Due anni fa la “doppia coppia” composta dai registi Phil Lord/Christopher Miller e le star Jonah Hill/Channing Tatum aveva realizzato un piccolo gioiello di comicità contemporanea col film ispirato alla celeberrima serie TV giovanilistica con Johnny Depp e Robert Rodriguez.
Visto il successo di critica e pubblico di 21 Jump Street non poteva mancare l’inevitabile sequel, con i due poliziotti tutt’altro che integerrimi stavolta impegnati ad infiltrarsi nel giro di droga che si svolge in un college universitario.
Invece di poggiarsi sugli schemi consolidati che hanno fatto la fortuna dell’originale, il tema creativo è partito da un’idea comica vincente: perché non prendere in giro l’idea stessa di sequel e di tutti gli abusi tematici ed estetici che comporta? Ecco allora che 22 Jump Street è diventato fin dalle primissime scene una dissertazione spassosa e irriverente sull’essere un film più “grande” rispetto al precedente, e allo stesso tempo una copia gonfiata col testosterone. L’idea funziona sul piano della pura comicità di situazione, con trovate a tratti spassose. A forza di insistere su di essa, però, la compattezza narrativa in alcuni momenti viene meno, lasciando le scene abbastanza scollegate tra loro. Tutto sommato l’originale aveva una sceneggiatura che narrativamente costruiva meglio la trama e i legami tra i personaggi.
Poco importa comunque, poiché 22 Jump Street non è un film che deve funzionare per l’originalità della vicenda quanto piuttosto per la funzionalità diretta verso un unico obiettivo: far ridere. Sotto questo punto di vista il film è senza dubbio riuscito, anche perché i due protagonisti hanno se possibile migliorato la sorprendente alchimia comica già sciorinata con maestria nell’originale. Channing Tatum nella maggior parte delle scene in cui interagisce con il coprotagonista dimostra una notevole intelligenza nel lasciargli la scena, limitandosi a fare da solida spalla. Perché il vero e proprio genio comico di 22 Jump Street è Jonah Hill, come sempre ispiratissimo quando si tratta di pigiare il pedale della volgarità più dissacrante. Sia nella mimica che nel carisma, l’attore dimostra una padronanza delle sue doti che cresce film dopo film. Non per nulla all’età di trent’anni ha già collezionato ben due nomination all’Oscar, cosa non facilissima per un interprete (ingiustamente) considerato un comico puro.
Diretto con spigliatezza e coraggio in molte trovate, 22 Jump Street rimane forse un gradino inferiore al primo episodio. Ciò non significa comunque che non si tratti di intrattenimento di prima categoria, iconoclasta al punto giusto e fragorosamente scorretto. Meritano infine segnalazione un paio di comprimari assolutamente efficaci come Ice Cube – che non a caso compare in entrambe le scene più spiritose del film – e la “sorpresa” Jillian Bell, altra attrice che a livello comico promette meraviglie.