un’opera sontuosa come Blue Jasmine, resa tale soprattutto dall’interpretazione di Cate Blanchett.
Tale preambolo per dire che Irrational Man, nuovo lungometraggio con Joaquin Phoenix e la nuova “musa” alleniana Emma Stone, rappresenta un connubio piuttosto singolare tra argomenti già esplorati in precedenza e la volontà di riproporli in salsa più leggera e, perché no?, un pizzico frivola. Tematiche come il libero arbitrio, il senso di colpa per i propri peccati, la predestinazione ecc. sono state raccontate in passato da Allen con la necessaria gravitas. La sua ultima fatica sceglie invece un approccio leggero, volatile, che sembra quasi non prendersi troppo sul serio.

Da sinistra: Woody Allen, Emma Stone e Joaquin Phoenix sul set
Nel film si cita spesso Dostoevskij quando in realtà nel tono del racconto l’eco viene percepito come maggiormente vicino alla raffinata ironia di Oscar Wilde. Ciò regala una certa freschezza a Irrational Man, innaffiata dalla solita colonna sonora jazz che però viene riproposta anch’essa con una dose più consistente di swing, predisposta per alleggerire ulteriormente situazioni e momenti chiave. Il risultato è bizzarro, a tratti intrigante, salvo poi scivolare in cadute di tono sorprendentemente causate da evidenti buchi narrativi, fatto strano per uno sceneggiatore compassato qual è Woody Allen.
Anche nella scelta del protagonista Joaquin Phoenix si riscontra una certa dualità: quando l’attore recita il tipo di personaggio maledetto, che gli è più vicino come timbro, l’effetto è abbastanza fastidioso – come spesso accade quando si opta per mettere attori portati all’istrionismo in parti che lo favoriscono – mentre dopo un twist che non riveleremo la personalità di Abe Lucas cambia drasticamente, ed ecco allora che Phoenix innalza la sua performance incanalandola su binari più contenuti e quindi efficaci. La Stone da par suo funziona a dovere in un ruolo non particolarmente effervescente, che viene stigmatizzato in maniera eccessiva da una scelta di costumi ridondante.
Non è certamente uno dei peggiori film di Woody Allen questo suo ultimo Irrational Man, e merita una visione libera da preconcetti. Si tratta di una gioviale e divertita dissertazione filosofica da prendere alla leggera come essa stessa in fondo richiede. Una volta scelto di entrare nel gioco sfizioso che Woody Allen propone, tutto sommato si viene intrattenuti con spigliatezza. Certo, poi magari è meglio tentar di dimenticare che si tratta dello stesso autore di capolavori come Crimes and Misdemeanors (Crimini e misfatti)…
Irrational Man uscirà in Italia il prossimo Natale.
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