Una commedia anti-romantica per raccontare una generazione senza stabilità. Lo spettacolo tratta con ironia le vicende di due giovani artisti emigrati dall’Italia a New York. Petra e Leonardo, vicini di casa, sono agli antipodi, ma entrambi sono anime in fuga. Con Neighbors, Ilaria Ambrogi, Francesco Meola e Irene Turri portano sul palcoscenico scambi brillanti e divertenti su sesso, amore e su cosa significa essere un artista a New York.
Ilaria Ambrogi attrice, scrittrice e regista, vive e lavora a New York. Originaria di Roma, ha lavorato per diverse produzioni teatrali tra l’Italia e gli USA. Irene Turri attrice e scrittrice, è nata a Verona e si è diplomata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Dal 2005 lavora come attrice per il teatro classico e contemporaneo e produce spettacoli ispirati alla drammaturgia americana contemporanea. È la mosca bianca della stand-up comedy di New York. Francesco Meola attore e scrittore, è nato a Milano dove si è laureato in Letteratura Italiana all’Università Statale. Tra New York e l’Itlaia ha unterpretato ruoli del repertorio shakespeariano accanto a pezzi contemporanei, oltre a partecipazioni in produzioni televisive e pubblicità. Insieme a Irene ha fondato la OyesOverseas.
A New York Ilaria, Francesco e Irene sono membri della Compagnia YoungKIT (Kairos Italy Theatre) diretta da Laura Caparrotti. Li abbiamo intervistati per farci raccontare dello spettacolo che domenica 15 e lunedì 23 porteranno sul palcoscenico all’interno del festival In Scena!.
Dove e come nasce questo spettacolo?
Irene: Questo spettacolo nasce a metà strada fra Italia e New York. Tutto era partito come “facciamo un reading delle pazze avventure dei nostri primi tre mesi a New York, per gli amici!”. Francesco era in Italia all’epoca e io ero a New York da 11 mesi e stavo per tornare. Dopo quei primi tre mesi insieme alla ventura, si era formata una vera fratellanza e ci sentivamo costantemente su skype e via email. E a poche settimane dal mio rientro abbiamo steso la prima versione di Neighbors. Sei sketches. Assomigliavano molto a uno spettacolo. E ci siamo detti, perché non provare a metterli in scena? Quando siamo tornati a New York li abbiamo fatte leggere a Ilaria che è subito saltata a bordo. Ci siamo accorti che la scrittura era buona, ma era necessario staccare i personaggi il più possibile da noi e soprattutto uniformare queste sei scene in modo tale da avere una vera storia da raccontare, oltre ovviamente a far ridere. Ci siamo chiesti: perché questi due hanno bisogno l’uno dell’altra? E come si cambiano a vicenda? Da lì, da questo fermarsi e interrogarsi su cosa c’era dietro queste pazze avventure, è nato Neighbors.
Ci sono elementi autobiografici in questo testo? Quali?
Francesco: Il testo presenta moltissimi elementi autobiografici, soprattutto nelle parti più raccontate e monologiche. Abbiamo preso ispirazione dalle e-mail e dalle postcards che scrivevamo ai nostri amici in Italia, per raccontare il primo periodo nella grande City. Le impressioni di questa città e del suo stile di vita, estremamente vivo e sfaccettato, si sono impresse indelebilmente nelle nostre anime. Così Neighbors trae spunto dalle avventure di quei primi mesi, in mezzo a persone sconosciute e di tutte le nazionalità, nottate in bianco, fatiche giornaliere, problemi linguistici, bici rubate, topi, scarafaggi, scatoloni e moltissimo altro. I nostri personaggi, così come noi appena arrivati a NY, si comportano come bambini di fronte ad un mondo nuovo e tutto da scoprire. Inoltre, per quanto riguarda il rapporto tra i due personaggi, anche questo è ispirato dalla nostra storia personale: man mano che il testo scorre, i personaggi diventano tanto intimi e indispensabili, quanto noi lo siamo stati nei nostri primi mesi di vita a NY. Ovviamente i personaggi non sono esattamente noi, ma sono estremizzazioni dei nostri caratteri e delle nostre abitudini. Ci sono elementi di Francesco in Petra ed elementi di Irene in Leonardo.
Cosa rappresenta per voi New York?
Francesco: Non è facile ingabbiare New York dentro a una sola definizione ma sicuramente NY per noi rappresenta un attimo da cogliere e da vivere fino in fondo. New York è il presente, ovvero un punto mediano fra il nostro passato e il nostro futuro. In questa città ogni giorno affrontiamo momento per momento, ringraziando la vita per ciò che ci dona e affrontando le sue sfide giornaliere. È una grandissima palestra di emozioni. Se si vuol far diventare la realtà di New York la propria realtà, occorre essere allenati e sapere che ogni situazione non distrugge, bensì tempra. Aver avuto la fortuna di incontrarci e di affrontare insieme tutto questo, è in fondo ciò che raccontiamo con il nostro spettacolo.
Ci sono delle peculiarità nella situazione (o nel modo di essere) degli italiani della generazione descritta nello spettacolo?
Francesco: L’atteggiamento dei personaggi ricalca l’approccio che molti italiani hanno quando arrivano a New York: si può essere molto disinvolti e pensare di avere le chiavi della città in tasca, come fa Petra, così come si può eccedere in un eccesso di prudenza e tendenza all’ordine, come fa Leonardo. Non c’è un modo solo ma ci sono più modi di reagire alla realtà newyorchese. Comune ai due personaggi e a molte persone che vivono nella Grande Mela è l’esigenza di ricercare un punto di riferimento nella propria vita e ricreare un equilibrio che, nel tragitto per giungere fin lì, si è perso. È comune ai personaggi il desiderio di raccontare la propria giornata all’altro, così da raccontarsi e scoprirsi ancora di più. Per chi vive a New York abbandonarsi all’altro significa anche abbandonare qualcosa della propria vita precedente, ma anche lasciarsi andare all’imprevisto e al nuovo.
