Glamour, vip e paparazzi: non troverete nulla di tutto ciò al Milano Film Festival 2014, la rassegna di cinema indipendente del capoluogo lombardo, giunta alla sua 19ª edizione e affidata alla direzione di Alessandro Beretta e Vicenzo Rossini (per l'impresa culturale Esterni). Al MFF, infatti, l'occhio di bue è puntato solo sul cinema. Un grande cinema, innovativo e internazionale, accompagnato da musica e design, che trova spazio in location come il Teatro Strehler, la Triennale – Teatro dell’Arte, Parco Sempione, lo Spazio Oberdan e l’Auditorium San Fedele.
Mentre Venezia attendeva la proclamazione dei suoi Leoni, il 4 settembre si sono aperte le danze dell'evento meneghino. Due le rassegne principali: quella dei lungometraggi, che vanta 10 opere, e quella dei corti, che arriva a quota 58. Nel primo caso si tratta di quasi tutte opere prime (al massimo seconde), tra cui vale la pena segnalare il documentario Comandante, di Enrico Maisto, non solo per dovere patriottico (è l’unico lungometraggio italiano), ma soprattutto per la storia di amicizia tra Francesco, giudice di sorveglianza a San Vittore durante gli anni di piombo, e Felice, ex militante di Lotta Continua; e poi anche The Tribe, dell’ucraino Myroslav Slaboshpytskiy, per la scelta coraggiosa di raccontare tutto tramite il linguaggio dei sordomuti senza sottotitoli, perché, come spiega nel trailer, “per l’amore e per l’odio non c’è bisogno di traduzione”; Brooklyn, del francese Pascal Tessaud, film corale che, tramite il mondo dell’hip hop newyorchese, racconta il potere liberatorio della musica; e infine Navajazo, del messicano Riccardo Silva, per il ritratto umano e allo stesso tempo spietato di Tijuana, terra di confine in cui convivono senza tetto e produttori pornografici, tossici e musicisti goth.
Al di fuori dei concorsi ufficiali, diverse rassegne “secondarie” racchiudono gioiellini del cinema contemporaneo. I 400 sorsi è un concorso di corti che hanno per protagonista l’acqua; tutte le opere saranno visibili e condivisibili su una piattaforma online, tramite il sito internet del festival. Colpe di Stato raccoglie i migliori film documentari del momento, tra cui Fino in fondo, di Tommaso Mannoni e Alberto Baldas, che danno voce alla resistenza degli operai del Sulcis, tra disumane politiche neoliberiste e multinazionali senza scrupoli; Deti 404, di Askold Kurov, storie di omosessuali in Russia che, in uno dei Paesi più omofobi del pianeta, trovano il coraggio di raccontare a volto scoperto le loro storie; Dear Hassan, di Axel Salvatori-Sinz, lettera d’addio a un amico che viveva a Yarmouk, campo profughi palestinese a pochi chilometri da Damasco, distrutto dai bombardamenti di Assad: sono solo alcuni dei titoli che rendono questa rassegna una delle più preziose del Festival.
Con il ciclo The outsiders, invece, Milano rende omaggio a pellicole “coraggiose” e spesso ignorate dai circuiti distributivi italiani. Tra queste c’è il docu-film Io sto con la sposa (di Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry), una storia di solidarietà, fratellanza e disobbedienza civile che ha già conquistato Venezia. La sezione è dedicata al regista Alain Resnais (del quale viene presentata l’ultima opera, Aimer, boire et chanter – Life of Riley), scomparso proprio a marzo 2014.
Al MFF c’è spazio anche per i film di animazione: Parco Sempione ospita, infatti, molti cortometraggi e un workshop di animazione col regista e scrittore Alan Holly, Disegni elettrici, che permetterà ai partecipanti di realizzare un cortometraggio musicale animato, su una colonna sonora composta appositamente da AntiteQ.
L’unica coprotagonista che, in qualche momento, riuscirà a rubare la scena alla settima arte, sarà la musica: l’iniziativa Parklive, sempre a Parco Sempione, garantirà 10 giorni di musica e danze gratuite. La maratona Video Espanso illustrerà le mille forme in cui può esprimersi il connubio immagini/musica, con video, web art, cinema muto, videogiochi, happenings, street art e animazioni (in collaborazione con Wired). VerniXage, rassegna curata da Davide Giannella, racconterà il rapporto tra cinema e arte contemporanea.
Il Milano Film Festival è una rassegna giovane, fresca e sempre più social (come dimostra, ad esempio, l’iniziativa Adotta un regista che ha permesso ad alcuni volontari cinefili di ospitare registi &Co nelle loro case in cambio di biglietti gratis). Un cinema senza passerelle fatto essenzialmente di artisti, idee, divertimento e innovazione è possibile. Venite a Milano per scoprirlo.