Avete già messo in scena questo spettacolo a New York in precedenza?
Ilaria: Il festival In Scena! sarà la nostra prima newyorchese. Essendo uno spettacolo che parla di italiani in America, quindi dell’incontro di queste due culture, non potrebbe esserci prima migliore di questa… Abbiamo fatto una prova aperta a New York poco prima di partire per la tournée italiana, invitando tutto il pubblico italiano che conoscevamo. È stata una bella esperienza, perché il pubblico era proprio quello che più di ogni altro poteva riflettersi nei due personaggi trasferitisi oltreoceano. Siamo veramente felici di poter condividere questo testo nel luogo da cui è nato e che lo ha ispirato.
Siete emozionati? Cosa significa per voi la possibilità di mettere in scena questo testo a New York?
Irene: Questo è davvero il primo obiettivo che ci siamo posti ed è un sogno poterlo realizzare. Non vedevamo l’ora di far vedere al pubblico italiano uno squarcio della nostra vita a New York e di cosa significhi per noi essere degli artisti dall’altra parte dell’oceano, ma ci sono tantissimi riferimenti a luoghi, situazioni e piccoli dettagli che un newyorchese coglie al volo! È un testo in cui veramente moltissime persone si possono riconoscere, soprattutto giovani che come noi stanno ricostruendo la loro vita a New York, venendo qui da ogni parte del mondo. E poi è un testo che si concentra su un’idea di relazione diversa, che nasce da una necessità di famiglia più che di romanticismo, e questo succede veramente molto spesso qui a New York: nella città con la più alta concentrazione di bellezza al mondo (credo, o comunque una delle più alte), dove invaghirsi continuamente è fin troppo semplice, trovare qualcuno con cui sentirsi a casa è mille volte più importante. E secondo me qui a New York è un messaggio che verrà colto al volo.
Lo avete portato anche in Italia?
Francesco: Lo spettacolo è stato portato in scena in Italia lo scorso aprile e maggio, precisamente a Padova, Roma e a Milano. La reazione del pubblico è stata molto calda e divertita. A sentire il commento degli spettatori, Neighbors è riuscito a trascinarli dentro a una realtà molto distante, eppure facendoli sentire a casa. Ovviamente la nostra idea è quello di portarlo avanti il più possibile, di fronte sempre a nuovi spettatori, cercando di migliorarlo ancora di più per renderlo sempre vivo ed efficace. Stiamo già progettando una nuova tournée italiana e l’iscrizione a festival anche all’estero, dato che lo spettacolo può essere in italiano e in inglese. Abbiamo scoperto che recitare questo spettacolo in Italia è stato molto diverso, piuttosto che portarlo in scena di fronte a un pubblico che conosce e vive a New York. Quando eravamo in Italia, ci siamo sforzati di prendere per mano gli spettatori e condurli attraverso luoghi e nomi a loro sconosciuti. Con il pubblico americano, la questione è più semplice, anche se certe situazioni tipiche di migranti e stranieri, forse possono essere meglio comprese dagli italiani. La nostra idea è quella di raccontare una storia, per cui è molto importante cercare sempre di adattare lo spettacolo a chi ascolta il racconto, senza però tradire ciò che abbiamo inizialmente creato.
Vi conoscevate prima di lavorare insieme su questo testo? Raccontatemi qualcosa del vostro rapporto umano-professionale.
Ilaria: Ho conosciuto Irene poco prima che mi chiedesse di lavorare a questo testo, e abbiamo cominciato a lavorare insieme come attrici in alcune produzioni della KIT con Laura Caparrotti. Ho conosciuto Francesco qualche mese dopo, quando si è trasferito qui, e abbiamo quasi subito cominciato a lavorare su Neighbors. Non so se sia stato perché il testo diceva così tanto di loro, ma mi è sembrato di conoscerli da sempre. Sentivo che il testo diceva tanto anche di me, e forse di tantissimi giovani che vivono come noi, e ho capito che dovevamo assolutamente metterlo in scena. Il lavoro è stato da subito sincero e profondo, e quindi anche il nostro rapporto. Cominciando subito a scavare nel testo e in noi stessi si è stabilita un’amicizia meravigliosa da subito. Il sabato mattina a casa mia, dove provavamo all’inizio, è diventato un pilastro fondamentale di quest’ultimo anno a New York. Ha resistito a qualunque cambiamento: nuovo lavoro, tensione, tormente nella nostra vita ed è diventato un momento per noi, per ritornare a noi, come una piccola estensione di famiglia. Pensando a quanto può essere difficile trovare persone con cui si vive e si lavora in così perfetta armonia sono veramente grata di averli incontrati, e non è finita qui… Abbiamo molti progetti per il futuro.
Neighbors
Testo di Francesco Meola e Irene Turri
Con Francesco Meola e Irene Turri
Regia: Ilaria Ambrogi
Presentato da OyesOverseas
Domenica 15 giugno, 20.00, The Secret Theatre, 44-02 23rd Street, Long Island City, Queens
Lunedì 23 giugno, 21.00, Theatre for the New City, 1555 1st Avenue, Manhattan, New York.